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In the box

La canzone triste di Elton John

Stefano Olivari 12/04/2007

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Sabato prossimo, 14 aprile, il Watford si troverà di fronte a quella che solitamente viene considerata una missione impossibile. In una stagione nella quale gli “Hornets” quasi mai hanno abbandonato il fondo della classifica, si troveranno ad affrontare sul campo neutro del Villa Park, la supercorazzata Manchester United nella semifinale di FA Cup , per impedire così che a maggio si svolga una scontata finale fra Chelsea e Man U (domenica poi toccherà al Blackburn Rovers far saltare il pronostico contro i Blues di Mourinho). Vedendo però dove il Watford è arrivato in questa coppa il pensiero non può non correre indietro ai primi anni Ottanta, cioè quando i ‘Calabroni’ salirono alla ribalta nazionale sotto la presidenza di Elton John. La pop star acquistò il club nel 1977, quando il Watford vivacchiava in Quarta Divisione. Il carismatico Elton promise di portare il club al massimo livello in soli cinque anni, cosa che prontamente fece visto che al termine della stagione 1981/82 il Watford salì in pompa magna in quella che è oggi la Premier League. L’anno dopo gli Hornets non si stufarono di stupire e, trascinati da un attacco formato da Luther Blissett e un giovanissimo John Barnes, conquistarono addirittura un incredibile secondo posto alle spalle del Liverpool. In panchina quella squadra era allenata da Graham Taylor, che sarebbe diventato il selezionatore della nazionale inglese fra il 1990 e il 1993. Elton John gestì la società in maniera assolutamente oculata, non lasciandosi andare a spese folli e anzi alla fine di ogni stagione sempre cercando di piazzare sul mercato i pezzi migliori al miglior offerente. Così nell’estate del 1983 cedette alle lusinghe del Milan e permise l’approdo a Milano del centravanti Luther Blissett. Con i miliardi incassati dalla cessione del bomber (non valgono le facili ironie sullo sfortunato e simpatico Luther…) e di altri due pezzi da novanta come Armstrong e Jenkins – tre punti di forza della “squadra del miracolo”- la dirigenza rimise in piedi una squadra altrettanto competitiva che riuscì questa volta a raggiungere la finale della FA Cup. Il cammino verso Wembley fu forse più tortuoso all’inizio che non alla fine, visto che al terzo turno il Watford fu costretto al replay dal Luton Town e solo grazie a una rocambolesca vittoria per 4 a 3 sul campo amico di Vicarage Road riuscì a passare al turno successivo. In sequenza poi vennero liquidati Charlton, Brighton (finalista l’anno precedente), Birmingham City e Plymouth in semifinale (proprio quest’anno la piccola squadra della Cornovaglia si è frapposta nei quarti di finale agli Hornets). In finale arrivò l’avversario senz’altro più duro, il fantastico Everton di metà decennio, allenato da Howard Kendall. Così il 19 maggio 1984 a Wembley ci fu partita solo all’inizio, quando i Calabroni in un paio di occasioni sfiorarono il vantaggio. Ci pensarono poi Sharp al 38’ del primo tempo e il mitico Andy Gray al 51’ della ripresa a far prendere alla coppa la via di Liverpool. Agli appassionati rimangono ancora negli occhi le lacrime di Elton John a fine partita e il terribile tempismo del tabellone di Wembley che, mentre l’Everton faceva il giro di campo con il trofeo, ricordava al pubblico di comprare l’ultimo disco della popstar “Sad Songs”, appena uscito nei negozi di musica londinesi. Un segno del destino forse…Poco tempo dopo il famoso e munifico presidente lasciò gli Hornets che, negli anni successivi a quella finale di Wembley, seppero solo andare di male in peggio. Quest’anno, abbandonata forse ogni speranza di sopravvivenza in Premier League già da qualche tempo, si trovano con la possibilità di disputare la prima finale di FA Cup nel nuovo Wembley. Così, comunque la si pensi , noi ci sentiamo di dire: ”Good luck, Watford!”.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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