Basket
La storia sono loro
Oscar Eleni 30/06/2025

Oscar Eleni guidato da una luce azzurra per fare palle di neve nel deserto cileno di Acatama, un oceano torrido che non conosceva il fenomeno atmosferico, lasciando senza parole i predoni, gli scoiattoli, proprio come chi ha scoperto le grandi sorelle d’Italia nel basket e ha consolato il presidente dell’atletica rimasto fuori dalla giuntina Coni, anche se si è ben consolato finendo sulle spalle dei suoi campioni che hanno riconquistato l’Europa a Madrid, un festa servita davvero male, peggio del Mondiale per club dei calciatori.
Portiamo medaglie di bronzo nella valle del sole in Provenza dove i francesi brontolano dopo aver visto l’Italia del basket battere le ragazze del miracolo olimpico, quelle della volata persa contro gli Stati Uniti, prendendosi una medaglia, stavolta di bronzo, che mancava da trent’anni. Gloria per Andrea Capobianco, napoletano che festeggia un ritorno alla luce che già si era meritato nel 2008-2009 portando alla ribalta in serie A i banditi di Teramo, da Poeta al carissimo Polonara che avrà festeggiato, dopo lo scudetto Virtus, questo bronzo europeo dedicatogli dal presidente Petrucci.
I maghi che leggono astri e carte spiegheranno questo anno dorato appunto per la Napoli in festa per lo scudetto del calcio e ora pronta a brindare con questo allenatore che ha ritrovato la fede e le idee nella famiglia Azzurra dove gli manca tanto il vice presidente LAGUARDIA che ci ha lasciato da poco, un amico vero del basket a cui lui ha giustamente dedicato l’impresa. Così come il grande chiromante racconterà del 2025 magico della Bologna che ha vinto nel calcio, col basket, nel baseball, persino nel cricket, festeggiando il pilota Antonelli diciottenne salito sul podio della F1, promosso alla maturità e perdonato persino da Verstappen in Austria per l’errore che ha buttato fuori dalla corsa il campione del mondo nel giorno in cui le Ferrari sembravano ruggire più del solito, bronzo e podio per Leclerc, quarto posto per Hamilton che finalmente ha parlato bene della macchina. Dicevamo di Bologna e le stelle amiche: scudetto maschile e femminile anche nel lacrosse, nuova disciplina olimpica, sport diffuso in Nord America e Canada dove hanno festeggiato con fettuccine e tortellini in brodo, si spera senza panna o ananas.
Ma torniamo alle nostre palle di neve e a questo viaggio per riscoprire il basket femminile italiano, senza rimpianti per aver rifiutato, tantissimo tempo fa, il ruolo di vice allenatore al Geas con Luisito Trevisan preferendo raccontarlo da altre tribune. Senza rimorsi per aver preso in giro Cappellari, anche se Vicenza gli ha insegnato tanto, il barone Sales che con la Nazionale cercava l’armonia che aveva perduto con tanta bella serie A maschile, da Gorizia a Milano, inventando la vera Brescia di Pedrazzini, Bruno Arrigoni e la sua Coppa Campioni con Torino. Certo saranno giorni difficili avendo un’ex nazionale in casa, e tante campionesse di passaggio, da Bozzolo a Guzzonato, ascoltando, ogni tanto le belle storie sulla gitana Mabel Bocchi, ma è giusto che ci sia vendetta verso chi ha trattato il basket femminile come la scuola di cucito, invece di prestare attenzione al movimento, avendo la fortuna di poter proteggere il capitale di giocatrici italiane più della maschile dove trovare un giocatore della nostra scuola in quintetto è davvero difficile.
Capobianco ha difeso la trincea che noi abbandonammo dopo aver lavorato per il MAGENTA femminile prima che diventasse una vera società di serie A, lo si vede dai risultati delle giovanili, per la verità anche nel settore maschile esistono ancora dei credenti dopo la tagliola della legge Bosman del 1995, quella che ha distrutto i vivai, lasciando spazio soltanto ai mercanti, ma è sempre più difficile competere con le offerte delle università americane che ora possono pagare anche i loro giocatori di basket. Certo l’America, ogni tanto, ci restituisce diamanti lucidati bene, ricevuti grezzi, tipo la Zandalasini che all’Europeo è entrata anche nel quintetto ideale, quello dove CAPOBIANCO è stato scelto come miglior allenatore dell’Europeo, giocatrice di qualità che dominava anche nel nostro campionato, ma che in questa Nazionale ha mostrato una maturità diversa, aiutando a costruire la Maginot difensiva che nelle qualificazioni a Bologna, sempre la Dotta sotto il sole, ha stangato la Serbia, battuto Slovenia e Lettonia, una barriera dove il Belgio, della colossale Meesseman, bravissima e il fatto che ci senta poco forse l’aiuta, stava per schiantarsi prima di rivincere il titolo beffando la Spagna in un finale da incubo per le ragazze del baloncesto più evoluto, andando sempre dietro al totem Torres, uno scoglio che ha ferito la Francia che avevamo lasciato in lacrime, un misto di gioia e dolore, alle Olimpiadi di Parigi dopo la finale perduta contro gli Stati Uniti. Sembravano troppo lontane le ragazze di Toupane, senegalese diventato campione nella nuova patria francese, le abbiamo battute quando pensavano di ritrovarci senza energia come nel 3 minuti assurdi contro il Belgio del santone Thibault.
Un bel passo per la Nazionale che alla vigilia doveva fingere di non soffrire per la perdita di Matilde Villa, la trottolina amorosa che muoveva le rotelline nel sistema Capobianco, ma per fortuna Verona e Santucci sono state bravissime, come la Cubaj, italiana di origini albanesi che ad Atlanta ha imparato molto, ma è la squadra che merita un abbraccio e il grande premio come la rivelazione Fassina o e le italiane di nuova generazione Keys e Andrè. Ora non sprechiamo tutto, non facciamoci ingannare da finti riconoscimenti ed è un bene che la ZANOTTI abbia rinunciato all’offerta di Brescia per sostituire POETA. Non per paura, ma perché conoscere cosa gira intorno ad una grande squadra di serie A maschile serve tempo, non si può improvvisare e non si può diventare vasi di coccio in mezzo a gente con faccia di bronzo, agenti che ti svegliano di notte.
Siamo in ginocchio sulla neve, ammettendo che dovremmo stare noi in cucina e lasciar creare a loro, alle signore, come direbbe Paola Cortellesi che prima di sapere cosa ci dice il cervello ha presentato al Mondo, non soltanto all’Italia, un lavoro meraviglioso che anche a noi ometti deve servire come lezione e darci speranza perché è vero che “C’è ancora domani” per chi sa capire e ha voglia di lavorare, rispettando tutti. Un po’ quello che ha fatto il Capobianco che pensavamo congelato altrove, anche se nel mondo del tre contro tre forse sarà l’unico, con Della Valle, a portarci nelle olimpiadi angeline.
Cosa dirà il cervello agli 81 che nelle votazioni per la nuova presidenza del Coni e per la giunta hanno lasciato fuori presidenti di federazioni importanti soltanto perché non erano dalla parte di Buonfiglio? Certo Barelli e il nuoto non se ne preoccupano. Ogni uscita una bella sorpresa e siamo felici anche se LUDOVICO, il figlio del nostro collega Giorgio VIBERTI, baskettaro ad honorem come il gemello GIORGIO, dopo aver sbalordito e battuto nella rana l’olimpionico MARTINENGHI rischia di non essere ammesso al mondiale perché i posti per nazionale sono soltanto due e già prenotati da tempo.
Sarà invece più nervoso, ma non tanto, lo Stefano MEI che ha visto la sua nazionale di atletica rivincere il titolo europeo a MADRID, dove hanno organizzato male come nella coppa mondiale di calcio spacca muscoli colpita da cento fulmini, affidandosi, anche lui a donne di qualità, dalla BATTOCLETTI alla IAPICHINO, salendo sulle spalle del pesista fiorentino FABBRI, presentando ai musoni del sistema, a chi non vede vera italianità in molte campionesse della pallavolo, a chi fa penare il passaporto a ragazzi nati e cresciuti qui, a chi non concede il visto ad una madre che vorrebbe donare al figlio in dialisi il rene che servirebbe, una squadra di atletica dove fanno gruppo, anche in uno sport dove davvero sei spesso molto solo, dove hanno fatto un grande risultato ragazze e ragazzi che per avere il passaporto e la maglia hanno dovuto correre, studiare e sudare davvero tanto. Per Mei bastano gli abbracci dei campioni vittoriosi che lo hanno portato in trionfo insieme al LA TORRE che dimostra col suo lavoro cosa vuol dire conoscere la vita, la fatica, rispettando tutti, senza drammatizzare per le troppe assenze, parlando con tutti, aiutando un missionario come il professor DI MULO a convivere con tutti questi stiramenti che rendono difficile la vita di chi ha i muscoli di seta.
Chiusura festeggiando il titolo di Trinchieri nel basket a Kaunas dove ha lavorato bene con MENETTI. Tutti e due tornano in Italia.Speriamo che trovino la giusta collocazione prima che offerte dall’estero li rimettano in viaggio. Basket che festeggiando le ragazze adesso pretende dalla squadra di POZZECCO un capolavoro perché la nuova generazione ha offerto buoni giocatori e si spera che il vecchio GALLINARI insieme al FONTECCHIO, che nella NBA ha mangiato fin troppo fiele, possano dare una bella spinta per sorprendere chi da anni non vede squadre italiane sul podio con i club e con i pochi che vanno sul campo nel campionato di serie A dove sembra proprio che non ci siano amorosi sensi fra società e federazione. Speriamo che con Gherardini in Lega qualcosa cambi, speriamo che anche Petrucci faccia qualcosa per aiutare la scuola federale a riaprire davvero e dal Pireo è tutto, lasciando il palazzo dove la Grecia nell’altro secolo, era il 1987 accidenti, scoprì i suoi dei e noi fuggimmo con la coda fra le gambe mentre Lorenzo Sani cercava di farci capire cosa era davvero la solitudine dei battuti dopo aver visto l’Italia sciogliersi al sole, senza capire le parabole di chi la guidava.