Basket
Finire come Ancelotti
Oscar Eleni 22/04/2024
Oscar Eleni fra le pecore davanti a Mont-Saint-Michel, Normandia, incanto per meditazioni che possano dare una giustificazione alle nostre ricerche esistenziali sullo sport con tutto quello che ci gira intorno, oscurando anche la libertà. Saltando sulla sedia per l’attacco di Pogacar nella foresta, per vincere la Liegi e promettere la doppietta Giro-Tour, cerchiamo consolazione nel solito haiku che giustifica tante assenze quando non sai cosa dire per l’assenza da una partita, la presentazione di un libro, dalle feste che una volta andavano oltre le meraviglie sul Naviglio al Torchietto. La poesia regalata dalle ricerche di Susanna Tartaro dovrebbe spiegare tutto:
Incontrando un vecchio amico
Due visi sfioriti
Silenzio
Ecco come stanno le cose. Ma, per fortuna, gli scozzesi che chiedono aiuto alla Nasa per sapere se davvero c’è un mostro a Loch Ness, ci ridanno il gusto per ridere e allora chi meglio di Carlo Ancelotti potrebbe aiutarci a vivere bene i finali di qualsiasi storia, partita, discussione? Lui è davvero quello che ha imparato meglio alla scuola di Liedholm prima e poi di Arrigo Sacchi. Magari non chiedendo aiuto ai maghi, agli astrologi, ma seguendo quell’adagio che, anche se non scritto in romagnolo, aiuta a capire: occhio, pazienza e fortuna detto anche bus dal cul. I suoi finali sono stupendi quasi sempre e molto spesso se lui è in battaglia la squadra che dirige, come quella in cui giocava, riesce a vincere alla faccia di chi lo ha tormentato come succede nella vita e nello sport quando i padroni, presidenti o tifosi non conta, se la prendono con l’allenatore. Grande Gene Gnocchi mentre spiega il motivo per cui Cannavaro ha accettato di essere il terzo allenatore dell’Udinese in acque torbide che sanno di retrocessione: Temeva di essere chiamato al capezzale del Napoli da solito genio dei panettoni.
Ma torniamo al Carlo Ancelotti e alle sue magie inchinandoci intanto a Mondo Duplantis che cerca la sua luna a cavalo di un’asta. Finali col brivido. Mettere fuori il Manchester City ai rigori una delizia. Vincere il classico col Barcellona all’ultimo minuto con un gol del nuovo genio nella sua lampada vale una stagione e anche la Liga. Saranno contenti in Brasile dove gli hanno fatto la stessa guerra che lo ha allontanato dall’Italia dopo che gli era stata offerta la Nazionale che da tempo sembra smarrita. Meglio per lui aver resistito nella Real casa dove adesso lo amano anche quelli che magari torneranno feroci se dovesse perdere in coppa al prossimo turno.
Aspettando i prossimi processi del pallone, restando alla larga dalla guerra dei bottoni per la scelta del portabandiera azzurro ai Giochi di Parigi dove al momento hanno paura persino ad illuminare la torre Eiffel e non parliamo del lungo Senna, preoccupati dal terrorismo, ma anche dalla finta pace, guardiamo al pantano dove ci sta portando lo sport spettacolo. Si corre e ci gioca troppo spesso, ci si allena poco, si mangia male. E se non capisci i messaggi dei molti che si lamentano per aver sperperato quello che hanno guadagnato, allora puoi continuare a preferire le notti magiche, tanto poi se vai male, sfasci squadre, il primo a pagare sarà l’allenatore, il maestro. Noi restiamo dalla parte di chi dedica la vita ad insegnare, a chi accetta di guidare anche automobili infedeli come sono tante squadre, tanti campioni.
Sbagliando e sbadigliando andiamo a vedere cosa sta succedendo nel basket dove in troppi fingono di non sapere come sono andate le cose nelle coppe internazionali, gli stessi che ballano sul Titanic dei canestri aspettando il preolimpico per una Nazionale che costruiremo sui pochi che hanno avuto spazio nel campionato che alla fine mostra il vero volto delle truppe mercenarie rendendo fangoso il finale dove lo scudetto dovrebbe consolare e la retrocessione castigare.
Certo che l’eurolega di Milano è stata peggiore di quella della Segafredo Virtus, ma resta il fatto che Milano è col piombo ai piedi nella classifica dei poveri, mentre la Virtus è pur sempre decima della classifica anche se non dimenticheremo i momenti magici in cui stava fra le prime e neppure la vittoria ad Istanbul sull’Efes, per guadagnarsi un play off poi negato dal Baskonia nella settimana dove l’Eurolega e chi paga per avere sempre la scena occupata ha chiesto il sacrificio di quattro partite fra campionato nazionale ed eurofiesta.
Con le regine liberate dal vero teatro dove avrebbero dovuto essere protagoniste vedremo come se la caveranno le sfidanti. Tanto per capire, prima del faccia a faccia di domenica, Brescia ha pensato bene di non reagire alle forti motivazioni della Cremona che è davvero fra le rivelazioni della stagione. Certo che Milano e Bologna lo vogliono il primo posto per garantirsi il fattore campo che, come si vede, influenza anche arbitri che persino davanti alle revisioni con uso della tecnologia si rivelano dei super Abbondio capaci di confondere tutti quando devono chiarire cosa intendono per fallo antisportivo.
Basket che dovrebbe indagare su certe partite se in campo si affrontano giocatori che hanno gli stessi agenti e chi deve salvarsi trova davanti avversari compiacenti. Magari è stata soltanto la sbornia della sera prima, magari la ripicca verso la società che non rinnova, insomma stiamo vivendo il solito finale, con grandi e quasi incredibili rimonte, pur riconoscendo il valore di certi successi.
Pagelle tanto per distrarsi, convinti che per lo scudetto non ci siano davvero pretendenti in grado di vincere una serie contro Armani e Segafredo, ci teniamo alla larga anche dalla battaglia per la salvezza dove dolorosamente sono impegnate con Brindisi ben tre società che nella storia hanno vinto anche scudetti, ma questo i giocatori che oggi lavorano per Varese, Treviso e Pesaro non sono obbligati a saperlo.
10 Al GALBIATI di Trento che anche con una squadra dimezzata è riuscito a guadagnarsi i play off, rilanciando BILIGHA e ALVITI e tenendosi stretto capitan FILLOL.
9 Al LAQUINTANA della BRINDISI che è stata capace di rimontare da meno 13 sul campo della PISTOIA rivelazione dell’anno insieme a CREMONA e TRENTO, una squadra che di solito le faceva certe rimonte e anche contro squadre di alta classifica.
8 Al BALDASSO di TORTONA che ci ricorda come sia importante vivere, giocare, lavorare in posti dove c’è la possibilità di mostrare il proprio valore. La stessa cosa che abbiamo detto ad inizio anno al CARUSO che soltanto alla 27^ giornata ha avuto persino il quintetto base nella Milano dove i lungodegenti sembrano non guarire mai.
7 Al CAMPIONATO di A2 che finalmente è arrivato ai play off perché riesce a tenere vivo un basket nazionale che ha bisogno di progetti veri per il passaggio dalla next generation al grande livello. Sosteniamo il progetto e chi a costo di sacrifici lo manda avanti anche se molto spesso è soltanto una breve.
6 A MANNION e MORETTI che forse hanno portato VARESE in acque tranquille dopo il partitone sul campo di Sassari.
5 A chi considera alla stessa maniera il fallimento dell’ARMANI e l’eliminazione all’ultima sirena della SEGAFREDO. La battaglia scudetto ci dirà chi è davvero la più forte, cosa che non ci hanno potuto far scoprire in coppa Italia.
4 A NAPOLI che proprio non riesce a pentirsi per la sua non difesa anche quando fa partite di spessore come quella contro TRENTO. Certo la vittoria di TORINO in coppa è stata importante, ma pensavamo che la squadra sarebbe diventata più forte e non più presuntuosa.
3 A TREVISO e PESARO che si trovano sul fondo avendo scoperto che alle loro squadre non manca la voglia, la passione, ma soltanto la qualità e quella non la può inventare nessun allenatore anche se bravissimo come del resto sono VITUCCI, SACCHETTI, come lo era BUSCAGLIA.
2 A BELINELLI, HACKETT, GALLINARI, FONTECCHIO se ci terranno in ansia per il preolimpico cominciando dal raduno di FOLGARIA. Li capiamo, ma li preghiamo di dare una mano nel momento in cui non vorremmo trovarci ancora fuori dalle Olimpiadi.
1 Agli STATI UNITI che hanno convinto i loro “grandi” a sfilare sui Campi Elisi prendendosi tutte le luce del basket alle Olimpiadi, costringendoci a fingere che ci sarà battaglia per la medaglia d’oro.
0 Ai giocatori di SASSARI che hanno costretto il presidente SARDARA a chiedere scusa al pubblico dopo la caduta verticale contro VARESE che certo ha tanti punti nelle mani, ma che forse ha trovato un ventre molle a contrastare i suoi attacchi.