Musica

Alberto Urso, l’ultimo dei tenori pop

Paolo Morati 31/10/2019

article-post

Alberto Urso, vincitore della passata edizione di Amici, è solo l’ultimo dei tenori pop ad essere scesi nell’arena del mercato discografico. Fresco di uscita del nuovo album, anticipato dal singolo E Poi Ti Penti (firmato, manco a dirlo, da Kekko Silvestre), Il sole ad Est, Urso segue le orme di predecessori più o meno illustri in un particolare ambito dove l’italianità vince facile anche all’estero.

Non è un un mistero infatti che da sempre le grandi voci abbiano trovato terreno fertile nei gusti di una parte del pubblico. Da quando, agli inizi, la canzone era sostanzialmente impostata in quella forma e certo non si scappava, passando per le evoluzioni del reuccio Claudio Villa, arrivando alle incursioni pop di Luciano Pavarotti e planando su Andrea Bocelli (in attesa dell’affermazione di suo figlio Matteo) e così come su altri colleghi più o meno di successo come Alessandro Safina o Piero Mazzocchetti, fino ai ragazzi de Il Volo, il cosiddetto bel canto non è mai passato inosservato.

Magari sarà considerato vecchio, drammatico e sentimentale, però è uno stile che mantiene il suo fascino e quindi la vittoria di Alberto Urso davanti a Giordana Angi (qui co-autrice in Solo con te), non ha sorpreso più di tanto anche se è tutta da dimostrare poi la durata nel tempo. Come abbiamo già scritto per la stessa Angi, un conto è infatti è andare a traino della trasmissione di Maria De Filippi e un altro è riuscire a camminare con le proprie gambe.

Veniamo però all’album di Alberto Urso. Intitolato, come detto, Il Sole ad Est, ha un primo merito. Dura solo 27 minuti per 8 brani, andando contro l’abitudine dilagante di allungare all’infinito il brodo anche a costo di inserirvi riempitivi inutili. Otto tracce che sono in linea per storie e suoni con il genere melodico, tradizionale, e con alcune intuizioni pop più riconoscibili di altre (evidente la penna di Ermal Meta in Resta per sempre e in Il mondo tranne me) per un genere altrimenti a rischio ‘noia’.

Nel mezzo il tentativo di fondere insieme due stili vocali laddove in certi passaggi l’interpretazione di Urso si fa più moderna e sporca, per una evidente ricerca di uno stile proprio e riconoscibile. Cosa non certo facile per una voce giovane (appena 22 anni), in una categoria dove di fatto c’è un solo e unico incontrastato numero uno al mondo, e in un momento storico dove tutto sembra dover ormai obbligatoriamente ruotare intorno a trap e dintorni.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Bobby Solo

    Gli 80 anni di Bobby Solo sono un bel traguardo per un cantante che non ha bisogno di presentazioni (come sempre per le informazioni di base rimandiamo a Wikipedia) e che onestamente abbiamo sempre conosciuto in modalità revival, già da quando di anni ne aveva poco più di 30, da… solo e anche con i […]

  • preview

    Pink Floyd: Live at Pompeii

    Perché ascoltare Fedez e Tony Effe quando possiamo riascoltare i Pink Floyd milioni di volte? Domanda legittima per chiunque non faccia il critico musicale e quindi anche per noi, con un tempo limitato da spendere il meno peggio possibile. Domanda ispirataci dalla notizia che il 24 aprile tornerà nei cinema Pink Floyd: Live at Pompeii, […]

  • preview

    We are the world

    Esattamente 40 anni fa, il 7 marzo 1985, usciva We are the world, la canzone che il supergruppo USA for Africa aveva inciso per fare beneficenza all’Etiopia e non solo all’Etiopia ma soprattutto per dare una risposta americana alla britannica Do they know it’s Christmas? Su queste due canzoni parole definitive sono state spese da Bob […]