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Mille partite dopo

Stefano Olivari 10/05/2007

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Nell’agosto del 1992 Nottingham Forest-Liverpool fu la prima partita teletrasmessa in diretta televisiva da BSkyB, antesignana anche di Sky Italia. Tottenham Hotspurs-Blackburn Rovers, di giovedì 10 maggio 2007, sarà la millesima. In questi giorni molti giornali inglesi hanno cominciato a guardarsi alle spalle per vedere come è cambiato il calcio britannico dopo la rivoluzione di Murdoch. Si sono accorti che parecchio è cambiato e che forse il calcio inglese ha perso la sua particolarità, la sua unicità, ciò che ce lo ha reso affascinante e vari decenni fa ce lo ha fatto preferire a quello tedesco, francese o spagnolo ad esempio. Per non parlare di quello italiano… Innanzitutto se solo prendiamo in considerazione la stagione 1991/92 – l’ultima non trasmessa da Sky e l’ultima anche prima dell’avvento della Premier League – ci accorgiamo che alla fine risultò trionfatore il Leeds United, dopo una splendida lotta al vertice con il Manchester United (un Leeds allenato da un inglese, Howard Wilkinson, un particolare da non trascurare oggigiorno). Si dirà: ” Lo United ha vinto così tanto negli anni precedenti che quel campionato ha potuto lasciarlo tranquillamente ai bianchi dello Yorkshire”. Guardando l’almanacco, però, ci si potrebbe accorgere che i rossi di Ferguson (in carica dal 1986) non vincevano il campionato dal lontano 1967 e venivano accolti in tutti gli stadi britannici con sfottò che fino a quest’anno hanno ascoltato anche i tifosi interisti. Analizzando ancor meglio la classifica di Prima Divisione di quel 1991/92 si scorgerebbe anche uno Sheffield Wednesday al terzo posto e un Man City al quinto con ben 19 punti in più, alla fine della stagione, rispetto al Chelsea. Uno stravolgimento completo rispetto alle gerarchie odierne. In quei primi anni Novanta l’Inghilterra era appena uscita dall’isolamento nel quale l’Uefa, dopo l’Heysel, l’aveva costretta e l’Eldorado calcistico, al di là della qualità del gioco e dell’ambiente, era rappresentato proprio dal nostro campionato. Nel campionato inglese i giocatori indigeni la facevano da padrone, con scozzesi, irlandesi, gallesi e qualche scandinavo a rappresentare il massimo dell’esoticità. C’erano appena due africani in tutto il campionato, Bruce Grobbelaar del Liverpool e Peter Ndlovu del Coventry. Un solo sudamericano, l’uruguayano Josè Perdomo (quello del cane di Boskov) – sempre a Coventry – famoso più per i suoi calci che per il suo calcio. Oggi invece non potremmo immaginare un campionato inglese senza Drogba, Essien, Kolo Tourè, Kanu, e ammonta a ben 39 il numero degli africani nella Premier League di quest’anno. A questi vanno aggiunti stranieri di un po’ tutte le nazionalità, così da permettere che un Portsmouth-Bolton qualsiasi possa vedere in campo almeno 10 giocatori che hanno partecipato ad un Campionato del Mondo. Gli stipendi dei calciatori inglesi nel 1992 ovviamente erano molto più bassi rispetto a quelli di oggi e molto inferiori rispetto a quelli che mediamente venivano pagati in Serie A. Anche i metodi di allenamento e l’alimentazione non avevano raggiunto l’iperprofessionismo odierno. Così che poteva risultare abbastanza comune vedere il Wimbledon allenarsi in un parco londinese o Bryan Robson (foto) barcollare felice in volto all’uscita da un pub dopo un allenamento. Nei primi anni Novanta era ancora possibile comprare il giornale il sabato mattina a Londra e scegliere quale partita andare a vedere fra le 6 o 7 che mediamente vengono giocate nella capitale ogni settimana. Oggi riuscire ad andare a White Hart Lane o a Stamford Bridge anche per una partita interna contro il Wigan è quasi più difficile che assicurarsi un biglietto per la finale di Champions ad Atene (a prezzi accessibili almeno, spendendo 200 sterline probabilmente si hanno più possibilità). É corretto anche dire che gli stadi oggi sono molto più sicuri rispetto a 15 o 20 anni fa, ma questa “aumentata sicurezza” è stata fatta gravare molto sullo spettatore inglese. Che comunque ha continuato a percorrere imperterrito la strada verso lo stadio ogni sabato pomeriggio, aggiungendoci qualche domenica mattina e ultimamente anche qualche lunedì sera. Finché dura…

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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