Il vero Jack Nicholson

13 Novembre 2012 di Oscar Eleni

Altre rivali vere potrebbero nascere se a Siena interverranno per ridare vita al centro dell’attacco e un sostegno vero al Brown che adesso è padrone del gioco, della squadra, del’anima di un Montepaschi che sta tornando a graffiare in difesa e sarà su questo che dovranno insistere tutti quelli che cercano un risultato capace di svegliare gli oracoli sempre legatissimi al  concetto che la palla è rotonda e in campo si va in cinque. Siena incattivita, attesa col forcone nelle contee dove saccheggiava senza pietà  ai tempi del Pianigiani e dello stesso Banchi, adesso capisce cosa vuol dire sentirsi circondati dal pregiudizio arbitrale perché fra eurolega e campionato ha già preso qualche fischio di traverso, perché, cara gente,  i cuochi cambiano, ma poi se la cucina non è pulita allora torna il rancido e gli occhioni dei potenti che spiano, guardano, di quelli che  hanno sempre amato i due pesi e due misure, sei assolto, ma sei anche colpevole, fanno diventare di ghiaccio  certi fischiatori da  un tanto al chilo.

Siamo nella fase dove Sabatini scopre che bisogna sempre stare con la lupara carica per questi giovanotti che diventano eroi per una notte e poi scappano via.Siamo con lui e con l’analisi del Fuochi che, per fortuna, ogni tanto si accende ancora con il basket, quando si avvertono i naviganti che il rancio del soldato virtussino sarà sempre e soltanto questo, visto che non ci sono soldi per pernici o caviale come ai tempi belli, quando si vede mulinare la spada di legno del penultimo samurai in una città che ricomincia a sentire il profumo della Fortitudo se è vero che  all’ultima partita del Pala Dozza c’era anche Giorgio Seragnoli con il figlio.

Siamo irritati con questi giovani leoni che diventano personaggi in un attimo e poi non si tolgono più la cipria. Stiamo più dalla parte dei Datome che anche sbagliando tanto, anche perchè ammanettati dai guardini speciali di Siena, ha giocato per la squadra dando il massimo nelle cose minime che gli venivano concesse. Ora non fateci venire il nervoso e lo diciamo al Polonara ombroso di Biella, al Gentile tormentato delle due ultime sconfitte al Forum, al Melli che segna quasi sempre il primo tiro e poi diventa misterioso nella ricerca di se stesso, esagerando in difesa dove ha fame di recuperi e buona posizione, diventando criptico nella presa di responsabilità offensive. Lavorare su tutto come stanno facendo a Cantù adesso che hanno trovato sulla via della seta il Tabu che Cremona ha restituito uomo, giocatore, uno da non confondere chiedendo più di quello che sa fare, da non sacrificare per sentirsi dire  che mancava il fosforo. Cinciarini ha pagato questa smania di avere tutto e subito,  Reggio ringrazia, ma è stato un peccato rinunciare subito a questa faticosa costruzione. Anche costosa dite voi? Forse. Beh. Ci si può discutere.

Confusi nel deserto mentre ci annunciano la distribuzione di patate bollenti in arrivo dalla California dove Mike D’Antoni ha deciso che i Lakers sono un castello fortificato dove si può anche essere crocefissi appena entrati, ma dove vale la pena di bere alla fonte. Nel celebrare la scelta che ha lasciato alle meditazioni zen il grande Phil Jackson, odiato in famiglia giallo viola, ci siamo dimenticati di ricordare che Mike D’Antoni, con una rotula nuova, è già arrivato a 61 anni. Questo e il triennale i 12 milioni di dollari spiegano la sua scelta di presentarsi in giacca Armani davanti al vero Nicholson, al Forum di Assago non sanno ancora scegliere fra chi porta i tapiri e chi le carte perché l’unica cosa che hanno ottenuto è di fare barriera alla povera stampa già oscurata dagli orari demenziali, già inciucchita da musica che non è proprio in stile con chi  ha  allestito un albergo di pace e di luce nel centro di Milano. Tornando comunque ad Arsenio Mike lo sa anche lui che in California avrà addosso gli stessi squali di New York perché succede sempre  quando vai al posto di chi voleva la gente.

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