Atletica
L’invidia di Tortu per Jacobs
Stefano Olivari 19/02/2025

Una cappa di silenzio è calata sul clamoroso caso di spionaggio ai danni di Marcell Jacobs, rivelato dal Fatto Quotidiano, con il fratello di Filippo Tortu, Giacomo, che avrebbe chiesto alla società di investigazione Equalize un dossier sul (futuro, ai tempi della richiesta) campione olimpico di Tokyo nei 100 metri e nella 4×100, in squadra fra gli altri con Tortu che avrebbe corso l’ultima frazione mentre Jacobs era in seconda. A Giacomo Tortu la Procura di Milano contesta il concorso in intercettazioni abusive, riguardanti informazioni su Jacobs, dalle analisi del sangue ad altre, comprese quelle contenute in telefonate fra Jacobs, il suo allenatore e il suo staff. L’eventuale aspetto penale è grave, ma in questo caso meno importante di quello sportivo, così sintetizzabile: nel clan di Tortu, inteso come Filippo, si sospettava che Jacobs fosse dopato.
Né più né meno di quanto scrivevano i vituperati giornali inglesi, che in nell’estate 2021 furono l’oggetto di un genere giornalistico particolarissimo, quello sugli inglesi invidiosi e rosiconi, con i nostri eroi a farli impazzire: dagli spaghetti di Bonucci e Chiellini dopo la finale dell’Europeo a Wembley al quasi Wimbledon di Berrettini fino appunto all’oro olimpico della 4×100 vinto in finale di un centesimo di secondo sulla Gran Bretagna, con quel memorabile tuffo di Tortu a sopravanzare Mitchell-Blake. Già dalla finale dei 100 metri, con la vittoria di Jacobs nel 9″80 che tuttora è record europeo, media inglesi e statunitensi parlarono di progressione sospetta, con quelli italiani, per non dire italioti, come un sol uomo a difendere l’eroe nazionale, non diversamente da quanto accaduto di recente con Sinner. Stessa linea dei dirigenti e degli atleti italiani pur con meno calore, in particolare nel caso di Tortu.
Da ricordare che Jacobs mai è stato trovato positivo a un test antidoping, diversamente da Sinner e soprattutto da Ujah, il primo frazionista britannico che proprio per il test sulle urine olimpiche sarebbe stato squalificato 6 mesi dopo (anabolizzanti) con conseguente perdita dell’argento da parte della Gran Bretagna, medaglia passata al Canada con la Cina diventata di bronzo. Da ricordare anche la tempistica della richiesta di informazioni da parte di Giacomo Tortu, pare attraverso intermediari: settembre 2020, quindi quasi un anno prima delle Olimpiadi, con indagini andate avanti fino all’ottobre 2021, a celebrazioni azzurre già avvenute. Nel settembre 2020 Jacobs era già uno con un personale da 10″03, con l’abbandono del salto in lungo (la vera svolta della sua carriera) ormai risalente a due anni prima. Non ancora più forte di Tortu (Filippo), più giovane di lui ma esploso prima, che con 9″99 era primatista italiano. Ma chiunque capiva che senza infortuni il sorpasso era imminente.
Il quadro per così dire sportivo del settembre 2020 è questo, con Tortu cercatissimo da media e sponsor e Jacobs, pur dello stesso livello, quasi sconosciuto al pubblico generalista. È sicuro che Tortu abbia sentito minacciata la sua supremazia nazionale, parlare di esplosione improvvisa di Jacobs è quindi difficile. Certo il rinvio delle Olimpiadi lo avrebbe favorito, con i pianeti allineati nell’estate 2021. Il dopo Tokyo è una storia quasi infinita di non detti e rancori, con due della staffetta d’oro in declino (Tortu e Desalu) e il migliore staffettista di tutti, Lorenzo Patta, che a volte rischia l’esclusione anche per l’emergere di altri, da Rigali a Melluzzo a Ceccarelli: comunque senza Desalu e con tre moschettieri su quattro (ma Patta in terza frazione invece che in prima) arrivano l’argento ai Mondiali 2023 di Budapest e l’oro agli Europei di Roma del 2024, con Jacobs sempre umile in seconda frazione (scelta tecnicamente giusta, peraltro, visto che è quella in cui si percorrono più metri) e un Tortu sempre peggiore a prendersi i riflettori dell’ultima.
Si arriva così ai Giochi di Parigi, dove la staffetta azzurra Melluzzo-Jacobs-Patta-Tortu arriva splendida quarta, perdendo la medaglia per la cattiva frazione di Tortu, scelto al posto di Chituru Ali, cioè uno da 9″96. Per una volta abbiamo notizie di prima mano: Jacobs non è un simpatizzante di Tortu ma ha comunque con lui un rapporto migliore che con il più arrogante Ali, ma soprattutto i tecnici azzurri non sono stati in grado di insegnare ad Ali (o lui non ha imparato, è la stessa cosa) a cambiare, o almeno ricevere parlando di quarta frazione, in maniera decente. Insomma, il modesto Tortu di Parigi non è imposto a Jacobs dal Palazzo o dal potere dei Tortu, ma dalla realtà tecnica. Comunque stiamo parlando di 3 anni dopo le intercettazioni.
Storiaccia il cui impatto è stato sottovalutato da Stefano Mei, con il presidente della FIDAL a trincerarsi dietro il garantismo quando il problena, il suo problema, non è certo la colpevolezza penale di Giacomo Turtu (che è in ogni caso un tesserato FIDAL), ma il fatto che l’atleta italiano più forte sia stato spiato dal fratello di un suo compagno, evidentemente per trovare qualcosa che supportasse un sospetto. Questo qualcosa non è stato trovato, nonostante le comunicazioni di Jacobs fossero privatissime e senza filtri, ma l’invidia, per chiamare le cose con il loro nome, è rimasta. Tortu era l’erede di Berruti e Mennea ed è diventato il vice Jacobs. Filippo Tortu poteva non sapere? Il comportamento del padre-allenatore Salvino (ex Publitalia ed esperto di marketing sportivo, non uno sprovveduto) di fronte al tapiro di Striscia la Notizia fa pensare a una linea difensiva abbastanza inverosimile, cioè alla famiglia che scarica Giacomo. E a una staffetta azzurra che finisce qui, almeno per Tortu. Parentesi finale: tutti gli atleti di cui abbiamo parlato sono formalmente militari.
stefano@indiscreto.net