Attualità

Sostituzione etnica sì o no?

Stefano Olivari 21/04/2023

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Siamo favorevoli alla sostituzione etnica? Domanda d’attualità e che di attualità rimarrà, anche se le polemiche politico-mediatiche vertono sull’espressione usata da Lollobrigida (complottista o no?) e non sulla sostanza del discorso, che è molto semplice. In un’Italia che fa sempre meno figli è auspicabile riempire i vuoti con gli immigrati oppure tecnologia e altre trasformazioni rendono infondati questi discorsi sulla forza lavoro tanto cari a chi vuole pagare poco dipendenti e collaboratori? Discorsi che paradossalmente mettono dalla stessa parte della barricata la sinistra borghese ZTL alla Elly Schlein e l’imprenditore che si lamenta al Tg4 dei giovani che non hanno come primo sogno quello di fare i camerieri a 600 euro al mese (e infatti la Lega…).

Per sostituzione etnica si intende, se non vogliamo essere ipocriti, soprattutto quella dei neri e dei maghrebini, peggio se musulmani. Pochi italiani sono disturbati da altre etnie e altre culture, c’è poca audience quando si parla di cinesi o peruviani e non è difficile capire il perché. Pochi sono disturbati da Retegui (noi sì, perché la Nazionale dovrebbe avere giocatori formati nel paese che rappresenta: in questo senso più onesto passaportare Jorginho), che con l’Italia c’entra zero e comunque meno, mettiamo, di Cheddira che ha giocato il Mondiale con il Marocco.

La nostra domanda è per una volta seria, visto che al ritmo di 1,25 figli per donna nel lungo periodo si scompare e nel breve potrebbero esserci altri problemi, si pensi soltanto ad una scuola tarata per certi numeri. È un discorso ideologico, sia per i pro sia per i contro, a meno che qualcuno creda davvero che i conti dell’INPS, devastati da generazioni di babypensionati che non facendo niente potrebbero anche vivere cento anni alle nostre spalle, possano essere risanati da contribuzioni saltuarie, quando non inesistenti.

Ci sono dinamiche culturali che non possono essere stoppate da alcuna legge e da alcuno sgravio fiscale: davvero, in Italia, qualcuno ha rinunciato ad avere un figlio (diciamo uno, non due o dieci) perché gli mancavano i soldi per farlo mangiare? Il welfare può aiutare, ma anche realtà come Svezia (1,66 figli per donna), Germania (1,53) e Svizzera (1,46) siamo abbondantemente sotto la crescita zero, quindi matematicamente destinati all’estinzione. Il senso della nostra domanda è ideologico, come detto, ma anche un po’ concreto: rimanere in 60 milioni, o quanti siamo, utilizzando gli immigrati pronti subito al posto dei figli pronti fra vent’anni, ha un senso?

stefano@indiscreto.net

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