Boxe
Il sogno di Andrade
Glezos 22/11/2021
Mondiali in bilico, meno in bilico, quasi ritorni e polemiche più o meno chiamate: una settimana intensa ha posto paletti in serie.Si è cominciato negli USA, venerdì notte a Manchester nel New Hampshire, con l’atteso mondiale WBO dei pesi medi tra il favoritissimo Demetrius Andrade (31-0) e l’underdog Jason Quigley (19-1). Primo paletto: “Da Canelo in giù nessuno mi vuole affrontare”, lamentava Demetrius in conferenza stampa, “quindi onore a Quigley per avere accettato il match”. Sarà, ma caso vuole che l’aura di pericolosissimo pretendente al trono di Re Alvarez che accompagna il guardia destra di Rhode Island si sia tutt’altro che rafforzata dopo il KO – il diciannovesimo della sua carriera – inflitto al secondo round al volenteroso Jason, del quale ricorderemo il sorriso e il folto seguito sul quale può contare ovunque un qualunque pugile irlandese. Secondo paletto: lo scopo di Andrade sarà anche stato avvicinarsi al match della vita, ma alla luce di quanto si è visto la missione è paradossalmente fallita, col condimento di un approccio arrembante, sconsigliatissimo davanti ad avversari più consistenti di Quigley. Conclusione: lamentele a parte, almeno per il momento nonostante la schiacciante vittoria la chance della vita con Canelo si allontana.
In precedenza la serata proponeva ben tre mondiali (alla faccia dei sottoclou, diremmo). La regina dei superleggeri Kali Reis (19-7) ha difeso i suoi titoli WBA e WBO dall’ assalto dell’agguerritissima Jessica Camara (8-3) con contestato verdetto ai punti. Subito dopo la star uzbeka dei supergallo Murodjon Akhmadaliev (10-0) ha regolato il cileno Jose Velasquez (29-7-2) con largo verdetto ai punti ritenendo i titoli WBA e IBF. Infine il derby Mexico-Puertorico per la cintura WBC dei pesi mosca tra Julio Cesar Martinez (18-1-1) e McWilliams Arroyo (21-4-1) si è concluso al 2° round con un no contest per ferita ai danni di quest’ultimo. Martinez mantiene il titolo, in vista del probabile rematch.
Terzo paletto. Nemmeno il tempo di tirare il fiato, e sul pianeta dei guantoni si abbatte il terremoto della quasi ufficialità del prossimo avversario di – ancora lui, sempre lui – Canelo Alvarez. Benavidez? Charlo? L’ improbabile Andrade? Terza parte di una trilogia con Golovkin? Tutti gabbati, come nel finale del Falstaff di Verdi: Saul ringrazia, sale nei mediomassimi e tasta il polso al campione del mondo WBC Junior Makabu (28-2), che ringrazia a sua volta e accetta incredulo la disfida con l’approvazione entusiastica – pare – del World Boxing Council. “Canelo fa un grosso errore nell’ affrontarmi”, cinguetta il 34enne congolese, “Un errore del quale si pentirà. Vincerò per KO al 100%”. “È una questione di 20 chili in più”, ribatte Canelo, “ma le sfide mi piacciono, quindi staremo a vedere se questa sarà la più difficile della mia carriera”. Apriti cielo: da Antonio Tarver (quello di ‘Rocky Balboa’) a Tha Boxing Voice partono accuse e dibattiti di ore via podcast: Canelo evita gli avversari scomodi, Canelo teme questo e quello, Canelo è al declino. “Io faccio quello che voglio e scelgo l’ avversario che voglio”, ridacchia lui. E’ lo stesso Tha Boxing Voice – notoriamente freddo con Alvarez – a zittire ogni ipotesi farlocca: Saul non evita nessuno, i potenziali avversari di categoria sono quello che sono e una risposta ovvia è salire di peso per sfidare il campione in carica per un quinto titolo che si annuncia tutt’ altro che facile, vuoi per i chili in più vuoi per l’ avversario. Del quale si dubita del decisivo fattore dell’ appeal televisivo: vero, in ottica pay-per-view Makabu è praticamente sconosciuto. Vuol dire che a regolare la questione ci penseranno Canelo Alvarez e i suoi oltre 800.000 fans che hanno pagato per vedere alla TV il match con Caleb Plant.
Nel frattempo le due puntate di All Access realizzate da ESPN preparavano il piatto forte del weekend, ovvero il match di sabato notte al Mandalay Bay di Las Vegas tra Terence ‘Bud’ Crawford e Showtime Shawn Porter per la cintura WBO dei pesi welter. Incontro che si annunciava un po’ minato dalla vecchia amicizia tra i due (chi vuole vedere due veri amici che fanno finta di darsele?). Timore infondato: nonostante i proclami alla vaniglia e le improbabili dichiarazioni di guerra alla Marvin Hagler, il match è più che avvincente e molto interessante sotto il profilo tecnico. Porter (31-4-1) nella prima metà dell’ incontro sguscia, accorcia e riesce anche a impensierire Crawford (38-0), che da campione in carica col passare dei round aggiusta distanza e ritmo. Dalla sesta ripresa in poi è quasi un Bud-monologo, che si conclude al 10° round col doppio knock down inflitto a un infuriato Shawn, fermato all’angolo da Kenny Porter (suo padre e trainer) in vista di una punizione che col passare dei minuti si annunciava più pesante. “Complimenti a Terence, è il più forte e ha vinto con merito”, ha serenamente ammesso lo sfidante. Il quale non ha fatto trasparire i suoi sentimenti in merito all’ intervento del padre che ha posto fine al match. E alla carriera di Shawn Porter, che ha annunciato il ritiro. Almeno fino a una di quelle offerte che non si possono rifiutare.
Marco Antonio Barrera (67-7) un’offerta l’ ha ricevuta, talmente irrinunciabile da indurlo a tornare sul ring sabato scorso a Mescalero (New Mexico) dopo il ritiro nel 2011 e l’inclusione nella Hall Of Fame del 2017. L’ offerta è arrivata da Teresa Tapia (moglie del grande Johnny Tapia (59-5-2), campione del mondo dei pesi supermosca, gallo e piuma scomparso nel 2012) per un’ iniziativa benefica organizzata da Oscar De La Hoya/Golden Boy: 6 riprese, senza verdetto né arbitri e con guanti a 16 once, per un’ esibizione/derby messicano con Daniel Ponce de Leon (45-7), ex campione del mondo dei pesi piuma ritiratosi nel 2014. “Non potevo dire di no”, ha dichiarato un sorridentissimo Barrera, “Teresa è una persona splendida e Johnny mi è rimasto nel cuore”. Applausi a tutti loro, con messaggio finale per Mike Tyson: per favore Mike, mi raccomando, anche tu solo per beneficenza. Posso stare tranquillo?
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