Iverson pallone d’oro

22 Gennaio 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
La NBA è riuscita alla fine a dimezzare il ridicolo, con il ‘sorpasso’ di Steve Nash su Tracy McGrady nelle votazioni per un posto da guardia nel quintetto dell’Ovest all’All Star Game (14 febbraio al Cowboys Stadium di Arlington, Texas). Rimane la macchia di Allen Iverson a Est, qualcosa di simile a quello che a Cialtronia viene definito ‘pallone d’oro alla carriera’ (sempre per il giocatore del paesello, ovvio).
I quintetti base sono infatti definiti da votazioni popolari, mentre gli altri sette delle formazioni sono scelti dagli allenatori. A Ovest lo spettro McGrady, solo sei partite giocate in questa stagione ed in attesa di trade, è stato sconfitto per pochi voti. Nel comunicato NBA di due settimane fa T-Mac risultava in vantaggio di 2.475 preferenze, e già non stava giocando per un tacito accordo con i Rockets. Non che la stagione di Iverson, tornato ai Sixers al minimo di stipendio dopo Denver, Detroit e l’equivoco Grizzlies, sia stata luminosa: 19 partite, quasi tutte dimenticabili, e grande sofferenza per una forma di artrite alle ginocchia. Sarebbe il suo undicesimo All Star Game (due volte ne è stato Mvp), anche se Charles Barkley (un commentatore che commenta e che non ambisce a rientrare nel giro, come anche nella NBA è purtroppo uso) lo ha invitato a rinunciare. L’editorialista libero da problemi di mercato potrebbe scrivere che la gente non capisce niente, quello italiano che l’amore della gente ha trionfato, quello mediamente cattivo che l’All Star Game risulta inguardabile a chiunque ami veramente il basket ed abbia più di dodici anni. Secondo noi la parte più divertente è lo Skills Challenge, un giochino (l’anno scorso vinse Derrick Rose) dove si vede più tecnica che nelle due partite ‘vere’ messe insieme, ma con i tornei di conference entrati nel vivo ed Espn America che sta facendo bene sarebbe un peccato non dedicare quel fine settimana al college basketball o alle minors di casa nostra.

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