Calcio

Roma, Mourinho nuovo allenatore

Stefano Olivari 04/05/2021

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José Mourinho è il nuovo allenatore della Roma, in sostituzione di un Fonseca che ha fatto il possibile per farsi cacciare dai Friedkin e che alla fine c’è riuscito anche se gli rimane ancora la via crucis del ritorno con il Manchester United e di 4 partite di campionato da giocare giusto per la Snai, senza traghettatori disponibili (saranno rivoluzionate anche le giovanili, con l’addio a De Rossi padre). Per lo Special One, fresco di esonero dopo due brutte mezze stagioni al Tottenham, contratto fino al 2024 e la piazza giusta per dimostrare di non essere finito. Sì, perché il Mourinho ‘condiviso’ del ritorno al Chelsea, del Manchester United e del Tottenham ha in certe stagioni, certo non le ultime, fatto bene, ma come personaggio ha perso molta della sua forza. Che si nutre di contrapposizione, orgoglio, motivazioni, identità. Da ‘Io non sono un pirla’ a ‘Daje Roma’, basta poco per riaccendere la sua fiamma e anche quella di giornalisti intorpiditi da anni di domande e risposte insulse su costruzione dal basso, braccetti, catene, tempi di gioco, resilienza, spaziature.

Per la Serie A in ogni caso un personaggio pazzesco, ingaggiato con un’operazione che ricorda molto quella Ibrahimovic-Milan di un anno fa. Mentre per i più anziani è scontato pensare all’Helenio Herrera di fine anni Sessanta, pur senza tappe intermedie. Non è ancora chiaro se i Friedkin capiscano di calcio, ma sicuramente conoscono la comunicazione: fra il limone di Diletta Leotta e l’ingaggio di Mourinho (anche lui con scadenza 2024, come DAZN) hanno messo nel dimenticatoio una stagione orrenda, anche se in parte imputabile alle situazioni che hanno trovato. Una cosa molto americana sarebbe anche richiamare Totti, dandogli un perimetro ben definito, alla Maldini: Mourinho non sarebbe contrario, sa bene la differenza i desideri della gente e quelli di allenatorini frustrati.

Mourinho è bollito? Togliamoci subito il dente. Per quelle partite di Premier League che ci siamo inflitti negli ultimi anni diremmo che Mourinho come allenatore, al netto del personaggio, non è ancora finito. Nella sua seconda vita al Chelsea ha vinto la Premier League con una squadra molti simile, certo non migliore, di quella con cui l’avrebbe fatto due stagioni dopo Conte. Al Manchester United è stato in parte colpevole di un mercato da figurine, Pogba in testa, ed in campionato non è andato oltre il secondo posto, vincendo però l’Europa League. Al Tottenham si è trovato la squadra di Pochettino, con una dirigenza che ha fatto un calciomercato fumosissimo alla Preziosi, e non ha trasmesso né ricevuto (a parte i soldi) molto. Certo invecchiano anche gli allenatori.

Effetto collaterale della bomba Mourinho è che Sarri, che a fine giugno si separerà dalla Juventus (a meno che Agnelli, o chi per lui, non eserciti l’opzione…) e che non vorrebbe andare all’estero, è totalmente sul mercato. Per quel poco che sappiamo fra l’altro Sarri si è comportato molto correttamente, per sua etica personale e per non dare appigli agli avvocati della Juventus: mai ha incontrato i Friedkin o i loro emissari, lui alla Roma era solo la soluzione più logica e in una prospettiva solo calcistica secondo noi la migliore. In un mondo giusto adesso tornerebbe al Napoli, dopo 3 anni in cui tutti si sono pentiti.

La UEFA ha alla fine deciso di allargare a 26 i convocati per le Nazionali del prossimo europeo, che nessuno sa più bene come chiamare: Euro 2020 o o Euro 2021? Si conferma la tendenza ‘cani e porci’ di tutte le grandi manifestazioni, sempre meno selettive riguardo a squadre e singoli. Inutile dire che come con le cinque sostituzioni il Covid è la spiegazione di cambiamenti che subiremo per sempre. Va ricordato comunque che i possibili sostituti rimangono 12, quindi con 3 giocatori che andranno in una metaforica tribuna (in realtà anche loro a bordo campo, innovazione introdotta a Italia ’90, di cui beneficiò, si fa per dire, il Mancini giocatore).

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