Claressa Shields la più grande

9 Febbraio 2022 di Glezos

“Che senso ha guardare qualcosa che sai già come finisce? Prendi il rugby: diciannove volte su venti vincono i favoriti, sai che divertimento”. Il mio amico Alessandro ha sempre ragione o quasi, mi dico mentre mi collego per le due dirette di un sabato notte pugilistico che sulla carta promette faville. Un’occhiata alle card in programma e penso che sì, stanotte Alessandro potresti avere torto.

L’evento Boxxer in scena alla Motorpoint Arena di Cardiff è imperniato su due match attesissimi. Dopo rinvii e polemiche, il ritorno sul ring di Chris Eubank Jr. (31-2) è finalmente realtà, in una sorta di semifinale tra britannici per il mondiale dei pesi medi che lo oppone a Liam Williams (23-3). Non meno atteso è il mondiale femminile dei pesi medi WBC, WBA, IBF e WBF tra la superstar a stelle e strisce Claressa Shields (11-0) e la slovena Ema Kozin (21-0). Alla faccia del sottoclou.

Le due contendenti aprono le danze, e al di là dei proclami della vigilia quello a cui assisteremo per dieci riprese è subito chiaro: tutto bene, ma nonostante i fieri propositi e il record tutt’altro che disprezzabile della Kozin, Claressa è di un altro pianeta. Le sue serie di diretti si abbattono sulla sfidante in strappi di due, tre, quattro per round senza che Ema riesca a vederli né tantomeno a schivarli. La più che modesta percentuale di KO nel record della Shields (18%) la dice lunga: con un po’ più di pugno il match non arriverebbe alla quinta ripresa. La Kozin qualcosa prova, ma nonostante l’indizio di una superiore KO percentage (50%) la mobilità e il tempo di Claressa sono una salita al Golgota. I cartellini finali fotografano l’ andamento del match, con la Shields che si aggiudica tutte le riprese. Per lei – la Greatest Woman Of All Time – abbracci, applausi, inchini e un futuro da dominatrice avanti e indietro tra boxe e MMA, in attesa di disfide più insidiose.

Il successivo derby Union Jack si presenta presto come la prosecuzione di quanto appena visto. Da buon figlio d’arte Eubank Jr. si dimostra subito troppo per Williams: troppo veloce, troppo tempista, troppo tutto. Quattro-atterramenti-quattro scrivono da soli la vicenda di un incontro a tratti imbarazzante per il malcapitato Williams: per chi è irresistibilmente attratto dal cartello di una via a senso unico il match sarà anche interessante come display delle doti di Chris. Il quale arriva persino a gigioneggiare inopportunamente negli ultimi round di un incontro da lui dominato che di più non si può, con doppi passi e atteggiamenti alla Prince Naseem che non accrescono di certo il fattore simpatia. Cartellini scontati, clima fin troppo tiepido e dibattito che trasloca sul prossimo papabile avversario di Eubank Jr. in chiave mondiale: chi vivrà vedrà, mentre il fantasma di Alessandro minaccia di meterializzarsi.

Cambio canale e lato dell’ Atlantico per il doppio imperdibile appuntamento che costituisce il vero clou di questo sabato notte, mi dico mentre scaccio i pensieri da “Te l’ avevo detto” di alessandresca memoria. Alla Michelob Ultra Arena di Las Vegas i primi botti – o meglio le prime botte – sono garantiti da Abel Ramos e Lucas Santamaria, che si affrontano in 10 riprese con vista sulla cintura dei welter di qualche sigla lungimirante. I due latini naturalizzati USA offrono uno spettacolo avvincente, sicuramente di livello rispetto a qualche mondiale visto di recente. A farsi preferire è il favoritissimo Santamaria, votato all’arma bianca in un attacco che è di per sé un boxeo-breviario di stampo messicano. La preoccupante ferita che si apre sulla sua palpebra sinistra (testata involontaria) minaccia di chiudere anzitempo il match: il medico controlla, ricontrolla e dà l’ok per proseguire, e Santamaria si lancia sull’ avversario in serie a due mani che a tratti fanno ripensare a Edwin Dinamita Valero, senza la ferocia di quest’ ultimo. Ramos si difende, cerca qualche apertura ma contra poco, senza mai dare l’impressione di potere prevalere su Lucas, che nonostante non trovi la combinazione da KO chiude in crescendo. Per lui una convincente vittoria ai punti, che proietta un futuro tutto da seguire, mentre la presenza dell’alone-Alessandro non si palesa.

La nottata si chiude con il clou del fine settimana. Tutti aspettano il ritorno sul ring di Keith ‘One Time’ Thurman (29-1) dopo un’assenza dal ring di due anni e mezzo (sconfitta contro Manny Pacquiao nel mondiale dei superwelter WBA del 20/7/2019) contro il pericoloso Mario ‘El Azteca’ Barrios (26-1), a sua volta al rientro dopo la severa sconfitta inflittagli da Gervonta Davis nel mondiale dei superleggeri WBA di sei mesi fa. I pronostici danno Thurman vincente, a meno che. Qui scattano illazioni e “si dice”, ma la curiosità – tanta – è subito ripagata da un Thurman davvero in palla: veloce, reattivo ed efficace in misure e contromisure, il buon One Time mette in scena il suo personale Bignami e quasi stupisce per aggressività, lucidità e stamina. Barrios si dimostra avversario ostico, ma è quasi sempre battuto su tempo e misura da un Thurman tirato a lucido, che con qualche incertezza nel sottofinale chiude in bellezza convincendo tutti: il pubblico che gli tributa applausi a scena aperta e i giudici che gli assegnano una vittoria ai punti mai in discussione. Lui lancia proclami di sfida a tutto e tutti, tranne ad Alessandro che brilla per la sua assenza.

Spengo la tv e faccio due conti. Dunque: Shields-Kozin, vittoria della prima come da copione; Eubank Jr.-Williams, vittoria del primo come da pronostico; Ramos-Santamaria, vince il secondo come previsto; Thurman-Barrios, con annunciato trionfo del primo. Quattro vie, quattro cartelli di senso unico, come anticipato dalle quote delle scommesse. Accendo la radio, e satanicamente il dj annuncia Love The One You’re With di Crosby, Stills, Nash & Young dall’ album Four Way Street, ovvero strada a quattro corsie. Hai vinto, Alessandro. Lui mi si materializza davanti e mi chiede perplesso: “In che senso?”.

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