Atletica

Meglio dell’Italia di una volta

Stefano Olivari 22/08/2022

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Fantastici Jacobs, Tamberi e Crippa, bravi tanti altri con settori, su tutti il mezzofondo, che sembrano essersi risvegliati dal coma. Ma la gara da pelle d’oca degli Europei di atletica di Monaco è stata proprio l’ultima, la 4×100 femminile con lo storico (non è per dire, mancava dal 1954) bronzo di Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese. Ma è inutile tornare su gare che tutti gli appassionati hanno seguito, abituandosi a rimbalzare fra Rai 2 e RaiSport e addirittura anche alla mancanza di Franco Bragagna. Certo non è come quando in staffetta vengono a mancare Jacobs e Tortu, come purtroppo è successo l’altra mattina, ma anche in questo caso l’assenza si è sentita.

Veniamo al punto. Abituati all’autoflagellazione e alla sudditanza culturale nei confronti di un mitico ‘estero’, soprattutto quello di impronta anglo-americana, media e tifosi generalisti avevano iniziato a considerare i 5 ori di Tokyo quasi una botta di culo, anche se ai Mondiali in Oregon pur con l’infortunio di Jacobs, senza la Palmisano, eccetera, l’Italia è passata dal trentunesimo posto di Doha al dodicesimo nella classifica per piazzamenti, quella che tiene conto non soltanto delle medaglie ma dei primi 8. Dodicesimo posto, lo stesso di Tokyo 2020 nonostante i 5 ori di allora. Ecco, questa cosiddetta placing table a Monaco ha visto la squadra azzurra terza d’Europa dietro a Gran Bretagna e Germania.

E guardando soltanto alle medaglie, 11 di cui 3 d’oro, soltanto a Spalato 1990 si era fatto meglio, 12 con 5 ori (Bordin, Panetta, 2 di Antibo e la Sidoti), con il doveroso asterisco che nel 1990 gli Europei contavano molto di più, essendo quadriennali (questi ultimi lo sono stati a causa del Covid) ed avendo molti più protagonisti vicini all’élite mondiale. Senza contare che quelli furono gli ultimi Europei con le corazzate Germania Est e Unione Sovietica, prima e terza nel medagliere…

A Spalato l’Italia fece 136,5 punti (un punto all’ottavo, 2 al settimo, 3 al sesto e così via), contro i 142,5 appena conquistati a Monaco, record assoluto nella manifestazione così come è record il terzo posto. In estrema sintesi: l’Italia di una volta, almeno nel caso dell’atletica, non era migliore di quella nata sulle ceneri degli anni Dieci. Era forte, soprattutto lo fu negli anni Ottanta, ma non migliore. Questa discute uno che in 12 mesi ha vinto oro olimpico, oro europeo, oro mondiale indoor, stabilito un record europeo, corso in grandi e piccole (anche i campionati italiani) occasioni.

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