Berlusconi 1994

13 Giugno 2023 di Italo Muti

Silvio, Silvio, fortissimamente Silvio. Uomo presente in molti settori economici, dalle mille aspirazioni e dalla fervida ambizione. Uomo dal timing ispirato in molte azioni, quasi il destino volesse farlo arrivare al proscenio più alto, quello della politica. Vox populi: un patrimonio grande si fa solo in due modi, o lo sposi o c’è un delitto iniziale. In molti casi, però, è il timing a fare la differenza. Arrivare nel momento giusto, a volte seminando affinché questo momento arrivi, se vogliamo dirla tutta, per poi calare l’asso e cavarsela nell’arena, in questo caso politica. Cosa sarebbe stata una Forza Italia creata nel 1987 o nel 1996? Non sarebbe stata.

I fatti di quegli anni sono febbrili, pieni di pathos e sangue, a tutti i livelli. Grandi manovre internazionali con noi come oggetto, in cui gli stolti vedono il caso cinico e baro, ma forse, un ben più preciso piano che portò poi all’esplosione e all’affermazione di Silvio nostro, una zeppa in mezzo ad una porta che non si chiuse. La sequenza dei fatti del 1992 è un bollettino di guerra e a fare spavento è anche la tempistica.

Tutto era partito prima, in un mondo cambiato dal 1989, 9 novembre per l’esattezza. La caduta del muro di Berlino che illuse gli americani di aver vinto per sempre la partita, quando invece fu l’ultima mossa dell’allora KGB che aveva bisogno di tempo per riorganizzarsi e mutare pelle, alleandosi con la Bratva che venne incorporata, con una riallocazione anche delle risorse finanziarie. Ecco allora la voglia Usa di mischiare le carte in Europa per andare a pescare nuove aziende, incrementare risorse e mettere uomini fidati a capo di stati e colossi economici. I padroni veri, cioè, volevano passare all’incasso tanto aspettato.

Molte voci erano arrivate a Bettino Craxi sulla voglia di spartizione dell’Italia, ma lui era già segnato nel libro nero dal 1985, Sigonella, oltre che dall’avere una posizione filo araba nel solco comunque del lodo Moro. Allora 5 uomini di una nota istituzione a stelle e strisce che inizia con la F decisero di modificare la situazione. Clean Hands partì. Il 17 febbraio fu arrestato Mario Chiesa il mariuolo, prima arresto della procura di Milano, nell’ambito di una campagna giudiziaria molto forte e dettagliata.

L’esito delle elezioni del 6 aprile 1992 non andò però nella direzione voluta: DC e PdS persero terreno, ma non il Psi che tenne alla Camera ed incrementò al Senato, con il fatto nuovo dell’entrata della Lega Nord. Era l’epoca di Forlani, Occhetto e Craxi, sembra di parlare della preistoria. Il 2 maggio sempre dello stesso anno, sul panfilo Britannia, ci fu la grande riunione compassata dove si decise la spartizione delle nostre aziende e dei nostri destini. Molti erano su quella tolda albionica, dove la persona prescelta fu indicata: Prodi.

L’inchiesta non colpiva però ancora le persone giuste, Martelli era alla giustizia e aveva portato Falcone a lavorare con lui, al governo c’era Amato. Il 23 maggio morì Falcone nell’attentato di Capaci. A luglio, il 19, morì Borsellino che era chiaramente il primo della lista ma che stranamente non venne portato in salvo. I servizi americani portarono invece al riparo Di Pietro, c’erano notizie di un attentato. Per inciso ricordiamo il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti approvato nelle notte fra sabato e domenica e attivo già il lunedì. A dicembre il primo avviso di garanzia a Craxi, il cerchio incomincia a chiudersi.

Berlusconi con il suo ego smisurato aveva sempre vagheggiato un suo ruolo di primo piano in politica, ma soltanto adesso incominciò a sentire la possibilità di inserirsi nella politica con un proprio partito. Fine 1992, siamo ancora allo stato embrionale. A febbraio del 1993 avviso di garanzia a Martelli che si dimette da tutto, processo Conto Protezione. Il 30 aprile le monetine su Craxi davanti all’Hotel Raphael, che incominciò ad intuire la fine.

È qui che Silvio entrò in azione e incominciò ad organizzare il partito. C’era un buco elettorale da riempire: quello dell’amico Craxi, che se ne sarebbe andato dall’Italia all’inizio del maggio 1994, dopo aver visto Silvio vittorioso alle elezioni del 27 marzo, ma anche quello della DC. I candidati, il programma elettorale, gli slogan, il nome del partito, tutto era pronto già a fine 1993: un vuoto storico in cui le manovre esterne avevano offerto a Berlusconi un’occasione che nella Prima Repubblica non avrebbe mai avuto. Certo non gli avrebbero perdonato né la vicinanza a Bettino, né l’avere tre canali televisivi nazionali, ma intanto erano stati colti di sorpresa.

Avevano fatto tanto per poi trovarsi questa persona che dal nulla creava un partito e metteva un ostacolo alla spartizione di potere e al saccheggio. Un saccheggio che sarebbe stato soltanto rimandato. Fiuto e senso estremo del timing aiutarono Silvio in un’impresa con la gente che incominciava a capire che Mani Pulite non aveva poi agito in maniera così limpida. Un pool che poi si sgretolò facendo venir fuori profili personali più attinenti alla veridicità che alla mitizzazione.

Non stiamo dando un giudizio sull’opera politica di Berlusconi, ma solo sui fatti che ne portarono l’entrata, sulla scelta di tempo che si determinò in un quadro più grande dove sangue, vite, destini, si mischiarono in maniera funambolica ed ingiusta e dove molti ebbero la vita distrutta anche senza aver partecipato ai reati. Altri invece non furono tirati dentro perché affini al progetto macro che era prodromico ai fatti. Di sicuro Berlusconi ritardò di molto quel progetto, anche al di là anche delle sue personali intenzioni e di una visione globale che non aveva, come se il problema fosse vendere Rete 4: meno male che Silvio c’era, comunque. Abbattuto a colpi di spread, diventato meno pericoloso e più vecchio, il passaggio mediatico da pericolo pubblico numero 1 a padre della Patria è stato naturale anche se imbarazzante.

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