Il problema è il Paris Saint-Germain

8 Gennaio 2015 di Stefano Olivari

Michel Houellebecq è stato messo sotto scorta, speriamo quindi non faccia la fine dei giornalisti di Charlie Hebdo, dei poliziotti e della altre persone vittime di un atto terroristico che sarà ricordato dai libri storia come l’inizio di qualcosa, anche se al momento non sappiamo ancora di che cosa. Houellebecq e pochi altri sono nel mirino molto più del classico razzista che alberga in tutti noi o di chi urla stop all’immigrazione, come se gli autori di quanto è accaduto e sta accadendo non fossero francesi di passaporto. Lo scrittore, lo diciamo da suoi seguaci della prima ora (fin dal saggio su Lovecraft, altro genio anticipatore iscritto al club degli Orwell, dei Ballard, di Houellebecq stesso), nel suo nuovo romanzo ha avuto infatti un’intuizione dirompente: non quella di registrare l’avanzata dell’Islam o di stati autoritari islamici, fin lì ci arriviamo anche noi al bar, e nemmeno di legarla al terrorismo (che anzi per l’Islam è una pessima pubblicità) come da speciale televisivo ansiogeno, ma di evidenziare il male oscuro dell’Occidente prima che questo produca danni irreversibili.

Un male oscuro che in Sottomissione, probabilmente il libro con il più grande marketing involontario della storia, si declina in vari modi ma che potrebbe essere sintetizzato (lo diciamo sulla base delle anticipazioni e delle interviste all’autore, in attesa di leggere l’opera) in un’espressione: quieto vivere. È chiaro che togliere le donne dal mercato del lavoro risolverebbe il problema della disoccupazione, è chiaro che tutte le realtà senza un vero mercato (scuole, ospedali, editoria, enti culturali, squadre di calcio) trovano più comodo che qualcuno dal di fuori le finanzi a fondo apparentemente perduto, è chiaro che la tolleranza venga considerata debolezza da chi non è tollerante.

È chiaro, ma non per questo è giusto o debba essere accettato. Ridurre tutto a un problema di sicurezza fisica, come fanno non soltanto Alfano e tutti i prefetti del tipo ‘Stiamo attenzionando’, è fuorviante. L’Islam 2.0 non vuole conquistare l’Occidente con i kalashnikov, ma con il Paris Saint-Germain. Non è ancora certo che ci riesca, comunque.

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