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Il nuovo Papa

Indiscreto 06/05/2025

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Chi sarà il nuovo Papa? A poche ore dall’inizio del Conclave facciamo i nostri pronostici per un evento che avrà un impatto politico enorme in tutto il mondo, a prescindere dalla propria religione. Come al solito ci sbilanciamo: dipendesse da noi il successore di Bergoglio sarebbe Robert Sarah, il quasi ottantenne cardinale che ben prima della morte di Papa Francesco si era guadagnato l’antipatia del giornalista collettivo con le posizioni conservatrici in tema di morale e di dottrina e con il suo essere anti-islamico e contro migrazioni incontrollate che tolgono identità alle terre di partenza e a quelle di arrivo. Il mitologico Papa nero evocato dai Pitura Freska sarebbe difficilmente attaccabile da sinistra, per il suo anti-capitalismo unito al colore della pelle, ma anche da destra perché rappresenta un cattolicesimo tradizionale, meno politico di quello di Wojtyla e meno Ong di quello bergogliano. E poi ci piace il nome, senza la acca uguale a quello del capitano austriaco al Mondiale 1978, autore del lancio (definirlo assist è troppo) a Krankl per il miracolo di Cordoba.

Al di là di Sarah, dobbiamo citare quelli che sono i favoriti per i competenti, che ne stanno sparando così tanti da ricordarci i competenti del calcio. Iniziamo da Pietro Parolin, cioè il segretario di Stato con Papa Francesco, scelta nel segno della continuità ma anche percepita come più di centro. In grande ascesa Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, grande esperto di Medio Oriente e di dialogo interreligioso, oltre che parente del Pizzaballa portiere-figurina di Atalanta, Roma, Verona e Milan: l’ottantaseienne Pier Luigi è cugino del padre del cardinale. Terzo italiano fra i favoriti è Matteo Zuppi, capo dei vescovi italiani e per molti aspetti più bergogliano di Bergoglio: senza dubbio sarebbe il più amato dai giornalisti e da Fabio Fazio.

Fra gli stranieri da segnalare l’americano Robert Prevost, un moderato e concreto candidato, il congolese Besungu che è conservatore come Sarah ma meno divisivo e molto più giovane, l’ungherese Peter Erdo, uno degli ultimi cardinali nominati da Giovanni Paolo II, il filippino Luis Antonio Tagle, progressista ma non divisivo, il ghanese Peter Turkson anche lui percepito come di centro. Detto che per i bookmaker i favoriti sono Parolin e Tagle, interessante è il meccanismo di voto visto che il Papa deve essere scelto da più dei due terzi dei votanti. Essendo 133 i votanti questo significa che il numero magico è 89.

Ma cosa accadrebbe in caso di continue fumate nere? Giovanni Paolo II aveva rotto una tradizione quasi millenaria (1179, Terzo Concilio Lateranense) permettendo l’elezione con una maggioranza semplice, quindi subito sopra il 50% dopo 13 giorni di scrutini senza un vincitore, ma poi Benedetto XVI aveva fatto marcia indietro lasciando il limite dei 13 giorni (in termini di scrutini circa 33 scrutini, calcolando molti giorni da 2 e alcuni da 3) ma sempre con la maggioranza dei due terzi. Non più però con tutti votabili, ma con un ballottaggio fra i due più votati all’ultimo scrutinio. Teoricamente si potrebbe quindi andare avanti all’infinito, senza calci di rigore o monetina.

stefano@indiscreto.net

 

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