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Sorriso Fiat

Stefano Olivari 11/09/2012

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Lo snobismo è quello classico di non seguire Miss Italia o quello ghezzigiustiano di seguirla nell’ottica (ormai anch’essa trash) della rivalutazione del trash? Nel dubbio l’abbiamo seguita a metà, cioè una serata (quella finale) su due, pervasi dalla mestizia tipica delle località termali anche dopo il riposizionamento (non più per vecchi che stanno male ma per ipotetici giovani che si vogliano rilassare, al di là del fatto che i benefici delle acque termali siano nulli). Dal 2011 il concorso è sbarcato a Montecatini, dopo 28 anni consecutivi a Salsomaggiore preceduti da una vita itinerante in gran parte sotto la supervisione (e a volte la conduzione) di Enzo Mirigliani, passato a miglior vita l’anno scorso.

La formula è stata asciugata e con un po’ di perfidia si è tolto un po’ di spazio alle sfilate e allargato quello per far esprimere le ragazze sollecitate dal mai volgare Fabrizio Frizzi, creando due livelli di lettura interessanti. Il primo è quello dell’identificazione: le banalità (”La mia caratteristica è che sono semplice e solare”), gli inni alla famiglia (”La persona che ammiro di più è mia madre”, “Senza mio fratello non potrei vivere”, eccetera) e le aspirazioni (attrice, ballerina, modella) sono quelle dell’Italia profonda. Quella che chi straparla di ‘voto di opinione’ nemmeno concepisce, quella che chiede all’edicolante Gente o DiPiù insieme al telo mare o alla zuppiera. Il secondo livello è quello snobistico-cattivistico: anche chi ha una cultura medio-bassa, con automatismi da Settimana Enigmistica (La Luisa di Verdi? Miller!), si sente per qualche ora migliore di ciò che vede nel televisore. Non solo delle concorrenti, spaesate ed emozionate, ma anche di un contesto da strapaese con campioni olimpici che il 99% degli spettatori mai ha sentito nominare prima dei Giochi, attori di fiction Rai costretti ad essere lì, giornalisti di pronto intervento.

Il momento che da sempre adoriamo, in quanto nettamente più trash del trash, è quello dell’assegnazione delle fasce secondarie oltre a quella di Miss Italia (la vincitrice 2012 è Giusy Buscemi, da Mazara del Vallo): di fronte a titoli come Miss Rocchetta Bellezza, Miss Miluna o Miss Forme Morbide, i due livelli di lettura si saldano e il sublime impera quando vengono inquadrati i dirigenti delle aziende. Culto assoluto dopo la proclamazione di Miss Sorriso Fiat, quando in platea è stato inquadrato il direttore vendite Italia di Fiat. Sorvolando sulle ‘vendite Italia’ della Fiat negli ultimi anni, che avrebbero potuto indurre il dirigente a nascondersi, il fatto che la Fiat abbia accettato di mettersi sullo stesso piano di sponsorini e  sponsorelli, ma soprattutto che abbia regalato una Panda alla vincitrice, spiega la situazione di Pomigliano meglio di tante analisi sulle quote di mercato e sul valore del brand. ‘Quella’ Italia non compra nemmeno più le Panda. Momento di culto bis le anticipazioni del Tg1, con in studio giornaliste che sembravano uscite dal concorso (e infatti qualche concorrente sosteneva di ‘studiare giornalismo’). Il resto è l’ammorbante sottofondo della tivù generalista, quella che ha unito l’Italia più della retorica patriottarda e che ti fa dire (e l’abbiamo detto davvero, agli sventurati che ci erano vicino) che gli anni scorsi le ragazze erano migliori e che da Miss Italia è difficile che esca una Lucia Bosé o una Gina Lollobrigida. Secondo molti Miss Italia rappresenta l’Italia di una volta, quella fotoromanzata di ‘Bellissima’, invece è proprio quella di oggi. Che avrà vita più lunga della Fiat. E comunque noi avremmo votato per Claudia Tosoni, alla fine terza classificata, Miss Sorriso Fiat Lazio.

Twitter @StefanoOlivari

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