Il teorema di Borlotti

27 Aprile 2009 di Stefano Olivari

Dilemma genoano: spendere 30 milioni di euro (tre giocatori medi di levatura internazionale, fra cartellino ed ingaggio lordo del primo anno) per rinforzarsi in ottica Champions League, rischiando concretamente di uscire al preliminare e incassare niente, oppure lasciarsi andare dolcemente? Dopo la grande notte con la Juventus la caduta contro una Lazio senza obbiettivi ed un Bologna disperato ma anche modesto (non a caso staccato di quasi trenta punti). Assurdo prendersela con il tragico Bocchetti del primo tempo (fallo da rigore e rinvio sbagliato sul secondo gol, oltre ad una sensazione generale di insicurezza), con Ferrari, o con Gasperini che pensa alla panchina della Juve: la realtà è che il teorema di Borlotti (ma potremmo dire anche di Pozzo, non Vittorio) è sempre valido. Niente di illegale, ma qualcosa che con lo sport non c’entra: un calcolo di convenienza che ha una sua logica e non si può spiegare ai tifosi. Da un possibile meno 30 milioni si passa così ad un sicuro più 35 (25 milioni di Milito, che ora si può cedere all’insistente Moratti, ed una plusvalenza reale di mercato in un’operazione, azzardiamo un’ipotesi, con la Fiorentina): differenza di 65 milioni, giochi davvero Preziosi. E vai con l’editoriale sulla tensione per la Champions e sul Genoa che non è ancora maturo per certi obbiettivi.

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