Boxe
Lo scandalo di Taylor-Catterall
Glezos 28/02/2022
Caro Josh Taylor, ti scrivo a 48 ore dal match di sabato scorso. L’ avrei fatto prima, ma avevo cambiato idea dopo averti visto nello speciale The Gloves Are Off, faccia a faccia televisivo che introduceva al match col tuo sfidante Jack Catterall (26-0) per il titolo mondiale dei superleggeri, quello undisputed, che metteva in palio le tue quattro cinture mondiali WBO, WBC, WBA e IBF. La tua prima difesa da Campione Di Tutto: ci arrivavi forte di un’ aura di quasi invincibilità data dal momento, dal tuo immacolato record (18-0), dal tuo status di rullo compressore e – ultimo ma non ultimo – di figliol prodigo al ritorno in patria, all’Hydro di quella Glasgow che il mio amico Jim Kerr mi ha descritto come “la capitale di quelli che amano fare a botte – forse per l’ alto tasso alcolico”.
Be’, sarà stato anche per l’ assenza di alcol ma in quel faccia a faccia in tv con Catterall mi eri sembrato tutt’altro che convincente, alternando continuamente fair play e bravado, dichiarazioni al limite della modestia e proclami spaccatutto. Ricordi? “Jack Catterall si è guadagnato la sua chance. È un buon pugile ma di certo non può competere con me, gli sono troppo superiore in tutto e per tutto”. Fin qui tutto nella norma, per poi chiosare un po’ en passant: “Credo che vincerò per ko, poi potremo pensare al futuro. Terence Crawford? Un passo alla volta, adesso io e il mio team siamo concentrati su Jack, del resto parleremo poi”. Il buon Catterall ti fissava con un’ espressione un po’ alla Mister Bean, condita dallo sguardo che si riserva a un interessante caso medico-scientifico. Era stato di poche parole, Jack: “Quello che ho in mente lo vedrai sul ring. Staremo a vedere. Non ho altro da aggiungere”. Le note grevi del derby Scozia-Inghilterra (tu Tartan Tornado da Haddington, lui El Gato da Chorley, Lancashire) per una volta andavano un po’ a vuoto, stemperati da una sorta di equidistanza in guantoni che ti faceva affermare “ci sono un sacco di miei fan inglesi in arrivo”.
I fan Union Jack sono arrivati, e insieme a quelli della bandiera di Sant’ Andrea sono ammutoliti presto. Non si sa come o perché, ma quello sul ring sabato scorso non eri tu, avranno pensato. D’ improvviso quella faccia un po’ così /quell’ espressione un po’ così di Jack Catterall li avrà fatti pensare sì a un Mister Bean, ma di ritorno dal Pet Semetary di Stephen King più che da una semiefficente palestra del Lancashire. Perché diciamocelo, Josh, al di là delle fanfaronate tu sabato scorso sul ring Jack l’ hai visto poco e sentito tanto, eccome se l’ hai sentito. Anche un paio di testate, comprese nel conto. Di sicuro hai visto quello che dovevi vedere, e che Catterall ti aveva annunciato nel faccia a faccia in tv. Quello che non hai visto sono stati i suoi colpi, che ti hanno contrato come e quando ha voluto per tutto il match, culminati col sinistro che ti ha mandato al tappeto all’ ottava ripresa. Il tuo angolo spingeva a vuoto: “Devi metterlo ko nelle ultime riprese, non stai girando, mettilo giù e andiamo a casa”. Niente da fare, la pressione nell’ ultimo round non era bastata.
O almeno così era parso a me, a quelli seduti accanto e ai “milioni in collegamento da casa”, come dice Michael Buffer. Perché va bene tutto, ma darti anche una singola chance di vittoria dopo uno spettacolo del genere faceva e fa tuttora parte di quelle fantasie che sfociano nel delirio, o viceversa. Sta di fatto che tra i 20.000 presenti all’Hydro e alla folla televisiva sono saltati fuori tre eccentrici pronti a tutto pur di segnalarsi, e purtroppo per Jack Catterall – e per lo sconcerto di tutti gli altri – erano gli unici tre a contare. La messa in scena è stata al livello di Ocean’s Eleven, Sette Uomini D’ Oro o Inside Man, ma chissenefrega: se il 113-112 a tuo favore sul cartellino di Victor Loughlin ha fatto gridare allo scandalo, il 114-111 decretato da John Lewis coniugato in un altro sport avrebbe decretato una guerra tipo quella sfiorata più volte tra India e Pakistan nel cricket, mentre tu dichiaravi bel bello: “Non è stata la mia migliore esibizione ma ho vinto largamente. Catterall ha condotto un buon match ma su di lui non c’ erano aspettative, quindi sembra avere fatto di più di quanto ha davvero fatto sul ring. Ho vinto io, punto”.
Tutto il mondo della boxe è insorto, ma tant’ è. Tra le decine di dichiarazioni al vetriolo ti riporto quella esemplare di Eddie Hearn, plenipotenziario Matchroom e spattatore interessato: “Jack aveva costruito la carriera, le speranze e anni di lavoro su questo match: ne andava di mezzo la sua vita, e anche quella della sua famiglia. Adesso Josh Taylor salirà di peso e guarderà altrove e Jack Catterall non avrà più una chance come quella di stasera, quando una rivincita sarebbe il minimo, vista la rapina a cui abbiamo assistito. Il che pone un’ altra questione, ovvero la necessità di cambiare le regole: se un giudice a bordo ring sbaglia – di proposito oppure no – deve risponderne. Così non si può andare avanti”.
Sogni d’oro, Josh. Dimenticavo, 24 ore dopo la farsa di Glasgow sul ring della O2 Arena di Londra si sono affrontati il protetto di Anthony Joshua, Lawrence Okolie (UK, 18-0), e l’ arcigno polacco Michal Cieslak (21-2) per la cintura WBO dei mediomassimi. Okolie ha difeso il suo titolo dopo 12 riprese combattute, che ci hanno riconciliato con l’ idea di Dolce Scienza. Ma questo ti interessa poco, ne sono certo.
Tuo quasi affezionato,
Glezos
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