Pastorale armaniana

31 Maggio 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni nei dintorni di Seattle, sottobraccio a Petur Gudmundsson, il 2.18 islandese che è stato il primo europeo nella NBA e andava a cena con Jabbar. Adesso si occupa di apparecchi acustici e giura, davanti ad uno sgroppino americano, che ridare l’udito a persone che l’hanno perduto gli dà una grande gioia. Vieni con me in Italia, ci sono affari da milioni. L’udito lo hanno perso in tanti, anche se non lo ammettono. Nel calcio, ad esempio, fra indagini su bilanci che più in nero non si può, ci annunciano che abbiamo ritrovato la Nazionale contro l’Arabia Saudita. In questo circolo di non udenti, caro Gud, eccoci al momento della verità nel basket notturno che fa scopa fissa con avvenimenti che gli rubano anche la piccola schiera di fanatici: dalla finale di Champions vinta dal Real del doblete basket-calcio, all’esordio di Mancini con Azzurra pelotara. Manna per le ribattute del basket, ma guardando dal buco della serratura.

L’Emporio di Armani vestito da basket è arrivato alla finale. Nessuno ne dubitava, a parte la squadra stessa come dice l’ultimo eroe di giornata, il lituano Kuzminskas rapito alla porta dell’Aurora di Vilnius, che al bollettino aziendale dice quello che sapevano tutti: siamo soltanto noi i veri nemici di noi stessi. Giusto. In effetti questa squadra del Dondino Pianigiani sembra la poco adorabile bombarola Merry, figlia dello Svedese, stiamo parlando degli straordinari personaggi nel capolavoro di Philip Roth, la Pastorale americana che da noi diventa Armaniana. Eh sì, sono dei discoli i ragazzi che dovrebbero portare scarpette rosse: come Merry balbettano per costringere gli altri ad interessarsi di una vita che sembra soltanto dorata. Non sono quasi mai caduti nel burrone, a parte l’eurolega, ma lassù, si sa, hanno giocato alla pari con tutti (ci mancherebbe, ostia, direbbe il Grigo), a parte la Coppa Italia dove l’impresa canturina non ha portato fortuna al Sodini già licenziato in tronco prima di Firenze e poi dopo gara uno persa contro Milano per aver fatto giocare Crosariol. Roba russa, non la commentiamo neppure, nella speranza che chi sta lavorando a Cantù trovi qualcuno che aiuti davvero una società storica a tornare dove è sempre stata: fra le migliori.

Balbettano i giannizzeri di re Giorgio, soltanto per costringere i poveracci del sistema a raccontarsi la balla che pure i ricchi piangono. Sì, ogni tanto fanno i supereroi che dimenticano in albergo la tuta spaziale, ma poi scoprono che anche partendo da dietro, tipo contro Brescia, poi si ritorna a comandare fra i turibolari che quando parlano di imprese pensano come il giocatore di ruzzola davanti ai grandi golfisti, perché i veterani di Brescia avevano lasciato quasi tutto nelle lenzuola damascate di gara uno al Forum. Una bella impresa, una vera impresa. Il campo, però, sulla corsa lunga, senza possibilità di recupero, ti punisce. Non tutti hanno la cultura del grande ciclismo per quei fachiri a cui fanno persino l’antidoping dopo averli massacrati. Crioterapia, il milione e mezzo che spende LeBron James per mantenere al massimo il suo corpo da campione bionico con mani da pianista, spogliatoi attrezzati come quelli della Juventus o di San Siro per aiutare chi è alla canna del gas. No, qui devono fare già la colletta se il giudice multa alla grande dopo aver scoperto delle bestie che prendono per il collo il presidente della società avversaria, figurarsi se qualcuno si è preoccupato di una cosa talmente delicata come quella della ricerca di energie.

Siamo fra Pulcinella che giocano a fare i ministri in un mondo dove la parola sport viene confusa con pugnalate a tradimento: qui da noi le “famiglie” portano i bambini alla partita muniti di fischietti che assomigliano tanto a quelli degli arbitri. Qui da noi discutono di tutti i ministeri, mai per quello dello sport, come nelle giunte, sono posti per accontentare non per servire un popolo affamato di cose fatte bene. Abominio, ma checcefrega, importante è il fumo, l’alibi, la ricerca di una scusa dopo aver pagato due dollari chi dovrebbe stare attento alla crescita dei giovani talenti. No, da noi i dollari servono per il campiun. Kuzminskas è rimasto vestito da riccioluto fantasma fino a Brescia gara quattro. Per giocare in Italia, secondo voi, uno che nel 2016 prendeva quasi tre milioni di dollari, avrà pagato di tasca sua convinto che il progetto della Milano da bere e da rifare meritasse un aiutino esterno? Ci torneremo a fine corsa. Per Milano una discesa, chiunque la vorrà sfidare.

Torniamo invece alla Leonessa bresciana. È fuori, ma ha meritato di essere portata in trionfo. Bella società, bellissimi dirigenti, bella squadra, eccellente miscela di cervelli nel settore tecnico. Hanno fatto il massimo, già avevano dovuto consumare le tessere alimentari per eliminare Varese. Contro Milano sognavano, tanto per non farsi prendere dallo sconforto, ma poi la realtà ha detto come stavano le cose. Vincere la prima al Forum deve essere stata una goduria, ma la Merry Armaniana è fatta così, balbettante per farsi notare un po’ di più e arrivare al bacio in bocca con il successo. Dunque onore ai vinti di Brescia, ma prima due pensierini: speriamo che alla Virtus facciano in fretta a costruire una bella squadra nuova. Ne abbiamo bisogno. Fuori la pilla per l’allenatore e poi idee chiare.

Bravo Marino a tenersi Vitucci nella Brindisi del sogno che aveva in mente zio Elio pentassuglia, bravi a Montegranaro a puntare sull’eterno Pancotto, bravissimi a Siena ad aver fatto un contratto con Paolo Moretti prima delle ministangata per il prossimo anno (meno tre e multa). Chiediamo scusa a SportItalia che serve abbastanza bene le finali di A2: che spettacolo Trieste contro Treviso. Chi è andato a Casale, la commissione badanti, dice che ha visto bellissimo basket e un Poz scatenato, anche se la Fortitudo è sotto 2-0, naif come si pensava se dopo aver perso dice che è tutta colpa sua. Faccia attenzione. Chi cerca alibi e un capro espiatorio ora sa dove rivolgersi, come direbbe il Ventura che si finge ingenuo e tradito dal gatto Tavecchio che diventa volpe se deve far conoscere la sua verità. Prendete il tragico caso del Cassano contro Stramaccioni. Roba da non credere, eppure c’è chi dà ancora credito a certa gente.

Ma torniamo a Brescia, dopo aver accarezzato il Matteo Spagnolo in partenza per Madrid che intanto ha segnato 48 punti per la Stella Azzurra che dovrebbe davvero essere la chiesa attorno alla quale deve radunarsi la Roma che ama questo basket. Brixia e il suo mondo, era bello vedere il tumefatto Romeo Sacchetti davanti ad Ario Costa che resiste sulla trincea debolissima di Pesaro. Pagelle per chi è uscito di scena.

10 Alla SOCIETÁ per quello che ha fatto e per quello che intende fare pensando anche all’Europa.

9 Alla SQUADRA rivelazione dell’anno. Grande girone di andata, bel finale. Un gruppo confermato, da riconfermare quasi in blocco.

8 A DIANA e ai suoi assistenti, cominciando dal MAGRO che ha già firmato fino al 2020. Ha cercato strade, ha provato, non si è arreso davanti a quello che era evidente e sarà felice di sapere che la sua eliminazione viene considerata un’impresa.

7 Ai fratelli VITALI per come sono arrivati in questo angolo di mondo cestistico. Hanno fatto bene, alti e bassi, secondo natura, ma una bella coppia.

6 che vale come un 9 per LANDRY, SACCHETTI, OERTNER, il MOSS zoppicante, perché hanno fatto vedere cosa vuol dire credere negli altri, mascherando i loro limiti che non sono pochi, soprattutto in partite ravvicinate.

5 Alla VAR che porta il narcisismo arbitrale davanti allo schermo anche dopo azioni evidenti ad occhio nudo. Ridateci Lamonica, lo hanno scoperto persino sui sentieri rosa della vita.

4 Alle SOCIETÁ che lasciano libere le bestie e non seguono gli esempi virtuosi di chi manda asciugamani e bibite agli arbitri invece di petardi, a chi convince i pulitori del legno su cui si gioca che hanno in mano un patrimonio: sono loro i garanti dell’incolumità di chi viene fatto pattinare su adesivi trappola per qualche dollaro in più.

3 Alla STREGA che continua a perseguitare Alessandro GENTILE finito sotto i ferri con un dito da rimettere a posto. Non gli è andato bene quasi niente da quando ha divorziato dalla Milano che non era Houston.

2 Al BASKET, federale e di Lega, se non troverà il modo di onorare in maniera giusta il Roberto MALTINTI che dopo 14 anni lascia Pistoia e una creatura che è stata bella per molto tempo dando spazio e voce a buoni allenatori.

1 Al povero HUNT straniero con una schiena fragile perché vederlo sbagliare cose elementari aumenta il piccolo esercito di chi si domanda “chi sceglie cosa” nelle nostre società. Non è l’unico abbaglio, ma i cacciatori dell’alibi si servono di questi errori.

0 A SCAVOLINI, BENETTON, persino a TOTI romano, se non si sentono male guardando alle società che con loro hanno vissuto il tempo del vino e delle rose. Provino a crederci ancora e non diano retta a nessuno, neppure ai figli.

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