Banchi a rotelle

8 Aprile 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni idealmente sul fiume vicino alla casa vietnamita dove sarebbe nato Ho Chi Minh, prigioniero dell’aquila arpia che, però, tiene lontano il puma concolor. Siamo in piena confusione mentale e geografica, un po’ quello che succede guardando lo sport che lascia a casa Minisini nel nuoto artistico che lui sognava di interpretare a Parigi, vede Chamizo mancare la qualificazione nella lotta, mettendosi già a litigare per chi porterà la bandiera italiana sulla Senna  per una Olimpiade che sembra  sotto assedio perché l’anima dei Giochi non ha preso in considerazione il cuore della storia che adesso ci angoscia. Per fortuna a Van der Poel non mancano né l’anima e neppure il cuore, come del resto al nonno francese Poulidor, e la sua seconda vittoria nella Parigi-Roubaix ci fa dimenticare tutti questi incidenti su biciclette che costano tanto ma che sembrano difficili da governare quando il gruppo si agita come nelle partenze in Formula 1, forse l’unico momento  emozionante da quando domina Verstappen.

Sul calcio non osiamo neppure fermarci a ragionare. Se vinci sei un piccolo re,  ma quando perdi ti aspetta la forca. Giocando così tanto non esiste mai momento per poter riflettere. Pensiamo ad Allegri che con due vittorie in fila ha rimandato i suoi nemici oltre il fiume del disgusto. Immaginiamo cosa succederà a Pioli e De Rossi dopo il duello in coppa, siamo sicuri che Guardiola o Ancelotti, dopo Manchester City-Real entreranno nel club dei bolliti se dovessero perdere. La stessa cosa, ovviamente negli altri sport. La pallavolo che aspetta Velasco al varco dopo aver digrignato i denti per la salvezza di Mazzanti con le ragazze di Trento.

Il basket che dopo la beatificazione di Banchi, stupendo al mondiale con la Lettonia, davvero bravo a fare  il massimo con una Virtus che resta settimina al centro, stava preparando il tribunale al Pavaglione per processare l’allenatore di Grosseto che dopo meraviglie in Eurolega ha perso la strada, la classifica, la squadra. Una malattia prevedibile se negli sport di squadra si preferisce   sempre il singolo e i giornali e le televisioni alimentano l’egoismo. Questo è accaduto alle Vu Nere che all’inizio giocavano bene e tutti toccavano il pallone, ma poi, fra infortuni, fatiche, voli pindarici anche avendo una certa età, ha cominciato ad illudersi che  bastasse la seratona del singolo a risolvere tutto: magari il Lundberg che Scariolo aveva emarginato, oppure il Belinelli che don Sergio centellinava creando tensione all’esterno e all’interno come poi si è visto nel finale di una stagione  dove lo scudetto se lo sono preso gli altri.

Già, la Milano che stava per mandare al rogo Ettore Messina, sia come allenatore che come presidente, quando l’Armani ha riscoperto che le leggi del prode Ettorre potevano davvero aiutarlo ad uscire dal gorgo. Lo ha fatto nella sfida di Eurolega anche se  sarà il neutro di  Belgrado, dove gioca il Maccabi, a decidere forse il destino per i play-in che la Virtus ha in tasca, ma non sa se in quella dove tiene le chiavi di casa oppure se sarà costretta a viaggiare perché tutto dipenderà dalla sfida con il Baskonia dei folli che ha appena vinto sul campo del Real.

Banchi e i fantasmi lasciati per un pomeriggio sul legno scuro di una Reyer vagabonda e individualista. Il cerino dell’insoddisfazione che passa da Milano alla Bologna virtussina, cera maledetta che ora è nelle mani degli orogranata di Casarin e Brugnaro che da settimane balbettano, piagnucolano a Cremona, si rifanno danzando sulla crisi di Napoli, precipitando oltre la Giudecca in una partita mai nata contro la Segafredo angosciata dopo aver sentito che il futuro dipenderà dalla volontà degli eredi Zanetti se il proprietario di oggi andrà a cercare altri fiori.

L’arpia diventa nervosa, il puma famelico, l’invidia cresce pensando ai 72 mila spettatori della finale NCAA maschile in Arizona della prossima notte. Meglio servire le pagelle, felici che Gianni Petrucci, il presidente che si ricandiderà anche con qualche costola incrinata, abbia potuto raccontare la sua uscita di strada, ma che fosse un leone lo sapevamo, poi lui è sempre convinto di avere la protezione divina e in questo caso ha avuto fortuna per davvero e sicuramente se l’è meritata.

10 Alla FAMIGLIA BASKET che dopo l’incidente che ha portato i coniugi PETRUCCI all’ospedale si è ritrovato unito nella preghiera, felice di sapere che, come ha detto il presidente, i due si sono salvati soltanto per la solidità della MASERATI finita nella scarpata di Valmontone, perché con un‘altra auto non se la sarebbero cavata.

9 A MIROTIC e MELLI che hanno giocato davvero insieme per salvare quello che resta della stagione Armani, per ridare a MESSINA il piacere di arrabbiarsi anche quando la squadra stravince come contro la Virtus o rimedia il successo alla fine come a Reggio Emilia o contro i resti di una Trento davvero coraggiosa.

8 A MASCOLO il meno utilizzato da Banchi nel suo viaggio dentro la VIRTUS salvata sul ciglio del burrone perché al Taliercio i suoi minuti di qualità, la rabbia che aveva dentro, l’altruismo che serviva, hanno ridato un senso alla stagione bianconera che aveva bisogno di ritrovare anche il vero Hackett che sembrava sfinito.

7 A CINCIARINI luce della PESARO disperata e SAKOTA guida della BRINDISI in fondo alla classifica perché la loro fede nell’impossibile ha portato  due successi che vogliono ancora dire speranza.

6 A VARESE e a MANNION che avevano bisogno di ritrovare almeno la serenità dopo il bagno turco, dopo giornate passate vicine all’inferno della retrocessione.

5 A ROWAN, ex campione, nuovo proprietario di PISTOIA, se dovesse prendersela con i suoi giocatori che per vincere e festeggiarlo hanno aspettato i liberi di Willis a pochi secondi dalla fine dopo aver sempre inseguito  Reggio Emilia che comunque  resta davanti nella lotta per il quinto posto.

4 A SASSARI perché da quando abbiamo parlato bene della rivoluzione MARKOVIC ha perso il senso del gioco di squadra che aveva ridato speranze play off. Ora vedi soltanto individualismo e poca passione.

3 A Caitlin CLARK prodigio di Iowa che dopo aver superato come realizzatrice NCAA il record del mitico Pete MARAVICH non è riuscita a togliere il titolo alle imbattute amazzoni di South Carolina, nella finale di Cleveland per 18.300 spettatori, pur segnando 30 punti e prendendo 8 rimbalzi.

2 A NAPOLI altra squadra di cui ci eravamo innamorati e che ha perso davvero la gioia di vivere un basket allegro e spensierato. Peccati in attacco, oltre alla solita difesa moscia, nervosismo dentro e fuori dal campo. Play off possibili soltanto per i guai di Trento che pure a Milano ha lottato.

1 A SCAFATI che ha perso la spinta per tornare fra le prime otto, una squadra che si è sfasciata a CREMONA, la discarica dove ha buttato tutto e anche la passione di BONICIOLLI.

0 Alla REYER inguardabile che avrebbe dovuto tormentare una VIRTUS reduce da una battaglia dura in coppa 48 ore prima. Un disastro, golosità per attacchi scriteriati, difesa al burro fuso.

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