Televisione
Quelli della notte
Indiscreto 28/04/2025

Le celebrazioni di Quelli della notte vanno avanti da quasi 40 anni, da quel 14 giugno 1985 in cui andò in onda l’ultima puntata della trasmissione ideeata e condotta da Renzo Arbore. Anche chi non ne ha mai visto un minuto ne ha sentito parlare così tante volte che anche i più giovani considerano Quelli della notte uno dei miti fondativi della televisione italiana, alla stregua di Lascia o raddoppia e della Domenica Sportiva. Eppure si tratta di un programma andato in onda per poco più di un mese, partito in sordina il 29 aprile sempre di quel 1985, per conquistare quasi subito la seconda serata: l’orario ufficiale di inizio erano le 23, ma raramente partiva prima delle 23.30 e quasi sempre andava avanti fino a dopo l’una. Fu un successo enorme, che intelligentemente Arbore non volle sfidare con una seconda stagione anche se poi alcuni suoi schemi sarebbero stati ripresi tre anni dopo da Indietro tutta.
Togliamoci subito il dente: Quelli della notte era noiosissimo, al netto dei tormentoni dei tanti personaggi che Arbore aveva inventato. Il lookologo Roberto D’Agostino con il suo Kundera e il suo geniale edonismo reaganiano, Nino Frassica come Frate Antonino da Scasazza, Maurizio Ferrini venditore di pedalò romagnolo comunista ma in realtà protoleghista, Simona Marchini centralinista finto-svampita e schiava del gossip, Andy Luotto prima arabo (allora ci furono polemiche, con tanto di censura di Andreotti, oggi gli taglierebbero la gola) e poi italo-americano, Marisa Laurito nella parte della vicina pettegola, Riccardo Pazzaglia caricatura dell’intellettuale del Sud (“Il livello è basso”), Massimo Catalano profeta dell’ovvio e una miriade di personaggi minori e di ospiti saltuari, fra i quali ovviamente Luciano De Crescenzo che era il nostro preferito.
Il problema di Quelli della notte è che nessuno dei comici faceva ridere (molto meglio il Frassica di oggi, quello di Novella Bella) e che anche gli altri si riducevano a tormentoni, replicando con una lentezza esasperante la stessa televisione dei ‘professionisti’ che prendevano in giro. La cosa migliore alla fine era l’orchestra con Antonio e Marcello, Gianni Mazza, Gegé Telesforo, gli stessi Arbore e Catalano, che accompagnava gli italiani dell’epoca verso il sonno. Spesso di Quelli della notte viene esaltata l’improvvisazione e la lentezza, ma se noi vediamo un gruppo di amici che cazzeggiano ci divertiamo soltanto se uno di quegli amici siamo noi. Certo è che tutto viene ingigantito dalla memoria e dalla nostalgia, quindi mettere nel calderone degli anni Ottanta anche Quelli della notte ci sta tutto.
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