Joker, un clown come leader

13 Ottobre 2019 di Stefano Olivari

Joker, il film di Todd Phillips con protagonista Joaquin Phoenix che ha vinto il Leone d’Oro a Venezia e sta avendo un grande successo anche nelle sale, è un’opera inquietante ma anche uno dei pochi film politici che si possano guardare senza annoiarsi. Il cinema sarà anche finito, come con snobismo si dice anche ai festival di cinema, ma quando coglie lo spirito del tempo può ancora essere un’arte devastante.

Va subito chiarito, per chi ancora non ha visto il film, che Batman non c’entra niente se non nel gioco delle citazioni, e che il Joker di Phillips ha poche parentele con le sue altre trasposizioni al cinema. Quanto alla Gotham City di questo film, è simile, guardando anche alle auto, ai televisori e ai riferimenti, alla New York sporca e in declino di fine anni Settanta, inizio Ottanta. Quella in cui divenne sindaco il democratico Ed Koch, rilanciandola e saldandosi quasi involontariamente al reaganismo, certo non l’ideale di Koch.

Una città nettamente divisa fra super-ricchi e piccolo borghesi lobotomizzati dagli show televisivi, come quello condotto da Murray Franklin (un centratissimo Robert De Niro), inevitabilmente affetti da turbe mentali che senza welfare diventano ingestibili.

Il protagonista, Arthur Fleck, è un Joaquin Phoenix (che ha da poco avuto un incidente) non più Commodo o fratello di River, ma totalmente nella parte. Dimagrito, con i capelli lungi vagamente somigliante a Federer, Phoenix vuole esibirsi nella prova da Oscar e nella leziosità si spinge troppo avanti, ma il personaggio è comunque centrato. Adesso come al solito niente recensione e distribuzione di stellette, ma qualche spunto per parlare del film con chi lo ha visto, invitando a non spoilerare.

  1. Batman non c’è, ma il film è disseminato di citazioni per nerd, prima fra tutte quella di Thomas Wayne, candidato sindaco di Gotham City e padre del piccolo Bruce. Ma se nel fumetto è un personaggio positivo, in questo film è l’emblema di una società da abbattere. Ah, ovviamente Bruce Wayne altri non è che il futuro Batman.
  2. La parte politica è la più interessante: il passaggio fra piccola borghesia e proletariato è sempre più facile, oggi più che nella Gotham City di 40 anni fa. Provare empatia per un clown assassino non è quindi più insensato che rimanere al proprio posto, davanti alla tivù.
  3. Alcuni cinema, soprattutto negli Stati Uniti, si sono rifiutati di proiettare Joker temendo l’effetto emulazione. Indubbiamente questo rischio c’è, anche in Italia: il mondo dei forconi, dei gilet gialli e una certa anima dei 5 Stelle (con il clown come leader…) può perfettamente riconoscersi in queste rivolte senza una vera ideologia se non la compattezza contro chi è dentro al presunto sistema.
  4. La presenza di De Niro non è la solita marchetta alla De Niro di questi tempi, ma il manifesto ideologico di Joker, per le atmosfere palesemente simili a Taxi Driver e soprattutto (anche lì c’era un comico fallito che cercava di entrare nel mondo dorato della televisione) a Re per una notte. Quanto all’aspetto socialista della vicenda, è saldamente presidiato da Chaplin.
  5. Joker è un film assolutamente da vedere, ma non un capolavoro: avrebbe molti degli ingredienti necessari per esserlo ma è privo del principale, cioè l’originalità.
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