Umorismo tedesco

8 Febbraio 2010 di Luca Ferrato

di Luca Ferrato
La recensione di ‘Englischer Fussball’ di Raphael Honigstein, il libro che ha fatto infuriare l’Inghilterra calcistica. Fra storie risapute e luoghi comuni qualche riflessione interessante però c’è…


La cosa più difficile è accettare le critiche degli altri. Ancora più difficile quando è un popolo a criticarne un altro, cercando di mettere in evidenza più i difetti che i pregi, i primi d’altronde sono senz’altro più interessanti se hai un pubblico da intrattenere. Tra i tanti, ci ha provato Raphael Honigstein, tedesco trapiantato a Londra fin dal 1993, corrispondente per la Suddeutsche Zeitung e collaboratore fisso dell’inglesissimo Guardian. Honigstein si occupa di calcio ovviamente, in special modo di quello inglese e quello tedesco. Nel suo libro “Englischer Fussball, a german’s view of our beautiful game”, edito in Gran Bretagna dalla Yellow Jersey Press, Raphael prende di mira proprio gli inglesi, sottolineando più i difetti che non i pregi della Nazione che ha dato il calcio al resto del mondo.

Come dicevamo all’inizio, accettare le critiche, soprattutto quando le si ritengono ingiuste, è molto difficile e infatti in Gran Bretagna il libro è stato stroncato da più parti. When Saturday Comes ha fatto una delle recensioni più dure, dubitando anche su quanto Honigstein abbia imparato negli anni passati all’ombra del Big Ben. Altri hanno sottolineato una certa impreparazione e una certa sufficienza degli argomenti trattati, soprattutto quando si parla di un passato calcistico britannico lontano e ormai ai più quasi sconosciuto. In effetti il libro contiene alcuni strafalcioni. Al suo interno e addirittura anche sulla quarta di copertina si parla di Italia 90 e Mexico 72, quando ormai anche i patiti del genere “calciatori-veline” sanno che il Mondiale del Messico si disputò nel 1970 e nei quarti di finale a Leon, si affrontarono proprio la nazionale inglese, campione del mondo in carica, e i tedeschi allenati da Helmut Schoen, che, dopo essere andati sotto per 2 a 0, ribaltarono il risultato e vinsero ai supplementari grazie a un gol di Gerd Muller al 108’.
Il libro però si lascia leggere e anzi a volte si trovano spunti veramente interessanti. Innanzitutto quando Honigstein ci parla del declino dello “stile di gioco inglese”, di come è cambiato il modo di giocare in terra d’Albione dagli anni ’70 ad oggi. L’autore cerca di scavare nella storia inglese a cavallo fra 1800 e inizi del 900 e in effetti qui è meno preciso di quanto aveva fatto David Winner nel suo splendido “Those feet”. Honigstein però ci racconta anche episodi divertenti. Come l’odio profondo che gli inglesi provano per i simulatori, per quelli che appena dentro l’area si tuffano, alla ricerca del calcio di rigore. Nell’estate del 2005 però, durante un’amichevole fra Inghilterra e Stati Uniti, fu proprio l’inglese Michael Owen a fare un bel triplo carpiato con avvitamento nell’area avversaria e dal suo microfono John Motson, storico commentatore della BBC, commentò così: ”Michael deve averlo imparato a fare in Spagna”. Owen in quel periodo infatti giocava (poco) nel Real Madrid ed ovviamente quel gesto inqualificabile non aveva potuto che impararlo dagli spagnoli.
Da qui Honigstein parte in una serie di riletture di episodi famosi come l’espulsione dell’argentino Rattin durante il Mondiale del 1966, con l’allenatore inglese Alf Ramsey che arrivò a definire ‘animali’ gli argentini. Anche la famosa “mano de dìos” maradoniana del 1986 si cerca di vederla sotto un’altra chiave di lettura: ma qui a dire la verità c’è poco da leggere, più che altro sarebbe interessante paragonare quell’episodio al doppio colpo di mano di Henry contro l’Irlanda. Nel primo caso nessuno pensò di cacciare l’Argentina dai Mondiali e il Pibe de Oro venne beatificato in tutto il mondo dopo che, nella stessa partita, segnò quel gol in slalom che incantò tutti.
I media britannici sono poi letteralmente andati su tutte le furie, quando Honigstein è arrivato a dire che la rivalità fra Germania e Inghilterra è a senso unico, un po’ come quella fra scozzesi e inglesi (nel secondo caso sono ovviamente gli scozzesi a sentire maggiormente la rivalità con il nemico di Londra mentre, secondo l’autore, solo gli inglesi odiano calcisticamente i tedeschi, mentre dalle parti di Monaco e Berlino, la rivalità più sentita è quella con gli italiani, imbattibili nelle occasioni che contano, e contro i vicini di casa olandesi).
Difficile essere d’accordo con tutti gli argomenti toccati da Honigstein nel libro ed è normale che le sue convinzioni abbiano causato critiche e accuse di voler fomentare proprio la rivalità anglo-teutonica. In più parti del libro però l’autore esprime sincera ammirazione per il calcio inglese in particolare e per il popolo britannico più in generale. Una delle possibili cause di fraintendimento è data dal fatto che questo libro qualche anno fa è uscito in tedesco e qualche anno dopo, per la traduzione inglese, non è stato cambiato nulla nel testo. Honigstein in certi tratti sembra anche aver assimilato parte dello humour britannico, che pare non abbia molto successo dalle sue parti. Concetto sintetizzato da una frase del comico tedesco Henning Wehn, riportata da Honigstein verso la fine del libro: ”They say Germans don’t have a sense of humour. I don’t find that funny”.
Luca Ferrato
(in esclusiva per Indiscreto)

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