L’ultimo trofeo del Real

2 Luglio 2009 di Stefano Olivari

Fra le mille vittorie del Real Madrid sarà ricordata anche l’introduzione del salary cap nel calcio europeo, se è vero che il messaggio odierno di Platini (”Entro due anni un regime di controllo finanziario a livello continentale”, potenzialmente dal tutto al niente ma comunque un segnale) sarà recepito dai molto presunti ‘depredati’ odierni. Quelli che parlano di incidenza fiscale dopo decine di miliardi versati in nero ai bei tempi ad olandesi ed italiani, quelli che costituivano fondi offshore mentre spiegavano che Maradona non arrivava per rispetto verso i cassintegrati di Mirafiori, quelli che pagano due allenatori che al lordo costano più dei diciannove delle altre squadre di A messi insieme (davvero!). Tutti questi bravi amministratori hanno scatenato le varie macchiette mediatiche contro il Real Madrid che ha osato acquistare giocatori usando una tattica davvero sporca: facendo un’offerta ai loro precedenti club, che li avevano sotto contratto ancora per anni (Kakà-Milan fino al 2013, Cristiano Ronaldo-Man U fino al 2012, Benzema-Lione fino al 2013). Bei tempi quando l’undicesima squadra della serie A comprava il migliore di sempre o giù di lì (El Diez ventiquattrenne), o la nona il più grande mito brasiliano dopo Pelé e Garrincha. Ma al di là della malafede di chi si lamenta adesso, intortando ottusi pensionati fuori dal seggio elettorale, tifiamo per il salary cap. Magari partendo dai singoli stati, per arrivare in breve ad una soluzione europea. Fra l’altro David Stern in questo preciso istante è in Italia (insieme a Jerry Colangelo) per motivi privati, ma qualche ripetizione al presidente della Lega potrebbe farla lo stesso. Il piccolo problema è che questo presidente non esiste, così come la volontà di dare qualche speranza di medio periodo al bambino bergamasco o barese. E allora viva Florentino.

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