Drive to Survive 6

29 Febbraio 2024 di Stefano Olivari

La sesta stagione di Formula 1: Drive to Survive, da pochi giorni disponibile su Netflix, è pallosissima. L’abbiamo guardata tutta d’un fiato per prepararci all’inizio del campionato 2024 di Formula 1, ripassando quindi fatti e soprattutto personaggi di quello 2023. Drive to survive 6 è una palla ma non per colpa del dominio di Verstappen, visto che il campione del mondo, così come Hamilton (che però qualche frasetta a Toto Wolff la dice), non è mai stato molto collaborativo con una serie che ha il suo punto di forza nel mostrare le dinamiche delle piccole scuderie e lo scontro di ego fra i team principal. Certo la noia della tante, troppe, gare non ha aiutato. Allora cosa non ha funzionato a questo giro?

Non siamo gli unici ad avere un giudizio negativo sulla sesta stagione di una serie che è stata copiata da altri sport, con esiti modesti (ciclismo) quando non ridicoli (tennis), schiacciando il tasto dell’enfasi e pensando che il montaggio adrenalinico potesse rimediare alla mancanza di anima. Nei primi tre giorni di programmazione Drive to survive 6 è stata, secondo i dati di Netflix, meno vista del 15% (in termini di ore consumate) rispetto alla quinta stagione e del 23% rispetto alla quarta. Colpa, secondo noi, dell’abolizione quasi totale del contorno (mogli, fidanzate, amici, eccetera) che già era marginale, e di una superficialità insopportabile sia per l’appassionato di Formula 1 sia per lo spettatore occasionale.

Con tante occasioni perse, nei dieci episodi, come il mancato approfondimento dei rapporti fra Lance Stroll e il padre, nel primo episodio, o della crisi della Ferrari, a cui è dedicato tutto l’episodio 8 con il solito racconto dell’entusiasmo di Monza, eccetera. In mezzo a salti cronologici che portano a tante ripetizioni ci sono piaciuti l’episodio 4, molto interessante la personalità di James Vowles, ed il racconto dell’antipatia reciproca fra Gasly e Ocon in mezzo alla stagione dell’Alpine, che torna in più episodi ed alla fine è sembrata la cosa più vera fra quelle raccontate. Tutto viene tenuto insieme da immagini da videogioco che fanno venire voglia di videogiocare invece che guardare un campionato affascinante ma fintissimo. Poi noi siamo a favore della fiction, ma deve essere fatta bene.

stefano@indiscreto.net

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