Economia
La scomparsa delle edicole
Indiscreto 09/04/2025

Gli ultimi dati sulla vendita dei quotidiani, letti su Prima Comunicazione, evidenziano che con poche eccezioni (Gazzetta e Fatto) le copie cartacee sono sempre meno vendute, come è ovvio che sia con la graduale morte delle classi di età abituate a sfogliare il giornale e l’assurda percezione del lavoro nei diversi settori: per una pizza normalissima, infiocchettata con qualche eccellenza del territorio (in un posto dove andavamo spesso con gli amici fino a due anni fa sostenevano di ‘fare ricerca’ sul prosciutto, come al CERN) e qualche prodotto DOP (immancabili i pomodorini del Piennolo) per il figlio criptogay del notaio di Lecce, non ci formalizziamo a tirare fuori 15 euro, mentre gli 1,5 per il quotidiano sembra che siano gli 1,5 da cui dipende tutta la nostra esistenza, quelli che ci permetterano di metterci a leva sulle terre rare. Un po’ la stessa cosa avviene con la demagogia sui biglietti per i mezzi pubblici.
Veniamo a noi, come al solito. Con una riflessione che abbiamo fatto di recente andando a piedi in ufficio, dove invece di solito andiamo in tram, l’ottimo 16, fu 24 (chi si ricorda l’edicola, appunto, l’edicola, di Maurizio Mosca alla fermata di piazza Piemonte?). Percorso, per chi conosce Milano, da piazzale Baracca a piazza Cordusio. Per motivi familiari ci dimentichiamo di prendere il quotidiano (ne leggiamo, si fa per dire, 6 in formato digitale, ma uno o due ci piace sfogliarli per avere un quadro generale) all’edicola di piazzale Baracca, fra l’altro una delle poche aperte tutto l’anno. Che problema c’è? In 2 chilometri percorsi nel centro di Milano saremo capaci di trovare una cazzo di edicola, ci siamo detti. mica siamo l’architetto norvegese friluftsliv. E invece… Non ne abbiamo trovata mezza, in un percorso in cui non c’è la metropolitana, se non alle fine, e quindi il relativo punto vendita che sta in piedi solo per le ricariche ATM e i gratta e vinci.
Cosa vogliamo dire è chiaro, l’abbiamo fra l’altro detto tante altre volte: i giornali cartacei (che non sono fissazione, ma l’unico modello di business che funzioni, senza mediazioni pubblicitarie) si vendono sempre meno anche per un problema distributivo. Sono scomparsi dagli autogrill, sono scomparsi dai supermercati, sono scomparsi dalle edicole perché le edicole non esistono quasi più. E le altre modalità distributive, come Ore 7 del Corriere e della Gazzetta o l’equivalente di altri giornali, hanno troppi buchi: nella nostra (un tempo) amata periferia Ovest non è possibile acquistare il giornale in edicola e nemmeno farselo portare a casa, creando una disaffezione che fa sì che l’effetto si mescoli alla causa.
Attenzione: non stiamo dicendo che i giornali meritino di essere letti, spesso sono fatti da schifo con una carta vomitevole, ma che non sono stati sostituiti da qualcosa che funzioni. Prima l’eccellente Claudio Plazzotta di Italia Oggi scriveva che tutto, ma proprio tutto, il mercato italiano dei podcast audio vale in aggregato meno di 20 milioni di euro l’anno. Eppure aprendo YouTube o qualche altra piattaforma sembra che esistano solo podcast, audio ma anche i più lucrosi (ma costosi) video, tutti che si intervistano con tutti e dicono cose interessantissime, fighissime, verbosissime, anche lunghissime, con tutti che fanno gli amici di tutti modello Cattelan (ma anche l’inspiegabile Gazzoli) e non si capisce chi paghi, se non il solito finanziere in crisi di mezza età che con gli spiccioli vuole fare Bezos a spese di ragazzi di buona famiglia futuri affittacamere.
stefano@indiscreto.net