Fortuna per gli sfigati

29 Aprile 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni fra i vulcani di Alelujela, la grande devozione, cercando un compromesso fra stambecchi e primati in via di estinzione come le buone regole dei giochi, persino quelli olimpici che potrebbero affondare nella Senna. La vallata degli infelici, quella dove si radunano tutti gli allenatori che non hanno vinto, sta mettendo ai voti una petizione per tifosi disagiati, dirigenti impreparati, giocatori con il cervello in discoteca e il cuore in banche che non danno interessi alti se non sei uno che può andare in giro a dire: io sono io e voi non siete un cazzo.

Per fortuna ruggiscono motori veri come quello sulla moto di Bagnaia e quello alimentato dalla voglia di tenersi il titolo olimpico del Marcell Jacobs che vorremmo bello cattivo alle Bahamas con la staffetta. Nel Paese senza memoria è facile scordarsi quello che avevi detto soltanto ieri. Succede anche nello sport, ovviamente. Nel calcio, ad esempio, dopo il pianto per la Champions che va avanti senza italiane ecco la felicità scoprendo altre coppe e forse anche una formula per averne 10, di squadre nelle coppe dell’anno prossimo.

Tutti in bambola rosa per il Giro che sta partendo senza italiani che possano vincerlo, pazienza, lo sport non ha frontiere. Si celebrano i campioni, non importa dove sono nati. Mentre Malagò aggiunge fiori ai suoi cannoni olimpici sembra che soltanto il basket sia rimasto senza santi nel paradiso  dove fanno esami per andare in Francia, ma nella palla al cesto, pur ostinandosi a fare le cose ben diversamente dalla pallavolo che propone al mondo Perugia e Conegliano o magari Milano, le sue squadre campioni, avendo la certezza di essere in campo alle Olimpiadi anche se manca l’ultimo timbro.

In questo basket petrucciano, si diceva, l’unico nostromo che cerca ancora balene bianche è rimasto Pozzecco. Per gli altri, molti maestri, adesso che l’Europa ha mandato tutte le nostre a quel paese, conta soltanto il fumo della fiesta tricolore, i playoff. Il resto è noia e, al massimo, una breve, tanto per non accorgersi che le coppe vanno  altrove. L’ultima quella della Champions Fiba a Malaga dopo la finale tutta spagnola contro Tenerife vinta a Belgrado. Pozzecco e la sua scialuppa in un mare tempestoso, su una barca dove ogni giorno cadono fuori probabili azzurri: dopo Procida e Spagnolo, dopo le notizie che non danno fra i sanissimi né Fontecchio e magari Gallinari, ecco Severini che sembra fuori gioco mentre Petrucelli non guarisce e i grandi vecchi arruolabili ci stanno pensando, ma non hancora accettato. Importante passare oltre.

Guardate le carezze che stanno facendo alle nostre regine, anche se una, alla fine farà la fine della Stuarda e l’altra sarà Elisabetta felice di avere la testa della nemica nella cesta della finale. Armani con tutti i peccati possibili sulla gobba, Virtus Segafredo con tutti i rimpianti per aver mancato i play off dell’Eurolega, sapendo di avere, come Milano, sbagliato abbastanza nel costruire la squadra, anche se al momento quel primo posto in classifica da confermare, battendo quel che resta di Trento domenica prossima, è una quasi garanzia di poter avere lo scudetto che il Messina si è preso nelle ultime due stagioni.

Basket che senza Europa trova rifugio in paginoni dove le coppe, ovviamente, diventano brevi anche se SKY ci permette di vedere dove si gioca davvero ad un livello tecnico e fisico superiore, pur rimpiangendo di aver mancato le finali anche contro squadre che non avevano tanto più di Milano o Bologna, quasi tutte molto distanti dal  Real Madrid dominante che si è anche ripreso la testa nel suo campionato dopo qualche regaluccio.

Finta primavera per  chi ama regalare dove le motivazioni fanno risultato anche se poi la vittoria della Brindisi spacciata su Venezia non ha salvato dalla retrocessione dopo 12 anni una società che, per fortuna, non starà a piangersi addosso e sa di poter tornare a spendere come stella del Sud che anche in questi play off del basket non andrà oltre i confini della Toscana, tenendo il meglio fra Lombardia ed Emilia, una piaga che rende ancor più invisibile il basket già trattato con i piedi da chi dovrebbe avere qualità soltanto con le mani.

Prendete la saggia decisione di far giocare alla stessa ora tutte le partite delle ultime due giornate, cosa che non sono riusciti  a fare nelle coppe e anche in sport ben più ricchi. Una scelta giusta, ma si poteva sfruttarla meglio parlandone con le televisioni dove il basket va in diretta. Poteva essere l’occasione per lasciar andare nel vento parole e musica quasi inutili, commenti tecnici travestiti da banalità, per mettere in piedi un basket minuto per minuto che avrebbe facilitato anche il compito dei commentatori costretti a stare sui fatti più che sulle manfrine di arbitri che perdono minuti per decidere  su immagini rallentate, trovando la soluzione  sfuggita dal vero sul campo. Bello vedere quando sorridono in tre anche se poi dalle panchine sputano fuoco.

Basket che a 40 minuti dalla fine ha le sue otto finaliste dove non troveremo la Napoli vincitrice della coppa Italia. Gruppo di elette dove a sorpresa  canteranno la neopromossa Pistoia, la Reggio Emilia che l’anno scorso lottava per salvarsi, il progetto Tortona che sembrava svanito per colpe che erano di tutti e non soltanto di Ramondino, piccolo paradiso anche per la Trento che alle finali arriva in pezzi, ma con il cuore intatto. Avanti con le pagelle gridano dal vulcano spento, avanti con le baggianate urlano dal cratere dove invece il diavolo sputa di tutto  perché in giro si prega per la pace, ma poi si fanno i soldi con la guerra come diceva quel famoso miliardario cinico: quando c’è sangue nelle strade e la guerra incombe è il momento di investire.

10 A POZZECCO che con la giusta ironia, vedendo che  ò tornato a vincere  anche il rugby, tormentato adesso da battaglie intestine per contrastare il presidente Innocenti, uno che sul campo non porgeva mai l’altra guancia, ha fatto sapere a Petrucci e Malagò che se davvero il basket è l’ultima squadra di sfigati non si arrenderà sperando di farcela alle preolimpiche di Portorico.

9 A PISTOIA vera rivelazione dell’anno, un premio per chi ha costruito una squadra bella e una società con dentro qualcosa che ora si godranno gli americani.

8 Al mondo FORTITUDO per come ha ricordato il Douglas del tiro scudetto, nella finale contro Milano, scomparso a soli 44 anni. Non è retorica quando si dice che la morte fisica non farà mai dimenticare la vita e  le qualità di chi ha servito bene nella battaglia dell’esistenza.

7 Al COLDEBELLA che ha visto la Reggio Emilia costruita così bene arrivare al porto dei play off con una settimana d’anticipo. Come giocatore sapeva dove mettere la faccia, come dirigente sa dove mettere le mani. Una bella scoperta.

6 A  CINCIARINI e TAMBONE per aver tenuto in vita le speranze di Pesaro che  domenica  a  Venezia conoscerà il suo destino, ma anche lei , come BRINDISI ha saputo onorare una battaglia dove TREVISO ha trovato le armi giuste per restare dove merita.

5  A MILANO e BRESCIA che avevano la tavola apparecchiata come deve essere per le prime in classifica anche se poi per i quasi 10 mila, qualcuno dice 8 mila, chissà, i camerieri hanno portato in tavola un brodino da ospedale.

4 A VARESE se non rifletterà bene su questa salvezza trovata e forse non del tutto meritata se pensiamo alla resa contro Treviso in una sfida che poteva diventare decisiva. Caro Scola è il momento di tornare a guardare la sala coppe della società e poi pensare a Masnago sempre pieno. La gente bosina ha pazienza, ma non si sa fino a che punto.

3 A VALENTINE, utilizzato soltanto 4 minuti da Messina, se, insieme ad altri giocatori  invisibili che dovevano dare all’ARMANI certezze a sostegno della dichiarazione “Non faremo prigionieri” non spiegherà come hanno fatto i loro agenti a lucrare contratti così consistenti. Non diteci che è tutta colpa dei video.

2 A NAPOLI per aver perduto nella festa dopo il successo in coppa Italia quella magia che faceva della squadra di Milicic e Dalla Salda una bella realtà  capace di risvegliare una città dove il basket è storia.

1 Alla REYER e ai suoi umori  che sembrano influenzati dall’acqua alta senza protezione. Come dice l’allenatore questa mancanza di concentrazione  se si nota poco, come nel viaggio a vuoto sul campo di Brindisi, diventerà una palla al piede se davvero la quinta e prima avversaria dei play off dovesse essere Reggio Emilia.

0 Alla LEGA, a tutti quelli che nelle televisioni hanno sprecato la grande occasione di mettere in scena un vero basket minuto per minuto e siamo sicuri che il Bagatta, ad esempio, sarebbe  stato più felice di poterlo dirigere piuttosto che ragionare sulla partita in maschera fra Milano e Brescia, troppo malandate e piene di infortunati per capire dove potranno arrivare e le dichiarazioni finali  di Messina e Magro, soddisfatti alla loro maniera, dice che il campo ha mostrato soltanto ombre e non giganti.

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