Economia

Il rendimento di Warren Buffett

Stefano Olivari 05/05/2025

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Warren Buffett è stato il più grande investitore della storia? Ne parliamo al passato non perché sia morto, ma perché nei giorni scorsi l’Oracolo di Omaha ha annunciato (a 94 anni…) la sua intenzione di lasciare a fine 2025 la sua carica di CEO di Berkshire Hathaway, cioè la società che guida da 60 anni e che al di là dei rendimenti è un punto di riferimento per le scelte di investimento della concorrenza e anche del parco buoi di cui facciamo poco orgogliosamente parte, lettori avidi delle sue dichiarazioni come di quelle di De Zerbi, soltanto che lui qualcosa ci ha fatto guadagnare. A dirla tutta, Buffett è fisicamente molto simile al nostro maestro Budrieri, che però investirebbe il suo ingente patrimonio da pensionato retributivo dell’ATM soltanto nell’InterSpac di Cottarelli.

Di Buffett abbiamo già scritto tante volte su Indiscreto, quindi partiamo dai numeri: dal 1965 al 2024 Buffett ha ottenuto un rendimento annuo composto del 19,8% per le azioni di classe A, rispetto al 10,2% dell’indice S&P 500 (dividendi inclusi). Una performance clamorosa, visto l’arco temporale in cui si è concretizzata e visto che negli ultimi anni Buffett ha indubbiamente perso colpi. Dal 2004 al 2024 Berkshire Hathaway ha infatti sovraperformato l’S&P 500 di soli 0,3 punti percentuali annui, con un rendimento annualizzato del 10,6% rispetto al 10,3% dell’indice: un bell’andare, ma inferiore a certi più 30 degli anni d’oro.

Al bar dell’economia, che spesso frequentiamo con le stesse certezze di chi dice “Conte è più adatto al campionato che alle coppe”, questo declino di Buffett è stato spiegato con la concorrenza di algoritmi programmati come sorta di super Buffett, con la difficoltà nel fare scelte forti quando si gestisce una conglomerata, con l’antipatia di Buffett per le aziende tecnologiche del tipo disruptive. Come ha spiegato mille volte lui stesso, non è contro la tecnologia, ma è per la tecnologia abbinata a un vantaggio competitivo (traduzione: un marchio della Madonna oppure un monopolio) che permetta strategie conservative: non a caso il Buffett recente i soldi veri li ha fatti soprattutto con la Apple, visto che il prezzo medio delle sue 14 acquisizioni è stato calcolato in 9,62 dollari e mentre scriviamo queste righe Apple vale 205…

Fra gli investimenti di Buffett che hanno fatto la storia possiamo citare la Coca Cola nel 1988, con prezzo poi più che decuplicato, Goldman Sachs dopo la crisi del 2008, Moody’s, American Express negli anni Novanta… tutte aziende non scoperte con chissà quale scouting ma comprate mentre erano al vertice, sia pure con potenziale inespresso. Tanti anche gli errori, storico quello fatto su IBM nel 2011, ma molti meno delle cose giuste. Chiudiamo rispondendo alla domanda del popolo di Giacomelli e Freedomland, su quanti sarebbero oggi 1000 dollari investiti in Berkshire Hathaway nel 1965, all’inizio dell’era Buffett: calcolo più semplice che in altri casi, visto che che l’azienda non distribuisce dividendi. Sarebbero circa 65,4 milioni di dollari, contro i 380.000 che si avrebbero con la replica dello S&P 500 e i circa 50.000 (più i dividendi) che nostro ipotetico nonno ci avrebbe lasciato se avesse investito 1.000 dollari sulla Borsa di Milano nel 1965 dominata da Sindona. Tutta la differenza che c’è fra i grandi casinò di Las Vegas e chi fa il gioco delle tre carte nel sottopassaggio della stazione.

stefano@indiscreto.net

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