Uomini e topi

15 Aprile 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni a mani nude fra i boschi dell’Île-de-France cercando un riparo prima che sospendano tutto, cominciando dalle Olimpiadi. Il posto giusto sembra un vecchio castello dei Rotschild che gli eredi di un emiro hanno messo in vendita a Gretz-Armainvilliers, regione della Senna e della Marna. Cento stanze, una in più di quelle che servono per nascondersi, sapendo che nel palazzo c’è già una farmacia e pure il dentista, con la certezza di avere compagnia nello zoo dove abbiamo fatto amicizia con un pangolino.

Aspettare che i Giochi comincino sapendo che non tutto viene governato dai soldi e dall’ignoranza se la gente applaude quando, ad esempio, Udinese e Roma lasciano il campo con 20 minuti ancora da giocare per dedicarsi allo sfortunato difensore che si è accasciato dopo aver sentito il cuore battere troppo forte. Succede che giocatori, arbitro, allenatori siano tutti d’accordo. Accade che su un campo da tennis un campione, diciamo pure Sinner, non faccia nessuna scenata mentre chi dirige la partita non vede  una palla fuori che gli avrebbe garantito il gioco. Lui, Sinner, spiega che non essendo arbitro ha lasciato decidere alla signora sulla sedia, tenendosi dentro rabbia e l’acido che forse ha provocato anche i crampi. Una scelta importante, sportiva, educativa. Naturalmente lo hanno criticato dicendo che deve protestare, magar gli stessi che un giorno prima avevano stigmatizzato le sceneggiate di altri giocatori. La falange che finge d’indignarsi se i genitori picchiano l’arbitro e i i giovani sul campo se le danno e  si sputano addosso. Noi siamo con la gente di Udine che applaude chi esce e pensa al compagno malato, stiamo con Sinner e pazienza se in finale a Montecarlo è andato un altro.

Magari non si sventolassero bandiere con topi, magari non ci fossero cori razzisti, benedetto il giorno in cui se il tuo presidente   di federazione ha un grave incidente d’auto tutti si preoccupano della   sua salute e nessuno, neppure nel Veneto cosiddetto virtuoso, fa sapere che esiste un candidato pronto a sostituirlo, uno di valore, dicono, ma, per fortuna, nella stessa Regione c’è chi si è subito ribellato come ha detto Casarin e non soltanto in nome della Reyer, ma pure come vice  presidente federale. Dovremmo farlo in tanti adesso che si gioca alla guerra con i droni, adesso che vorrebbero soltanto una stampa imbavagliata da mandare persino in galera se dovesse seguire il sacro principio, costituzionale in moltissimi Paesi, che i giornalisti devono servire chi è governato dicendo la verità su chi governa. Bisognerebbe dire la verità anche  a certi giocatori che si arrabbiano se li accusi di aver mancato di rispetto a compagni e  pubblico quando gigioneggiano sul campo o fanno capire di non gradire la sostituzione, a certi allenatori che vorrebbero rimanere sempre sul ponte della banalità, a troppi dirigenti convinti davvero che la gente abbia anelli al naso e creda a tutto quello che dicono e fanno.

Aspettando di sapere come Parigi difenderà la sua Olimpiade ci godiamo un figlio d’arte come il discobolo lituano Alekna che batte il record mondiale più antico, non quello di Mirone, ma di un tedesco dell’est, lanciando nel vento dell’Oklahoma che ha fatto galleggiare quel lancio oltre i 74 metri. Atletica che scalpita e prega che non si esageri nel lavoro come accaduto alla fenomenale triplista venezuelana Rojas, oro di Tokio, finita in ospedale con un tendine da ricostruire. Lo diciamo pensando al Jacobs che dovrebbe presto tornare in pista dove almeno abbiamo visto Tortu correre bene il primo 100 metri.

Aspettando  che il tempo smetta di farci sbagliare abbigliamento vi diciamo anche che augurarsi finalmente il caldo vorrebbe dire mandare in crisi questo basket italiano che farà giocare in forni mefitici  i suoi play off perché pochi amministratori hanno badato agli impianti sportivi delle loro città, una pallacanestro in maglia azzurra che prega ancora per avere un posto alle Olimpiadi sapendo che il campionato sa soltanto proporre  campioni, o presunti tali, con altri passaporti. Se il Poz guarda in tivù le partite di queste settimane gli verrà l’orticaria. I pochi che giocano sono già al limite. Auguriamoci che ci sia spazio per respirare,  sicuri che Fontecchio e Gallinari siano fedeli alla parola data, nella speranza che non ci siano altri diretti in sala operatoria come Procida.

Campionato dove Brescia si è tenuta il potere ringraziando una Reyer dove non riescono proprio a fare squadra. Torneo nazionale che guarda sospirando l’Armani fuori dall’Europa e si domanda che Virtus avremo se riuscirà a sopravvivere nel tormento di un calendario che la vorrebbe in campo anche quattro volte in una settimana se dovesse passare  le forche di Istanbul  contro l’Efes 48 ore dopo aver sofferto contro Cremona, pochi giorni dopo aver lasciato al Baskonia il posto migliore nella sala d’ingresso ai play off di Eurolega.

Basket che ci costringe a scelte dolorose guardando le battaglie per la promozione della A2, a quelle per la retrocessione nei due campionati nazionali. Tutti meriterebbero il premio, ma, purtroppo, non sarà così e la vita per  squadre e soprattutto arbitri diventerà inferno se chi è sul campo non chiede aiuto alla squadra se, chi dirige, non si rende conto che falli intenzionali e tecnici per proteste possono davvero decidere una stagione ed un titolo. Certo che il regolamento va rispettato, ma se tutto è chiaro dal primo minuto  e non se si cambia a gara in corso.

Pagelle tanto per   liberarsi la coscienza:

10 A Gianluca BASILE, grande come giocatore, medaglia olimpiaca, campione d’Italia, che nel raduno degli azzurri argento ad Atene nel teatro di Prato ha mandato un messaggio ai campioni di oggi spiegando che la vera nostalgia viene soltanto quando si  smette. Vale per tutti, anche per chi non può più andare a vedere una partita dal vivo.

9 A BILIGHA e TRENTO che nella volata vincente contro Tortona hanno trovato forse il giardino delle delizie nei playoff anche con una rosa ridotta.

8 Al MAZZOLA che ha tenuto Pesaro nella zona dove la salvezza potrebbe non essere soltanto un miraggio. Lui, più di altri sembrava rianimarsi quando suoi cartelloni pubblicitari girava a caratteri cubitali la scritta SCAVOLINI facendo danzare l’Ape e il tifo.

7 Al MAGRO che si è tenuto il primo posto in classifica mandando fuori giri la REYER con la vecchia cara zona adattata, trovando gli spazi giusti per nascondere il leprotto DELLA Valle in difesa, facendolo tornare leopardo in attacco.

6 Al POLONARA che non pensavamo potesse tornare a questi livelli in così poco tempo. Saggio fuori dal campo, decisivo quando la Virtus gli chiede minuti di qualità.

5 A NAPOLI e SASSARI che restano sempre ai confini del paradiso play off, due squadre che ci sono piaciute spesso, due gruppi che, per motivi diversi, hanno perso  la cosa più importante: la spontaneità e la voglia di  pensare che il basket è anche difesa.

4 Ad ARMANI e SEGAFREDO che in campionato possono quasi sempre prendere poco sul serio avversarie che si illudono di essere davvero al livello di queste regine con le scarpe mai in ordine. Domenica è accaduto a Treviso e Cremona. Un quarto per sognare, uno per sentirsi sempre troppo lontani.

3 Alle azioni riviste dieci volte, falsando il ritmo di partite che decidono tanto. Non siamo contro la tecnologia, ma contro le soste che falsano il ritmo di una gara. Non ci piace questa lentezza, non ci convince pur sapendo che può aiutare. Trovare una soluzione nello studio centrale e invitare chi commenta a  non fare l’eroico criticando un fischio arbitrale e mai una vaccata dei giocatori.

2 Al TRINCHIERI che dopo averci conquistato ancora una volta nel bellissimo docufilm su una giornata passata con lui a Kaunas, nel paradiso cestistico della Lituania e dei Sabonis, poi ha chiuso dicendo che l’apertura agli Emirati farà progredire una Lega che a noi pare invece imbalsamata se i calendari che propone sono già adesso senza respiro e criterio.

1 A BRINDISI se non penseranno subito al futuro della società del basket e del loro Palazzo anche adesso che la retrocessione non sembra più evitabile.

0 Al candidato presidenziale del VENETO che si è presentato nel giorno in cui  Gianni Petrucci veniva portato  all’ospedale in terapia intensiva. Una presentazione del genere basta ed avanza per capire, per farci capire.

 

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