Basket

Calamai e quelli che guardano in alto

Oscar Eleni 15/05/2018

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Oscar Eleni da Canossa, chiedendo scusa ai direttori che hanno la pazienza di ospitare le zingarate di un prigioniero della labirintite. Nell’inserto del Corrierone del 15 maggio la copertina è riservata alla bella intervista con Marco Calamai di Roberto De Ponti, collega nato bene al Giornale, eccellente capo dello sport all’Indipendente, e ora valorizzato al meglio da Dallera sul foglio di via Solferino, con il titolo il “Basket ci fa sorridere”. Una ventata di aria fresca con una persona davvero speciale, eccellente allenatore di basket che si è dedicato alla disabilità, dalle aule scolastiche dove insegnava e dalla panchine che ha frequentato con buoni successi, in trenta centri italiani dove allena quasi 1000 cestisti normodotati e portatori di handicap che giocano insieme, senza differenze.

Dopo tanti interventi da Vanity Fair dei pavoni di oggi questo volo con un uomo che valorizza lo sport che tende al cielo. Eh sì, il basket. Dalla depressione, e non soltanto per colpa della vecchiaia e della malattia, eccoci davanti ad un uomo di campo, di buone letture, che incontrammo agli Universitari quando suonava la chitarra e giocava per Alberto Bucci partecipando agli scherzi notturni nella Rimini non soffocante della primavera. Grazie per averci ridato speranza nei confronti di tutti quelli, anche nel basket, che tengono lo sguardo sempre verso terra anche se lo sport che dirigono dice il contrario, una cosa che purtroppo riguarda troppi sport nel Bel Paese che si affretta ad abbracciare Mancini come allenatore della Nazionale di calcio, che ogni giorno viene bombardato dalle troiadas variadas dello sport che il maestro Zanetti, il grande Alfredo Berra, non avrebbe mai pubblicato.

Bravo Marco Calamai, bravi tutti quelli che lavorano con lui, un premio speciale alla dottoressa Lamacchia che ha avuto la grande intuizione. Nel giorno in cui Durant sbriciola il caro D’Antoni, dimostrando che i campioni veri non sono soltanto gli individualisti, i fenomeni alla LeBron, temendo per il Mancio che ridarà una maglia azzurra a Balotelli, vi chiediamo di tenere in biblioteca questa intervista dove si racconta che Sofia, 10 anni, fece canestro salendo su un tavolo e disse ciao: la prima parola che pronunciava in vita sua. Una meraviglia incomprensibile per i pavoni oggi al potere. In troppe federazioni gestite dal CONI.

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