Prosecco di traverso

28 Aprile 2024 di Alberto Rapuzzi

Le stelle della gloria abbracciano ancora una volta l’Imoco Prosecco Doc di Conegliano che vince il suo settimo scudetto, il sesto consecutivo, ricordando il mito Teodora Ravenna di Manu Benelli campione 11 volte di fila dal 1980 al 1991. Lo fa trionfando a Firenze (3-1) in gara 4 di finale playoff contro la Savino del Bene Scandicci, utilizzando tutte le numerose armi tecniche e agonistiche di cui dispone. L’impero però aveva tremato, sembrava davvero che potesse cadere, dopo che le toscane in gara 1 avevano fatto saltare il banco del fattore campo nel tempio sacro del Palaverde, fino ad allora inespugnato.

Da un tie break 13 a 9 per le gialloblu Conegliano ha rovesciato la situazione a suo favore, approfittando con bravura dei regali ricevuti. Molti avranno pensato che la storia fosse pronta a scrivere una pagina nuova, ma non è stato così. L’Imoco oltretutto in gara 2 si è  trovata con la marea che saliva sempre di più, a un passo da un ‘altra sconfitta che avrebbe potuto indirizzare in modo decisivo la serie. Ma la sua reazione da squadra straordinaria non lo ha permesso, attraverso un tie break vincente da cineteca: li si è deciso l’esito anche delle partite successive.

È stato un playoff scudetto tra i più belli degli ultimi anni. Combattuto punto a punto, meraviglioso sia tecnicamente sia agonisticamente, con una costellazione di campionesse di livello mondiale in campo a darsi battaglia, il tutto in palazzetti pieni ricchi di civiltà. Come Mvp, senza dubbi, è stata scelta Bella Haak, immarcabile. Ha travolto tutto quello che trovava di fronte. la svedese dal fisico imperiale, poco mediatica, però seria ed efficace, concentrata sul suo lavoro. Una così capace di fare gruppo meriterebbe una nazionale alla sua altezza. Rimane comunque un esempio non soltanto tecnico per molte, anche per la nostra Egonu.

Scandicci è stata una degnissima avversaria, con le sue possibilità per vincere, guidata dalla luce di Maja Ognjenovic (39 anni), sostenuta dalla scatenata Antropova (21) e dall’energia di Herbots, oltre che sottorete da Carol, una delle centrali più forti al mondo, mentre l’esperto e vincente coach Barbolini sperava di ripetersi ancora. Ora è pronto a fare il vice di Velasco in questa estate azzurra così importante e piena di speranze, sognando quell’oro olimpico che per la pallavolo italiana è sempre stato il Sacro Graal. Le azzurre non sono le favorite, ma la pallavolo moderna ci ha abituato a sorprese anche più grandi.

Bisogna ricordare che in finale non sono arrivate due Cenerentole di provincia, che faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, ma due grosse realtà. La Savino del Bene, pochi lo sanno, è una multinazionale nei trasporti con una forza economica impressionante, patron Nocentini da anni investe moltissimo senza raccogliere in proporzione. Nel tempo numerose grandi giocatrici non sono rimaste (la Haak, per dirne una), e fra tanti ingaggi pesanti mai è stata creata una colonna portante della squadra su cui basare un ciclo. I soldi ci sono e la vicinanza con Firenze fa scattare meccanismi mediatici tipo Monza-Milano (ma in A per Firenze c’è anche l’Azzurra), di cui ad esempio Conegliano non beneficia. Se i soldi non mancano chi fa mercato non è stato lungimirante o competente, quindi. Se poi per l’anno prossimo iniziano contattando la Bajema le perplessità rimangono, anzi aumentano.

Come programmazione tutto il contrario dell’Imoco, nata sulle macerie di un fallimento. Nel 2012 un gruppo forte d’imprenditori di successo si è unito organizzando con competenza la società, rappresentata al meglio dal presidente Piero Garbellotto, decisivo nella gestione degli sponsor, e da Piero Maschio che si occupa del mercato e fa la differenza rispetto agli altri club. I 23 titoli conquistati non sono un caso, quest’anno in bacheca c’erano già la Coppa Italia e la Supercoppa, in attesa delle Superfinals il 5 maggio contro Milano. Parte e continua tutto da loro, che hanno subito capito che per vincere e superare le tempeste serve creare una colonna portante fissa negli anni, con giocatrici che sappiano unire lo spogliatoio, trasmettere una mentalità vincente, indicare i comportamenti giusti integrando le nuove arrivate.

Poi non si può prescindere dai valori sportivi. Infatti a Conegliano ci sono il genio di Wolosz, l’immensa De Gennaro, il totem De Kruijf e la ritovata dopo tante sofferenze Sara Fahr, presenti da anni nonostante le ricche offerte ricevute. Ma  Conegliano, con le sue strutture e uno staff di prim’ordine oltre a un tifo numeroso e appassionato, è difficile da lasciare. Situazione che fa stizzire gli altri, come abbiamo scritto più volte, con il Prosecco che va di traverso, e che porta a volte a commenti del genere “A chi importa di Conegliano?” (con altre parole, ma il concetto è questo). Poi a volte gli scudetti vengono vinti nelle grandi città e lì si scopre, non solo nel volley, che si finisce comunque in due righe disperse fra il calciomercato.

Coach Daniele Santarelli anche lui protagonista storico, si conferma in una sua striscia vincente consecutiva da brividi, considerando anche le nazionali, Serbia (Mondiale) e Turchia (VNL ed Europeo). Magari poco simpatico a qualcuno, non ha i media (quei pochi che si occupano di pallavolo, niente di paragonabile al calcio) amici per esempio di Giovanni Guidetti e quindi questo suo lavoro straordinario non avrà il risalto che meriterebbe, ma i risultati certamente parlano anche per lui e rimaranno per sempre. Conegliano è una storia meravigliosa, un esempio per tutti gli sport, e sta scrivendo un libro emozionante, da ricordare, che riempie il cuore e lo spirito.

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