USA e getta

3 Maggio 2007 di Stefano Olivari

David Beckham non si è ancora trasferito a Los Angeles, ma già si dice che sarà proprio lui a far decollare il calcio statunitense. Una frase che chi ha buona memoria, deve aver sentito ripetere piuttosto spesso…Indimenticabile il crollo della NASL (North American Soccer League) negli anni Settanta-Ottanta quando, una volta abbandonata l’attività i vari Pelè, Beckenbauer e Neeskens, tutto il sistema implose. Curioso invece quanto avvenne prima della formazione della “NASL delle stelle” ed esattamente ci riferiamo all’estate del 1967. Proprio in quell’anno i vertici calcistici statunitensi che stavano cercando di assemblare un campionato che facesse concorrenza a football americano, baseball e basket, non riuscirono ad accordarsi su un’unica Lega. Così, mentre Phil Woosnam – futuro padrino della NASL – dava vita alla NPSL (National Professional Soccer League) assemblando alla meglio giocatori indigeni con stranieri pressochè sconosciuti, la Lega concorrente, patriotticamente battezza USA (United Soccer Association) pensò bene di affrettare i tempi e battere la concorrenza. Infatti i vertici della USA contrattarono 12 club provenienti da tutto il mondo , invitandoli a giocare un vero e proprio campionato professionistico nelgi Stati Uniti e facendogli assumere un nome nuovo. Visto che nel progetto della USA erano direttamente coinvolti il famoso telecronista inglese Kenneth Wolstenholme (che commentò tra l’altro per la BBC la famosa Inghilterra-Germania Ovest dei Mondiali 1966) e il “genio ribelle” Jimmy Greaves, un occhio di riguardo venne riservato proprio alla Gran Bretagna. L’invito venne così esteso a tre squadre inglesi, tre scozzesi e due irlandesi. La scelta della collocazione della compagine nelle varie città venne fatta essenzialmente basandosi su criteri etnico-demografici. Così il Wolverhampton Wanderers lasciò le Midlands e si “riciclò” al caldo della California come Los Angeles Wolves – anche se ci fu pressione da parte di qualche locale che preferiva il soprannome Zorros…-, mentre lo Stoke City diventò i Cleveland Stokers e il Sunderland fu rinominato Vancouver Royal Canadians. Dalla Scozia l’Aberdeen volò nella capitale americana per diventare i Washington Whips, il Dundee United giocò come Dallas Tornado mentre l’Hibernian Edimburgo si recò in Canada per prendere le sembianze dei Toronto City. Dall’Irlanda fu il Glentoran a rappresentare il nord del Paese e diventare i Detroit Cougars mentre i sudisti dello Shamrock Rovers vennero inevitabilmente dirottati nella “verdissima” Boston. Per completezza d’informazione , le altre squadre invitate furono gli uruguagi del Cerro (New York Skyliners), i brasiliani del Bangu (Houston Stars), gli olandesi del Den Haag ( San Francisco Golden Gate Gales) e il Cagliari di Scopigno (Chicago Mustangs). Curioso un episodio riguardante lo stesso allenatore cagliaritano (foto) che, al ritorno dagli Stati Uniti, venne esonerato per il comportamente antisportivo tenuto dai suoi giocatori, rappresentanti dell’Italia in quell’occasione. Non si può certo dire che le partite ebbero un successo di pubblico, nonostante le squadre giocassero in stadi immensi come il Coliseum a Los Angeles o lo Yankee Stadium a New York (in quest’ultimo caso almeno quando la squadra di baseball lo permetteva, visto che i New York Yankees erano preoccupatissimi che questa gente che tirava calci a una palla potesse rovinargli il campo). Sicuramente per i giocatori coinvolti in questo insolito campionato fu un’esperienza unica; passare un mese negli Stati Uniti completamente spesati e in posti che la maggior parte di loro aveva visto solo in televisione. Dobbiamo infatti tenere presente che eravamo a metà degli anni Sessanta, con sistemi di comunicazione completamente diversi da quelli di oggi. Non mancarono nemmeno le risse. Classica e aspettata quella avvenuta nella partita fra i Detroit Cougars e i Boston Rovers, praticamente un derby irlandese in terra statunitense. Il Cagliari fece la sua parte, dando vita a una megarissa che coinvolse anche gli spettatori sul terreno neyorkese degli uruguaiani Skyliners. L’atto conclusivo dell’insolito campionato venne disputato al Coliseum di Los Angeles e fu un vero e proprio Wolverhampton- Aberdeen, anche se con nomi e colori di maglie diversi dal solito. Almeno in quell’occasione la partita fu veramente spettacolare, visto che i tempi regolamentari si conclusero 4 a 4…Nei supplementari ci furono altri due gol, uno per parte e così gli organizzatori americani fecero disputare quello che può essere considerato il primo tentativo di introdurre un golden gol in una partita. Infatti venne fatto disputare un ulteriore tempo supplementare e il primo che avesse segnato un gol si sarebbe portato a casa il trofeo. A segnare fu lo scozzese Ally Shevan, purtroppo per lui però nella sua porta, così che i Wolves poterono festeggiare il trionfo nel mini-campionato con il pubblico di Los Angeles. A dir la verità alla partita assistettero soltanto 17824 spettatori e non fu uno degli incassi peggiori della USA…

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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