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Pets, la rivoluzione degli animali

Stefano Olivari 02/11/2016

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Fra i film per bambini che abbiamo dovuto vedere negli ultimi anni, Pets – Vita da animali, è senz’altro quello che ci è piaciuto di più. Tutte comprensibili le ragioni del suo successo planetario, quasi 900 milioni di dollari di incassi in pochi mesi. Prima di tutto Pets usa un ingrediente quasi infallibile, quello di umanizzare gli animali e quindi di coinvolgere nell’intimo sia chi già li ama sia soprattutto chi non li ama o non li conosce. In più rispetto ai tanti film centrati su animali o pseudo-tali Pets se la gioca anche su un piano diverso, inventandosi una sorta di coscienza di classe degli animali ed anche una loro sottodivisione non per specie ma per vocazione rivoluzionaria. Una rivoluzione contro gli umani che può vincere battaglie e mai la guerra, per manifesta inferiorità tecnologica ma anche perché gli umani possono ingannare, senza nemmeno la giustificazione della convenienza a farlo: semplicemente si stancano di te. La terza caratteristica di questo computer-film davvero molto spettacolare e in certe scene al limite della paura (gli inseguimenti, il falco che si domina a fatica, la vipera che prova ad attaccare i due protagonisti), è una sottile riflessione sulla totale dipendenza dell’animale domestico dal proprio padrone.

Dipendenza non solo materiale, perché questo varrebbe anche per un figlio o un invalido, ma da uno stato di perenne incertezza: le domande ‘E se non tornasse più?’ o ‘Ma se  fino a dieci minuti fa mi accarezzava perché adesso esce?’ non possono avere risposta se non attraverso l’abitudine, che comunque non cancella mai completamente queste paure profonde. Se la grottesca umanizzazione è il prezzo da pagare per far passare questi concetti nella testa di chi considera gli animali come peluche (e li regala quasi come upgrade dei peluche), allora ben venga l’umanizzazione. Quanto al film, dal punto di vista tecnico è davvero super e come molti prodotti industriali (per noi è un complimento, amiamo l’industria) ragiona in maniera glocal: così in Italia alcuni dei personaggi principali sono stati doppiati da personaggi famosi, in questo caso Laura Chiatti, Alessandro Cattelan, Francesco Mandelli. Per fortuna quasi inesistenti le caratterizzazioni dialettali (poi ci lamentiamo delle schedature inglesi, che poi erano soltanto classificazioni linguistiche), ci sono momenti in cui si piange come quello in cui Max e Duke (i due cani protagonisti) stanno per annegare. The Secret Life of Pets ha meritato di essere presentato a Venezia e Chris Renaud (Cattivissimo me, Minions), regista insieme a Yarrow Cheney, è un grandissimo artigiano. Film da vedere al cinema, cosa che ormai viene da dire sempre più raramente.

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