Svegliarino

Nadal è ancora vivo

Stefano Olivari 20/03/2008

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Finito il derby romano (anche durante, lo ammettiamo) siamo riusciti a vedere la fine della partita di Indian Wells fra Tsonga e Rafa Nadal: livello altissimo, con il francese che giocava facile ed il maiorchino costretto a fare il tergicristallo, sputando sangue e tirando su qualsiasi cosa. Terzo set, 5 a 2 per il finalista dell’ultimo Australian Open (in semifinale aveva brutalizzato proprio Nadal) che sul 5 a 3 va a servire per il match. Qui la luce si spegne, Nadal rimane attaccato alla partita e porta a casa un successo più importante per la sua autostima che per la sua carriera. Stiamo penosamente cercando una metafora per descrivere la corsa scudetto di Inter-Nadal e Roma-Tsonga, ma la cosa è superiore alle nostre possibilità. Di sicuro la sparata post-Liverpool di Mancini mai come adesso appare studiata piuttosto che frutto della delusione del momento: a Marassi un’Inter modestissima come condizione atletica (la vera colpa dell’allenatore: altro che ‘gli manca la mentalità internazionale’, a meno che fra la varie dismissioni di Stato non ci sia anche Genova), con formazione semiobbligata piena di acciaccati (Chivu, Ibrahimovic, Maxwell) e come al solito, per colpa, in dieci per più di un tempo ha dato una dimostrazione di carattere e di umiltà. Una dimostrazione esaltata dalla superiorità della manovra genoana: pochissime occasioni da gol, ma duecento cross e situazioni potenzialmente pericolose. Poi Torres è meglio di Figueroa, eccetera. Questo non significa che Mancini saluterà una società che non lo merita con il terzo scudetto consecutivo, anche se l’aritmetica (sette punti, in pratica otto, di vantaggio sulla Roma) sembra essere dalla sua parte, ma solo che come gestore di momenti difficili, cioè allenatore da grande squadra, ha pochi eguali. Poi, a seconda dei consigli di Gino & Michele piuttosto che di Oliviero Toscani, Moratti troverà anche qualcuno più ferrato sulla preparazione atletica o su procedure succedanee (anche questa è ‘mentalità internazionale’), ma uno con questo carattere è giusto che vada fra due mesi nella NBA del calcio. Cioé in Premier League, vicino ad uno dei suoi due maestri ed a suo figlio.

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