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Sermonti, Tommasi, Agassi: tre libri da salvare

Indiscreto 04/08/2015

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La vita è breve, le vacanze anche di più: cosa leggere, quindi, senza avere la sensazione di buttare via il proprio tempo? A parte i libri di Indiscreto, tutti chiaramente instant classic appena escono dalla tipografia, abbiamo le idee abbastanza chiare su cosa consigliare in tema di letteratura sportiva uscendo dalla logica affannosa e affannata del libro recente o appena uscito, anche se abbiamo una ottima opinione di Michael Jordan, la vita di Roland Lazenby e di Scusa se lo chiamo futébol di Enzo Palladini, due opere di cui dobbiamo sempre scrivere la recensione visto che per motivi diversi ci hanno lasciato dentro qualcosa: quella di Lazenby un bel ripasso di tante biografie lette su MJ con però aggiunte inedite sul suo privato e un lodevolissimo equilibrio nell’affrontare le vicende fuori dal campo, quella di Palladini (asterisco: amico di Indiscreto, ma del resto quasi ogni giornalista che conosciamo ha scritto almeno un libro, quindi…) racconti non banali di calcio brasiliano giocato, scritti, assoluta novità per l’Italia, per appassionati di calcio e non di letteratura terzomondista. Ma veniamo a noi: quali tre libri sportivi porteremmo in un’isola deserta, salvandoli dalla fine del mondo? Sempre che la fine del mondo salvi l’isola deserta e noi… Il libro che ci ha cambiato la vita rimane La grande boxe – Trent’anni a bordo ring, scritto da Rino Tommasi nel 1987, dove si mescolano eventi storici visti da pochi centimetri di distanza, storia del giornalismo e cambiamenti nell’organizzazione sportiva. Sognavamo di passare da Las Vegas a Kinshasa, da Londra a Mosca, scrivendo di grandi personaggi… Il libro sportivo meglio scritto, fra quelli che abbiamo letto (ma è sottinteso), è invece Open, l’autobiografia di Andre Agassi scritta da J.R. Moehringer. Interessante su vari piani, anche per non appassionati di tennis, furbo il giusto. Il libro del cuore però  è senza dubbio Dov’è la vittoria? Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna 1982, di Vittorio Sermonti, strepitoso racconto in differita del Mondiale del 1982 attraverso le corrispondenze della stampa italiana, che il grande studioso (di Dante, non di calcio) analizza, spezzetta, raccoglie, evidenzia, commenta con una leggerezza e al tempo stesso una profondità che riescono a descrivere un’Italia eterna, che a seconda dello stato d’animo si ama o si odia.

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