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Sci

Il giorno della Compagnoni e di Tomba

Stefano Olivari 18/02/2022

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Trent’anni fa esatti, il 18 febbraio 1992, un martedì, lo sci alpino italiano viveva il giorno più esaltante della sua storia, con le medaglie d’oro di Alberto Tomba nel gigante e di Deborah Compagnoni nel SuperG ai Giochi Olimpici di Albertville, gli ultimi invernali ad essersi tenuti nello stesso anno di quelli estivi. Alle 10 la prima manche del gigante, alle 14 la seconda, in mezzo, alle 12.15 il SuperG femminile che era stato rimandato per neve.

La scelta fra Bruno Gattai su Tmc e Furio Focolari sulla Rai nemmeno si poneva: troppo alto il distacco, come quello fra i due fuoriclasse italiani e gli altri.  La Compagnoni, scesa con il pettorale numero 16, diede 1″41 alla Merle e 1″97 alla Seizinger. Tomba, dopo aver vinto la prima manche davanti a Girardelli e Aaamodt, fece il miglior tempo anche nella seconda, iniziata male sotto la grandissima pressione di un Girardelli che gli finì dietro per 32 centesimi, con Aamodt terzo a 84.

Un confronto statistico fra Tomba e Compagnoni è improponibile, da tanti che sono stati gli infortuni della valtellinese (uno dei più drammatici proprio il giorno dopo, nel gigante), ma questo non toglie che la Compagnoni abbia preso medaglie d’oro in tre Olimpiadi e che in Coppa del Mondo fra uno stop e l’altro sia salita sul podio 44 volte, la metà di Tomba ma comunque tantissimo.

Tutto è per dire che non capiamo come mai lo sci di oggi ci lasci freddi, nonostante di italiani e italiane vincenti ce ne siano (se vogliamo schiacciare il tasto ‘beceraggine’). Non è effetto nostalgia perché altri sport li seguiamo molto di più rispetto a quanto facessimo nel 1992… Il punto è forse proprio questo: la possibilità di vedere tutto ci fa concentrare sulle cose che ci piacciono di più ed ignorare quelle che ci piacciono, ma leggermente meno.

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