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Anni Ottanta

Sanremo 1988, perdere l’amore e tanto altro

di Paolo Morati

Pubblicato il 2018-02-02

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Festival di Sanremo 1988, teatro Ariston: 26 brani in gara solo tra i Big, un’enormità. Tantissimi successi e nomi, anche tra i giovani, che avranno un grande futuro. Con il trionfo di una canzone scartata l’anno precedente dalle selezioni e diventata invece una grande classico. Stiamo parlando del 1988, un’edizione del Festival della Canzone Italiana vinta a mani basse da Perdere l’amore, scritta da Marcello Marrocchi e Giampiero Artegiani (quest’ultimo ce ne raccontò tempo fa la storia in questa intervista). Proposta nel 1987, senza essere ammessa, con la voce di Gianni Nazzaro. E invece il futuro vincitore Massimo Ranieri, per dire che alla fine basta poco a cambiare il destino di un brano ma anche di un cantante, non solo fu preso in gara ma la portò anche al trionfo grazie a un mix di potenza interpretativa, intonazione e tenuta del palcoscenico. Al secondo posto ancora una volta Toto Cutugno, con Emozioni, e al terzo Luca Barbarossa impegnato sul tema della violenza sulle donne (L’amore rubato).

Al di là del podio il 1988 è comunque un anno di successoni. Torna Anna Oxa, questa volta nelle mani artistiche di Piero Cassano che le cuce addosso l’esplosiva Quando nasce un amore (e a dieci anni dall’esordio di Un’emozione da poco), Fausto Leali si riconferma in gran spolvero con Mi manchi, compie un altro passo in italiano Raf (Inevitabile follia) dopo il duetto con Umberto Tozzi (Gente di mare dell’Eurofestival del 1987), Fiorella Mannoia è di nuovo preferita della critica (Le notti di maggio, di Ivano Fossati) mentre Tullio De Piscopo e la sua Andamento lento producono un effetto a scoppio ritardato l’estate dello stesso anno, diventando il più classico dei tormentoni.

Ma sul fronte Big il Festival del 1988 va ricordato anche per la leggendaria Italia di Mino Reitano, scritta da Umberto Balsamo, sbeffeggiata da chi era incapace di accettare la spontaneità del cantante calabrese, la profetica Nascerà Gesù dei Ricchi e Poveri (curioso che proprio in questi giorni si stia dibattendo di ingegneria genetica…) e l’eccellente Sarà per te di Francesco Nuti, ripresa poi anni dopo anche da Mina. Una grande e semplice canzone, senza frizzi e lazzi, firmata Riccardo Mariotti.

Tra le nuove proposte vinsero gli ormai dimenticati Future (Canta con noi) che precedettero Stefano Palatresi, pupillo di Renzo Arbore. Ma in gara si presentarono tanti futuri Big. Da Biagio Antonacci a Mietta, da Mariella Nava a Bungaro, passando per Andrea Mirò e Paola Turci. Tutti personaggi che hanno comunque poi trovato un loro spazio nella storia della musica leggera italiana, per una selezione di nomi specchio di un periodo particolarmente prolifico.

Da citare infine l’ultima apparizione di Giorgia Fiorio in veste di cantante, prima di diventare una quotata fotografa, e la partecipazione dei Lijao. Una band che non ebbe poi molto futuro ma che con Per noi giovani incarnavano in modo perfetto il decennio in via di conclusione. Ma per farci tutte le domande del caso e tirare le somme definitive avremmo dovuto aspettare il Raf dell’anno successivo…

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