Non siamo nobili russi

29 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Al netto delle frodi umane la roulette è il gioco statisticamente più onesto, per questo grandi studiosi hanno tentato di adattare metodi da casinò al mondo molto più complesso delle scommesse sportive. Il più famoso di questi sistemi è il D’Alembert, dal nome del francese che fu tra i più vivaci esponenti dell’Illuminismo. In realtà il matematico si dedicò alle convergenze delle serie numeriche e non a consigli operativi per giocatori d’azzardo, ma il suo nome comunque identifica una martingala usatissima dai nobili russi dell’Ottocento. Il metodo si adatta alle situazioni in cui si vince il doppio della posta: nelle scommesse questo significa puntare su ciò che è quotato a 2,00 o dintorni, non esistendo situazioni ‘perfette’ tipo pari o dispari. In concreto si osservano uno o più risultati quotati alla pari, poi alla prima ‘non uscita’ si gioca la loro uscita. Si punta quindi un’unità, mettiamo 100 euro, sulla vittoria di una squadra quotata a 2,00. Se la squadra vince abbiamo vinto 100 euro: ci ritiriamo ed iniziamo un’altra partita. Se perde aumentiamo di un’unità la giocata, diminuendola di uno ad ogni vincita. Il concetto base è che prima o poi si tornerà in equilibrio, quindi ad una quasi parità fra ‘vittorie’ e non vittorie a 2,00. E che quindi si riesca ad andare in guadagno anche con meno della metà dei colpi vinti. Nel caso di ritorno all’equilibrio, poi, si otterrà una vincita pari a mezza unità per ogni colpo giocato. Invitiamo a simulare con soldi del Monopoli, prima di rovinarsi come hanno fatto milioni di giocatori. A partire da quei nobili russi.
stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di ieri)

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