La solita crisi di crescita

10 Aprile 2007 di Stefano Olivari

1. DISASTRO ANNUNCIATO – C’è già chi invoca le dimissioni per quanto visto a Tel Aviv, ma il 3-0 (diventato poi 3-2 nel garbage time) inflitto da Israele all’Italia di Davis non è il vero motivo per cui Barazzutti dovrebbe smettere di fare il ct. Fra tutti, insomma, nella due giorni da incubo per il nostro tennis non è lui il più colpevole, Barazzutti anzi aveva messo in campo la formazione migliore (quella che noi tra l’altro avevamo auspicato). Così come poco si può dire a Bolelli e forse a Bracciali (il dolore alla spalla è parziale scusante), mentre per Seppi (nella foto), incredibile la sua involuzione, e soprattutto Starace (vedasi torneo di Napoli sulla terra battuta alla vigilia della sfida) il voto in pagella è zero. Eppure Barazzutti è colpevole, ma per quello che non ha saputo fare più che per quello che ha fatto. Barazzutti è colpevole di non aver saputo in tutti questi anni da ct creare un vero spirito di squadra, un motivo per cui un giocatore di uno sport istintivamente egoista decida di dare l’anima in tre giorni con la maglia della sua nazionale. Un motivo, s’intende, che non siano i soldi, per i quali la battaglia si accende a ciclo continuo. Al nostro Corrado, che questo spirito aveva quando giocava, il lavoro è riuscito solo con le ragazze (ma la vittoria in Fed Cup è stata anche troppo mitizzata), mentre con gli uomini la missione è ampiamente fallita e non servono controprove. Ed è per questo che Barazzutti ora dovrebbe dimettersi. 2. AVVISATELO – Il giorno dopo una sconfitta del genere si attenderebbero spiegazioni concrete. Il presidente federale Binaghi fa sapere: “Questa sconfitta rappresenta soltanto un momentaneo stop in un cammino di crescita da tempo avviato e ormai consolidato. Se metabolizzati in modo corretto, incidenti di percorso del genere finiscono anche per accrescere il bagaglio di esperienza di ragazzi sui quali puntiamo molto. Sono sicuro, in futuro daranno grandi soddisfazioni a se stessi, a capitan Barazzutti e al nostro Paese… Abbiamo insomma la consapevolezza che risultati come quello di Tel Aviv non rispecchiano fedelmente la forza del nostro movimento. Il nostro sistema è sano e in grande crescita, una crescita fatta di numeri, di risultati, di valori e di popolarità. Aumentano i giocatori agonisti, i tornei e i bambini che si iscrivono alle scuole tennis dei Circoli. Gli Internazionali d’Italia sono in un perdurante fase di autentico boom, come ci dicono le fantastiche cifre della prevendita (+ 200 %) dell’edizione del prossimo mese. La nostra nazionale femminile è campione del mondo in carica. Gli juniores stanno facendo ottimi risultati in campo internazionale. Ci manca un fuoriclasse che diventi il trascinatore di questa grande espansione e giuro che per trovarlo faremo il possibile e l’impossibile, proprio come in questi giorni abbiamo visto fare in campo dagli israeliani”. Ecco che cos’è: una crisi di crescita. Da circa otto anni… 3. FORMULA – Su una cosa forse Binaghi ha in parte ragione: “Nonostante siano ormai migliaia i giocatori professionisti di tennis, basta avere un solo campione per vincere in Coppa. La formula ‘due singolaristi e un doppio’ non è rappresentativa del reale valore tennistico di un Paese. Continuo a sperare che il numero dei giocatori da schierare venga allargato. Se ciò accadesse, l’Italia starebbe sempre in Serie A, perchè poche altre nazioni hanno altrettanti atleti nella parte alta della classifica mondiale”. In parte, abbiamo detto, perché sulla serie A abbiamo qualche riserva. Di sicuro però la Davis oggi non ha più quell’appeal che resta solo nel cuore di noi appassionati da un po’. Insomma: se Federer e Nadal, cioè il primo e il secondo giocatore del mondo, rinunciano a scendere in campo, è chiaro che qualcosa non funziona. Forse dalle parti dell’Itf sarebbe il caso di cominciare a pensarci. 4. A CHI L’INSALATIERA – Piccolezze azzurre a parte, il weekend di Davis ha promosso le squadre migliori: la Russia ha dovuto ripescare Safin per l’ultimo match ma alla fine ha piegato la Francia, la Germania ha superato il Belgio senza fatica, la Svezia idem e un po’ a sorpresa con l’Argentina che ha schierato il doppio simpatia Nalbandian-Canas, gli Usa hanno spazzato via la Spagna senza (appunto) Nadal. Ora le semifinali: Russia-Germania e Usa-Svezia. Il pronostico ovviamente dice Russia-Usa: che dite, una finale con Blake e Roddick da una parte e Safin dall’altra può rappresentare il meglio mondiale? 5. CARTE BOLLATE – Come si diceva le scorse settimane siamo solo all’inizio: gli organizzatori del torneo di Montecarlo hanno annunciato battaglia contro la decisione dell’Atp di riformare il calendario a partire dal 2009. La storia è nota: l’Atp e il suo megapresidente De Villiers sono intenzionati ad allestire un torneo di due settimane con uomini e donne sulla terra battuta a Madrid (grazie ai soldi di Ion Tiriac) e a farne le spese sarebbero 2 dei 3 Masters Series europei che si svolgono sul rosso. In pratica Montecarlo e Amburgo, salvando Roma. Zeljko Franulovic, direttore del torneo del Principato, dice che è un giorno triste per il tennis perché “siamo costretti ad agire contro la nostra stessa organizzazione che pensa di distruggere oltre 100 anni di tennis solo per una questione economica”. In pratica: Montecarlo si rivolgerà alla giustizia ordinaria, così come ha già fatto la federtennis tedesca per tutelare Amburgo avviando una causa davanti ad una corte del Delaware, negli Stati Uniti. Unica consolazione: lì non c’è il Tar…

Marco Lombardo
marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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