Mary per sempre

12 Dicembre 2006 di Stefano Olivari

BASTA ACCONTENTARSI – Abbiamo già detto delle classifiche mondiali e dei modesti progressi dei nostri giocatori. Nel discorso si inserisce l’intervista di Filippo Volandri al sito della federtennis. Il nostro numero uno traccia il bilancio del 2006 definendolo “un anno positivo“ e promette, in vista della prossima stagione, di tentare l’impresa: “Voglio vincere a Roma”. Insomma, dice il sito medesimo, Volandri è soddisfatto delle proprie prestazioni e lui stesso spiega: “Già confermarsi è difficile e io ci sono riuscito. A un certo punto sono stato costretto a fare i conti con acciacchi e infortuni, ma il finale di stagione è stato col botto . Ricordo con piacere nel 2006 la sfida con Rafael Nadal nello spareggio di coppa Davis contro la Spagna e poi la vittoria con Tommy Robredo sempre in terra iberica”. E poi: “Sicuramente la vittoria dell’Atp di Palermo ha avuto per me un sapore particolare. Ora l’obiettivo è arrivare sempre più in alto. Spero di entrare nei primi venti del mondo e credo di averne le capacità. Ma il mio sogno è vincere il torneo di Roma, perchè si disputa in Italia, e fare bene al Roland Garros, che è lo Slam a cui tengo di più sulla superficie che preferisco”. Volandri ha le qualità per riuscirci e dunque non resta che sperare. Resta però anche il fatto che Filippo continua a concentrarsi solo sulla terra rossa e che la seconda parte della stagione di solito lo vede più o meno sparire dalla scena. Insomma Volandri assomiglia sempre di più a uno dei tanti mezzi argentini (o mezzi spagnoli) di cui il circuito è pieno. Ottimi giocatori ma sempre mezzi. 2. RICCI BOTTI – La guerra è solo l’inizio. Al gran capo dell’Atp De Villiers – favorevole a trasformare il tennis in uno show business (o farne in un business show) – risponde ora il presidente della federazione internazionale, l’italiano Francesco Ricci Bitti. La sua lunga intervista è riassumibile così: 1) “I tanti soldi che girano stanno distruggendo le carriere di molte giovani promesse”. 2) “I soldi sono per chi in campo dà spettacolo e non per chi ha una classifica mediocre, ma gli sponsor danno la possibilità di guadagnare anche a chi non vince e a molti questo basta”. 3) “Al Cio mi dicono che piacerebbe loro essere come il tennis, ma nel tennis ci sono alcune persone che credono che le cose non vadano bene “; 4) “L’occhio di falco che nel circuito Atp e Wta ha un uso limitato, nella finale di Coppa Davis è stato usato ogni volta che il giocatore lo ha richiesto. Se hai un dispositivo così, devi utilizzarlo. Limitare questo apparecchio è come vedere il problema solo dal punto di vista dello spettacolo e non da quello sportivo”. 5) “Gli sportivi sono come degli artisti che intrattengono il pubblico, ma io dico sempre una frase: lo sport al top è entertainment, ma deve essere credibile”; 6) “Con de Villiers ci sono delle discussioni, vedo in lui molto entusiasmo, molta voglia di cambiare, ma crediamo che in questa prima fase stia sottovalutando la complessità del calendario del tennis, e alcuni valori che noi consideriamo importanti”. In pratica: tutto condivisibile. Un decisionismo che avremmo voluto vedere in un presidente della Federtennis. Magari quando lo era Ricci Bitti. 3. LA SCOMMESSA DELL’ANNO – Lo dice Bjorn Borg: Andy Murray potrebbe essere il grande avversario di Roger Federer nella prossima stagione. Anche se per vedere lo scozzese al numero uno del mondo del mondo bisognerà aspettare che lo svizzero ( che comunque Murray ha battuto quest’anno) si stufi. Noi, che Borg non siamo, però buttiamo lì un altro nome: Novak Djokovic, 19 anni, numero 16 e un 2006 chiuso con due titoli all’attivo e un miglioramento più che visibile. Ci piace più di Murray (che è sotto la cura di Brad Gilbert), lui si piace un sacco: “Posso arrivare nei primi dieci”. Se invece arriverà al numero uno potremo dire un giorno di aver vinto contro Bjorn Borg. 4. SUNSET BOULEVARD – Diciamolo: vedere le sorelle Williams così non è un bello spettacolo. Vedere le cannibali del tennis più impegnate a disconoscere il padre manager in tribunale che a tentare un dignitoso fine carriera spiega l’ennesimo tramonto delle bambine terribili costruite per picchiare una pallina. E’ già successo e succederà ancora, ma Serena e Venus non erano come le altre, erano uno show in campo e fuori, certamente bel costruito da papà Richard e di alto livello. Che finisca tutto a pesci in faccia (ancorché finti nel tentativo di non pagare la penale di un contratto) mette un po’ tristezza. 5. PROVACI ANCORA MARIE – Dedicato a quelle che a 25 anni hanno già smesso. Marie (in realtà Mary) Pierce non ha avuto una carriera fortunatissima, avrebbe cioè potuto raccogliere di più. Però, tra un guaio e altro, è riuscita a vincere un titolo a Parigi nel 2000 (l’altro suo trionfo in uno Slam è l’Australian Open 1995), e questo è già un vero trionfo. Adesso, all’alba dei 32 anni, ancora un grave infortunio a Linz: le sono saltati i legamenti. Molti le hanno detto di farla finita. Lei non s’arrende: “Voglio tornare ancora una volta”. Se ci riuscirà, e se riuscirà a insegnare qualcosa alle aspiranti starlette del tennis, sarà come aver fatto il Grande Slam.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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