Anni Ottanta

Le sigle di Augusto Martelli

Stefano Olivari 04/11/2014

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Con Augusto Martelli se ne va non solo un grande e produttivo autore musicale, ma anche uno dei personaggi chiave degli anni d’oro di Canale 5:  gli Ottanta, con l’entrata di Silvio Berlusconi nell’immaginario collettivo degli italiani. Processo sicuramente più politico-ideologico di tutta l’attività politica 1994-2014 messa insieme, come è evidente: se la partita con i magistrati e i mitici ‘corpi intermedi’ della società Berlusconi l’ha persa, quella culturale l’ha almeno pareggiata. Per questo fra le vette come compositore (e fidanzato) per Mina e gli abissi della condanna per detenzione di materiale pedopornografico (con l’aggravante mediatica di essere un collaboratore storico dello Zecchino d’Oro) ci sembra giusto ricordare Martelli come colonna sonora e a volte anche volto della migliore epoca della storia dell’umanità: a patto di avere 15 anni, vivere in Italia, essere mantenuti dai genitori, avere tanti interessi e andare a scuola soltanto come passatempo.

Sue le sigle di tante trasmissioni e tanti cartoni animati, citiamo solo quelle che tutti ricordano senza bisogno di affannose ricerche su Google: Bis, Five, Il Pranzo è servito, Hazzard, Dallas, Ok il prezzo è giusto, Bim bum bam, i Puffi, Holly e Benji, I ragazzi della Terza C, quasi tutto Mike Bongiorno, eccetera. Per un certo periodo è stato un volto noto anche come conduttore (Pop Corn, in onda nel tardo pomeriggio) o comunque come ospite musicale in tante trasmissioni. Tutti sanno che era figlio d’arte, ma nel suo caso l’arte si può far risalire anche al nonno violinista e al bisnonno attore. Come tanti altri personaggi della fase propulsiva delle reti Mediaset (ai tempi Finivest), aveva un solidissimo passato alla RAI, come compositore-autore con qualche finestra come conduttore (Una valigia tutta blu). E come tanti altri personaggi Fininvest poteva appartenere sia al mondo di Craxi che a quello di Berlusconi, in un ambiente che l’allora ministro delle Finanze (socialista) Rino Formica definì ‘di nani e ballerine’, che marcò molto bene lo stacco culturale di quel PSI rispetto al ‘vecchio’ rappresentato da DC, PCI (per non dire dell’MSI e dei marginali partiti laici).

La vicenda giudiziaria e la condanna, all’alba di questo millennio, lo avevano fatto sparire dalle scene e questo è proprio uno di quei casi in cui l’artista andrebbe separato dal resto (se no non leggeremmo nemmeno Pasolini, Heidegger, eccetera, al di là del fatto che noi si legga a prescindere Tex). Siccome in cialtronese ci ricordano spesso di essere verticali, dovremmo chiudere con il calcio e con l’inno del Milan, che secondo molte fonti sarebbe stato scritto da Martelli. Ma quello in vigore da tempo immemorabile, in ogni caso quello più conosciuto, è opera di Tony Renis e Massimo Guantini. Senza nulla togliere a Martelli, che ha scritto tanto altro.

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