Musica

Voyage, rabbia per gli anni senza ABBA

Stefano Olivari 07/11/2021

article-post

Voyage è il primo album degli ABBA dopo il loro scioglimento, avvenuto quasi quarant’anni fa. Su Indiscreto ne aveva parlato Paolo Morati due mesi fa, quando se ne conoscevano soltanto un paio di canzoni. Adesso che Voyage è uscito in versione completa e che lo abbiamo ascoltato in loop una decina di volte possiamo dirlo con l’ottuso entusiasmo dei fan: è un grande disco, che fa crescere la rabbia per quasi quattro decenni senza Abba, fra greatest hits, film e revival vari.

Il primo album di inediti dai tempi di The Visitors, era il 1981, dà relativamente poco spazio alla loro anima dance, resa eterna anche da milioni di cover band, e molto di più alla loro dimensione da ballad nostalgica. Come sempre, nel loro caso, l’album suona come una raccolta di singoli ma tutti singoli di successo, da I Still Have Faith In You a Don’t Shut Me Down, con quei loro colpi fra il folk e il trash ben sintetizzati da When You Danced With Me e Little Things (da giocarsi anche a Natale) e le ballad (I Can be that Woman). Si viene letteralmente trascinati da Just a Notion, la nostra preferita dell’album, si chiude definitivamente con Ode to Freedom, ma tutto il risultato è di altissimo livello e senza concessioni alla modernità: gli Abba non fanno i giovani.

A fare notizia non è soltanto la loro reunion, con poco futuro per motivi anagrafici e perché nessuno di loro ha bisogno di soldi, ma anche il loro prossimo tour, quando sul palco andranno i loro avatar, con il paradosso di avere ad un concerto pubblico vero che applaude cantanti finti. Una cosa potenzialmente devastante per qualunque artista contemporaneo. Perché andare a un concerto de Il Volo quando posso essere ad uno di Pavarotti? Perché sprecare tempo per i Greta Van Fleet quando ho a disposizione per l’eternità gli avatar dei Led Zeppelin? Cosa può dirmi Brunori Sas che non mi abbia già detto De Gregori? Parliamo di artisti che ci piacciono, perché invece è chiaro che ad un concerto di Fedez, di Blanco e di Sfera Ebbasta preferiremmo sempre la differita di Bochum-Hoffenheim in 4K HDR. Chi è stato a centinaia di concerti, se è onesto con se stesso, se ne ricorderà tanti che sono stati poco più che messe cantate, meno emozionanti del disco. A noi è capitato addirittura all’ennesima presenza dai Deep Purple…

Insomma, Voyage piacerà soprattutto a chi come noi già amava gli ABBA, mentre il loro tour potrebbe davvero cambiare per sempre la musica. Mentre scriviamo queste righe la nostalgia si mescola alla rabbia, perché non è che in questi quaranta anni gli ABBA abbiano abbandonato la musica: Frida e Agnetha hanno avuto dimenticabili carriere da soliste, anche se quella di Frida (la bruna, per usare una terminologia da Ricchi e Poveri, fra l’altro ben conosciuti e studiati dagli ABBA stessi) sembrava avviata bene, mentre Benny e Bjorn sono stati autori di discreto successo prima di seppellirsi in quella tomba che si chiama musical. Eppure nonostante i divorzi (Benny era sposato con Frida, Bjorn con la bionda Agnetha) i rapporti personali sono sempre stati buoni e davvero non c’è mai stata alcuna ragione per interrompere l’esperienza degli ABBA.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Bobby Solo

    Gli 80 anni di Bobby Solo sono un bel traguardo per un cantante che non ha bisogno di presentazioni (come sempre per le informazioni di base rimandiamo a Wikipedia) e che onestamente abbiamo sempre conosciuto in modalità revival, già da quando di anni ne aveva poco più di 30, da… solo e anche con i […]

  • preview

    Pink Floyd: Live at Pompeii

    Perché ascoltare Fedez e Tony Effe quando possiamo riascoltare i Pink Floyd milioni di volte? Domanda legittima per chiunque non faccia il critico musicale e quindi anche per noi, con un tempo limitato da spendere il meno peggio possibile. Domanda ispirataci dalla notizia che il 24 aprile tornerà nei cinema Pink Floyd: Live at Pompeii, […]

  • preview

    We are the world

    Esattamente 40 anni fa, il 7 marzo 1985, usciva We are the world, la canzone che il supergruppo USA for Africa aveva inciso per fare beneficenza all’Etiopia e non solo all’Etiopia ma soprattutto per dare una risposta americana alla britannica Do they know it’s Christmas? Su queste due canzoni parole definitive sono state spese da Bob […]