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Le tendenze dell’Europeo

Stefano Olivari 11/06/2008

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Le tendenze, dicevamo. La prima è la scarsezza di molti reparti offensivi, che non va letta come vittoria delle difese ma proprio come limite di molti singoli e soprattutto dei loro allenatori. Perchè a mancare non sono banalmente i gol (esattamente due a partita di media), ma proprio le occasioni create dai centrocampisti offensivi: quasi tutti confinati sulla fasce, dove non a caso si è visto il miglior calcio della manifestazione anche da parte delle squadre che non hanno funzionato (tipo Austria, Svizzera, Polonia, o anche la Repubblica Ceca che pure ha vinto). La seconda è che, con qualsiasi modulo da metà campo in su, la difesa a quattro è dominante a dispetto delle caratteristiche dei giocatori: dall’estremo prudenziale, da quattro più uno, della Grecia, dove Dellas spazzatutto (a noi è piaciuto anche ieri) è un corpo estraneo che sta dietro a quattro difensori veri strutturati come un reparto indipendente, a quello offensivista del 4-2-3-1 portoghese con esterni propositivi (Bosingwa e Paulo Ferreira) e centrali che si sganciano di rado, per non mettere in ulteriore difficoltà i due mazzolatori di centrocampo, ma quando lo fanno (vedi Pepe) creano pericoli. Per quello che si è visto, con una difesa a tre vera ha giocato solo l’Austria (Prodl-Stranz-Pogatetz), e per dirla tutta non l’ha fatto nemmeno male: considerazione che è anche una critica per il resto della squadra, orgogliosa ma tecnicamente scadente tranne che in Martin Harnik. La terza è che la velocità di crociera è ottima, per questo tipo di manifestazioni dove andare sottoritmo è essenziale per non scoppiare alla seconda partita: vedremo adesso se ci sarà un crollo, di sicuro hanno pagato dazio più di tutte le squadre piene di giocatori atleticamente bolliti (l’Italia su tutti). La quarta tendenza è che gli allenatori non stanno inventando alcunché, limitandosi a far giocare gli uomini che credono più in forma senza abiurare il modulo che li ha portati fin qui: delle sedici squadre nessuna ha finora rinunciato al suo schema base, o perlomeno a quello prevalente nel recente passato. Segno che negli ultimi mesi non sono esplosi campioni di livello tale da mettere in discussione qualche certezza tattica, oltre che di convocazione. Magari il primo a farsi venire qualche pensiero in merito sarà proprio Donadoni: non che abbia campioni in ascesa, ma qualcuno meno in discesa forse sì.

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