Chocolatito da anni Quaranta

7 Marzo 2022 di Glezos

Il fine settimana non prometteva bene. Venerdì sera ricevo un messaggio dal mio amico Carmine Loru (eminenza del podcast pugilistico P4P, che ho avuto l’ onore di ospitare due volte in questa rubrica): “Per dirti la piega che prende il weekend. Va tutto così, queste ultime settimane”. Segue link che accende la miccia: Julio Cesar Martinez (18-2) – in predicato di affrontare Roman Chocolatito Gonzalez (50-3) per la cintura diamond dei supermosca WBC alla Pechanga Arena di San Diego, California – non ha fatto il peso.

La bilancia si è fermata sulle 116,4 libbre (1,4 oltre il limite delle 115): tutto rimandato a sabato alle 16 – ora italiana – per vedere se il match salterà o se una multa sistemerà tutto. Il regolamento (la cosiddetta clausola di reidratazione) stabilisce un limite massimo del 15% oltre il peso di categoria, con semplice multa tra le 126, 5 e le 132,25 libbre. Morale: El Rey Martinez sabato pomeriggio non imita Paganini e ripete: non fa il peso, paga 50.000 dollari e ringrazia. A lui va benissimo così, e la cosa non è casuale: il buon El Rey – campione mondiale dei mosca WBC – svela il suo piano ancora prima di salire sul ring, mettendoci quel po’ di peso in più per provare a mettere ko quel monumento non solo nicaraguense che risponde al nome di Roman Chocolatito Gonzalez. Il quale, dall’ alto delle sue quattro cinture conquistate in 14 anni di gotha (paglia e minimosca WBA, mosca e supermosca WBC) fa le sue 114,8 libbre e non si scompone.

Non si scompone nemmeno davanti a Canelo Alvarez, che oltre ad avere fornito il suo team a Martinez sale sul ring e dichiara bel bello di essere certo della vittoria del suo protetto. Sicuro? Il ventisettenne El Rey in effetti pare lanciatissimo all’ inseguimento di una nuova cintura, e salendo di peso quale migliore scalpo di quello di un garantito Hall Of Famer del calibro di Chocolatito? Quest’ultimo tra breve spegnerà le 35 candeline, e nonostante la sconfitta di un anno fa con Estrada gridi vendetta il rischio di pagare pedaggio al virgulto messicano c’è tutto, sulla carta.

I tre minuti del primo round sono quasi una conferma: un Martinez baldanzoso e per nulla intimorito va a centro ring e prova a dettare l’ agenda, subito disinnescato dai movimenti di tronco, gambe e guardia quasi peek-a-boo di Chocolatito, che a partire dal secondo round inizia a mettere dentro colpi su colpi. Martinez va subito in confusione, cambiare guardia non funziona e la sua pericolosissima tendenza ad avanzare a guardia bassa/testa avanti è subito messa a frutto da Gonzalez, che dal quarto round dà inizio a un’autentica masterclass.

Martinez risponde come può, boxa a strappi scatenando brevi serie un po’ alla cieca che si spengono regolarmente sui guantoni di Chocolatito, che continua imperterrito a entrare nella guardia di El Rey da tutte le parti con combinazioni spesso concluse da montanti che pescano il mento di Martinez con regolarità impressionante, con una velocità che al sesto round farà andare giù Gonzalez sullo slancio. Sarà l’ unica chance per El Rey di vedere Chocolatito al tappeto. “Guardalo”, cinguettano i commentatori, “anche nel look sembra uno dei grandi degli anni ‘40”. In effetti la mise sobria si fonde alla perfezione del display di arte pugilistica offerto da Roman Gonzalez, da fare studiare e ristudiare a chi si avvicina alla Dolce Scienza e anche solo al mero concetto di catena cinetica.

I colpi raddoppiano, si moltiplicano ancora e ancora, Martinez parte ogni tanto con larghi destri disperati un po’ alla Vittorio Gassman ne I mostri, ha coraggio, stamina e soprattutto mento di ferro: nonostante diretti, ganci e montanti arrivino da tutte le parti El Rey finisce in piedi, e la sua è in ogni caso una performance da applausi. Resistere a una punizione del genere non è da tutti, e sicuramente un’ esperienza di cui fare tesoro in un futuro che per Julio Cesar Martinez rimane comunque di primissima fascia, con avversari che non si chiameranno sempre Roman Gonzalez. Il quale chiude fresco e tranquillo nel silenzio dei supporter messicani, accompagnato dal viatico dei commentatori di DAZN: “State guardando Leonardo Da Vinci mentre dipinge”.

“Con Estrada avevo vinto. Adesso venga chi vuole: combatterò con chiunque, a patto che mi paghi bene”. L’ idea che per Chocolatito ci sia un’ ultima cintura iridata da mietere è una certezza, come quella che lo vuole già dritto nella Hall Of Fame con lo status di eroe nazionale nicaraguense a fianco dell’immortale Alexis Arguello. Il più grande pound for pound a 35 anni suonati? A fine match lo Svengali di Matchroom Eddie Hearn è perentorio: “Tra un buon pugile e una leggenda c’è una bella differenza, e si è vista tutta”. Spengo la tv. Ripenso alle parole del grande Roberto Fazi – Deus Ex Machina e molto altro del glorioso Boxe Ring dei tempi d’ oro – in merito a Nino La Rocca sconfitto da Don Curry nella notte dei tempi: “Da un po’ di tempo si chiacchierava di campioni. Stasera abbiamo visto come sono nella realtà”.

L’ undercard della Pechanga Arena ci ha tenuti incollati al video. Nei pesi leggeri Souleymane Cissokho (15-0) ha sconfitto ai punti Roberto Valenzuela Jr. (23-2) in un match all’ ultimo sangue con una quarta ripresa che concorre per il titolo di Round Dell’Anno, con entrambi i pugili al tappeto (prima Cissokho, poi Valenzuela). A seguire – sempre nei pesi leggeri – il combattutissimo pareggio tra Angel ‘Tashiro’ Fierro (19-1-2) e il navigato Juan Carlos Burgos (34-6-2), per finire tra i pesi piuma con l’ entusiasmante match tra l’esplosivo Mauricio ‘Bronco’ Lara (24-2-1) ed Emilio Sanchez (19-1). Drammatico terzo round: dopo avere subito un kd nella prima ripresa, Lara prima trascinava a terra l’ avversario in un goffo clinch, per poi mettere definitivamente ko Sanchez con una gragnuola di colpi sulla campana (2’:59”). Nota finale: la serata di San Diego ha visto il ritorno di David Diamante – celebre annunciatore Matchroom – dopo l’ incidente motociclistico che aveva fatto temere per la sua vita.

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