Attualità

Un pandoro con la Ferragni

Indiscreto 18/12/2023

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Il caso Ferragni e del pandoro Balocco per il Natale 2022 griffato appunto Chiara Ferragni, di cui si sta parlando in questi giorni con interventi dell’antitrust e la decisione dell’influencer di donare in beneficenza all’ospedale Regina Margherita un milione di euro, ci porta a chiedere quanto abbia senso comprare (e quindi pubblicizzare) un prodotto solo perché supportato da un testimonial famoso, che sia per beneficenza o a puri fini commerciali. Nessun sondaggio sulla Ferragni, che in questo caso farebbe davvero rima con linciaggio vista le evidenti colpe dell’influencer e della Balocco, che però la donazione l’aveva fatta ‘prima’, per una comunicazione ambigua.

Per quale motivo qualcuno dovrebbe acquistare un pandoro perché accompagnato dal volto di Chiara Ferragni, oppure una confezione di riso perché la pubblicizza Gerry Scotti, o un detersivo perché lo dice Ilary Blasi, o ancora sottoscrivere un contratto con una banca perché i protagonisti dello spot sono Elio e le Storie Tese oppure Linus? Perché le truffe sono una cosa, ma il meccanismo che sta alla base dell’uso dei testimonial è discutibile anche quando dal punto di vista formale è pulito. Come se fosse onesto che un deejay (ma varrebbe ancora di più per un giornalista finanziario) decantasse le qualità di un conto corrente o comunque gli associasse la propria immagine.

Nessun moralismo nostalgico: del resto è dai tempi di Carosello che volti noti vengono coinvolti nella pubblicità, e questo non per dire che Tino Scotti o Ernesto Calindri sono stati gli antesignani degli influencer bensì per capire quanto effettivamente il personaggio famoso influenzi appunto l’acquisto di un prodotto. La domanda è insomma: avete mai comprato a scatola chiusa qualcosa perché c’è un cosiddetto VIP che ne ha declamato le qualità in radio, televisione, Internet o riviste che siano? Il caso Ferragni-Balocco non ci incuriosisce, ma meriterebbero un dibattito le persone che pagano quasi il triplo (9 euro contro 3,70) un pandoro soltanto perché c’è il nome Ferragni invece di pagarlo il prezzo normale e dare la differenza in beneficienza. 

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