Soldati a cavallo

23 Ottobre 2008 di Stefano Olivari

Abbiamo visto e salutato timidamente Mario Soldati quando era stravecchio e noi stragiovani, nella sua (per modo di dire, era nato a Torino e vissuto ovunque) Tellaro. Cosa si poteva chiedere ad un protagonista vero della cultura italiana del Novecento? Tante cose, ma nel dubbio siamo rimasti zitti. Insegnante, scrittore (‘America primo amore’ è degli anni Trenta), regista di successo (‘Piccolo mondo antico’, con Alida Valli, la sua vetta di popolarità anche se non il film migliore) già prima della Seconda Guerra Mondiale, giornalista, ancora regista, poi scrittore a tempo pieno (dalle ‘Lettere da Capri’ in avanti), maschera di culto di una tivù RAI agli albori con il replicatissimo Viaggio lungo la Valle del Po, ma soprattutto personaggio. Senza togliere niente a tutto il resto, Soldati faceva soprattutto Soldati: buon per la sua vita, ricca di storie e di passioni, meno per le opere spesso recensite con sufficienza. L’interesse per l’enogastronomia e la contaminazione fra generi lo rendevano poi una specie di Gianni Brera senza l’autoghettizzazione del giornalismo sportivo, perlomeno così in tarda età veniva percepito. Ed è proprio in questa veste di ‘Soldati’ che nel 1982 il direttore del Corriere della Sera Alberto Cavallari ebbe l’idea di mandarlo (a 76 anni!) inviato in Spagna a seguire il Mondiale di calcio. I rischi dell’intellettuale, o più spesso presunto tale, che si accosta al grande evento sportivo per occuparsi del terribile ‘colore’ sono fondamentalmente due: il primo è che ai lettori interessi nulla di quello che scrive, il secondo è che parli solo di se stesso prendendo una chiacchiera con un passante come una verità rivelata ed un mal di denti come la rappresentazione di tutti i dolori del mondo. In Soldati c’è davvero poco di tutto questo, almeno quando parla di calcio: dalla Juventus che va e torna in tutta la sua esistenza fino all’essenza del gioco, capace di spiegare un carattere nazionale meglio di mille enciclopedie. Questi 27 scritti spagnoli furono ripubblicati da Rizzoli nel 1986 e solo da poco sono stati rieditati dalla Sellerio, sempre con lo stesso titolo: ‘ah! il Mundial! – Storia dell’inaspettabile’. Già all’epoca fra i tanti tromboneggiamenti, spesso in chiave tifosa, la prosa di Soldati ci era sembrata aria pura: poca introspezione, molto racconto del Mondiale e dei suoi personaggi. Un torneo visto e vissuto negli stadi, negli alberghi, nelle strade, con una stima per Bearzot dichiarata prima (‘Un serio funzionario mitteleuropeo’), incontri memorabili (grande l’articolo su Havelange a Santiago de Compostela) ed una passione per il calcio che lo porta a vedere tutte le partite possibili astenendosi dai massimi sistemi e ragalando solo i flash di verità di cui sono capaci i grandi artisti e i grandi sportivi. Per appassionati del 1982, ma non solo.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
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