La finale di Donato Sabia

8 Aprile 2020 di Indiscreto

Donato Sabia è morto a 56 anni, nella sua Potenza, per il coronavirus che pochi giorni fa già aveva portato via suo padre. Il miglior modo per ricordarlo è secondo noi la finale degli 800 metri dei Giochi di Los Angeles, la prima delle sue due finali olimpiche negli 800: essere presenti in un contesto simile, in una delle gare dell’atletica con maggiore concorrenza, vale più del 90% delle medaglie d’oro assegnate in altri sport presenti ai Giochi.

Il ventunenne Sabia superò brillantemente le batterie, poi arrivò quarto in una semifinale dove c’erano Coe, Billy Konchellah, Johnny Gray, Barbosa, qualificandosi per la finale del 6 agosto che vedeva al via Coe (all’epoca primatista del mondo con l’1’41”73 di Firenze, ottenuto 3 anni prima), Ovett, il brasiliano Cruz, i keniani Konchellah e Edwin Koech, gli americani Gray e Jones.

Sabia, seguito fra gli altri anche da Vittori e Donati, partì in seconda corsia. Al primo giro passò in testa Koech, con Cruz incollato e Sabia settimo, ma soprattutto chiusissimo. Ai 600 metri Cruz partì con decisione, facendo il vuoto: l’unico a reagire fu Coe, che rimontò fino alla medaglia d’argento, Jones fu terzo. Sabia fini in crescendo, quinto davanti a Koech, Gray e a Ovett. Fra uno dei suoi mille infortuni e l’altro, Sabia sarebbe arrivato alla finale anche di Seul, classificandosi settimo.

Uno dei pochi italiani ad avere vissuto la finale olimpica degli 800, insieme a Lunghi, Lanzi, Grippo, Benvenuti e Longo (che però fu squalificato). Sicuramente la grande atletica gli è stata tolta troppo presto, così come la vita.

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