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Attualità

Genitori e figli, i tossici dello smartphone

Michele Novelli 10/03/2017

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La tecnologia è buona o cattiva? Forse il più classico dei titoli di tema dati alle scuole medie, in ogni epoca. La domanda rimane, anche se al Commodore 64 si sono sostituiti altri computer, anzi è ancora più importante che negli anni Ottanta perché oggi dalla tecnologia non si può scappare. Qualche fortunato la può snobbare, forse, ma di solito non gli conviene. Essendo appassionati del settore e lavorandoci siamo per natura portati a parlarne bene, ma è chiaro che la tecnologia è quasi sempre più avanti rispetto alle leggi, alle norme di vario tipo, al galateo e alle strategie di utilizzo delle gente comune, superate nel momento stesso in cui diventano di massa. Sms, WhatsApp e messenger vari sono strumenti incredibili per comunicare con gli altri ma nel contempo hanno dato vita ad una della armi di distruzione di massa più efficaci, quello che qualche studioso ha definito “La guida molle”. Tantissimi, noi per primi, guidiamo e messaggiamo contemporaneamente. Sappiamo che stiamo andando contro la legge, anche se lo facciamo solo quando il semaforo è rosso (molti sono abilissimi anche con il veicolo in marcia), e che mettiamo in pericolo diverse persone, tra cui noi stessi, eppure continuiamo.

Veniamo al cuore del nostro primo di tanti, speriamo, post su Indiscreto incentrati su tecnologia e dintorni. Al di là dei nostri comportamenti, siamo preoccupati di quanto i nostri figli stiano davanti allo smartphone e ne siano dipendenti. Una interessante ricerca di Common Sense Media, una organizzazione no profit dedicata ad aiutare i bambini a crescere in un mondo che cambia velocemente, fa un interessante quadro della situazione. Il primo spunto è che in realtà non c’è una reale differenza di comportamento tra giovani ed adulti. Il 59% dei genitori pensa che i figli siano dipendenti dai propri telefoni, figli che a loro volta pensano che il 50% dei propri genitori sia affetta dalla stessa malattia. Interessante notare come contemporaneamente solo il 28% dei giovani ed il 27% dei genitori si pensi dipendente. Procedendo nella lettura della ricerca si scopre come il 48% dei genitori ed il 72% dei figli sentano l’esigenza di rispondere immediatamente a messaggi o ad altre notifiche e di come il 69% dei genitori ed il 78% dei giovani controllino il proprio smartphone almeno una volta all’ora. Impressionante, a leggerlo, perché poi magari nemmeno ci rendiamo conto di quante volte cerchiamo nuove notifiche, come se il mondo dipendesse sempre dalla prossima. Sia i genitori (il 50%) sia i figli (33%) cercano di volta in volta di resistere e spendere meno tempo sul proprio telefono. Con scarsi risultati, evidentemente. E non c’è bisogno di essere grandi osservatori per vedere i tavoli dei ristoranti con più smartphone che piatti, come se fosse impossibile lasciarli nella tasca della giacca o nella borsa. Tornando alla guida, esempio personale ma non fatto a caso, si scopre che il 56% dei genitori, pur avendo i figli in macchina (!), controlla il proprio telefono mentre guida e contemporaneamente il 51% dei figli veda i propri genitori usare il telefono mentre stanno guidando.

Siccome non siamo passatisti, pur avendo una certa età, e crediamo nello sviluppo delle tecnologie, la domanda da porci è come avere con esse un ruolo non passivo ma intenzionale. Come sviluppare competenze per gestire la dipendenza ed un uso intelligente degli strumenti. Dalla ricerca è chiaro in ogni caso come il problema non siano i figli, ma i genitori da cui i figli traggono insegnamento. Sono i genitori che devono dare l’esempio e creare degli spazi di conversazione dove empaticamente confrontarsi e relazionarsi: questo dice la teoria, ma la realtà? Sono i genitori che devono prima di tutto avere la forza e la consapevolezza per non cadere in dipendenze che poi potranno solo essere imitate dai figli. In altre parole, i genitori o comunque gli adulti esaltano un presunto ‘mondo di una volta più a misura d’uomo e di bambino’, ma poi sono (siamo) i primi a comportarsi, nel 2017, in maniera pessima. Possiamo anche dire ‘Metti via quel telefono’, ma forse è meglio che prima lo mettiamo via noi.

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