Football Americano
Il nuovo mondo di Dennis Shaw
Roberto Gotta 21/03/2007
1. Dennis Shaw non detiene un primato NCAA, ma l’impresa che compì il 15 novembre 1969 come quarterback di San Diego State, peraltro contro un’avversaria debole come New Mexico, è notevole: sette passaggi in touchdown nel primo tempo e altri due nel secondo per un totale di 441 yards, nella facile vittoria 70-21 (una curiosità è che dopo il nono Td pass Shaw fu sostituito da Brian Sipe, che ebbe poi una discreta carriera NFL). Forse ci sbagliamo (le date e le età non combaciano…), ma quel Dennis Shaw potrebbe essere lo stesso che, messosi alle spalle una permanenza nella NFL (quattro anni ai Buffalo Bills e due ai St. Louis Cardinals) che lo vide Offensive Rookie of the Year nel 1970 ma già fuori dalla Lega nel 1976, venne anche in Italia. Nel gennaio del 1986 fu chiamato come allenatore dai Towers Bologna, la squadra più recente (e meno dotata di talento) di una città che in quel momento ne aveva addirittura tre nella massima serie. Forse non lo avevano avvertito bene di quello a cui sarebbe andato incontro: a quei tempi, anche passare da un junior college, o forse da una high school di livello medio, ad una squadra italiana che non fosse di vertice voleva dire ripiombare nei secoli bui dello sport, e Shaw, che di viso ricordava vagamente l’attore George Kennedy, probabilmente non lo sapeva a sufficienza. L’inverno era rigido e non si trovavano campi su cui allenarsi, anche perché era diffuso – forse lo è ancora – il pregiudizio, in amministrazioni comunali e assessorati allo sport di varie denominazioni, che «quelli del football rovinano i campi», per non parlare di quelli, veri luminari, che appena capivano che si trattava di uno sport americano sbarravano porte e probabilmente tornavano a leggere la loro copia del Capitale a lume di candela. Nell’inverno precedente, la squadra aveva dovuto allenarsi… in un granaio, tra montagne di sementi, e con pavimento di cemento. Fatto sta che un giorno, di sabato (!), la dirigenza dei Towers trovò un campo in provincia di Modena (!!) e vi trasportò la truppa per un allenamento. Shaw, la cui unica sessione tecnica in precedenza era stata svolta – massì – in una palestra scolastica, nella quale sarebbe stato ardua persino un’alzata per una schiacciata di pallavolo, figuriamoci per esercizi di lancio dei quarterback, fece finta di nulla vedendo il campo, non recintato, a ridosso di un capannone, una specie di deposito di fango in parte ghiacciato, visto il periodo e la temperatura. Era arduo stare in piedi propriamente, ma l’allenamento iniziò, giustamente, perché se non sfidano le intemperie quelli del football chi deve farlo? Shaw era visibilmente insoddisfatto di quel che vedeva, e non esattamente per la precaria stabilità dei giocatori su quel terreno sconnesso. Era abituato ad altro e si vedeva: ad un certo punto, dopo avere dato della “fighetta” ad un poveretto che semplicemente non aveva messo il 110% in un placcaggio, perse la pazienza, si tolse il cappellino da baseball, lo alzò nel chiaro gesto di scagliarlo violentemente a terra… poi si fermò, perché si rese probabilmente conto che il berretto si sarebbe appiccicato per sempre ad una zolla fangosa. L’allenamento si chiuse, in temperature gelide, con il sole ormai calante, a metà pomeriggio. Il lunedì successivo, due giorni dopo, il padre di uno dei giocatori, in trasferta di lavoro a Roma, telefonò a casa: «Sull’aereo c’era il tuo allenatore. Dove sta andando?». La risposta arrivò presto: stava tornando a casa. Aveva visto troppo per i suoi gusti, ma santo cielo, cosa si aspettava? Oh, all’epoca ci dissero che quel Shaw era lo stesso che aveva giocato QB nella NFL: se poi non era lui, scusateci, ma il Dennis Shaw di Bologna fece esattamente quello che vi abbiamo riferito…
2. Nel prossimo weekend si svolge a Phoenix la riunione generale della NFL. Succede anche nel baseball: dirigenti e general manager di tutte le squadre, ed ovviamente i vertici della lega, si ritrovano più volte all’anno in un luogo caldo e piacevole – come i convegni medici da noi, mai che vadano a Porto Marghera o Akron… – e discutono di tutto quello che va e non va. Tra gli aspetti che vengono analizzati (e poi ripresi nella seconda riunione, in maggio a Nashville) ci sono quelli regolamentari: pare che quest’anno avrà molto peso la decisione sull’utilizzo dell’instant replay, che nella riunione del 2004 era stato prolungato per cinque stagioni. Pare infatti che la NFL, giustamente convinta dell’utilità della procedura, voglia aumentare la qualità delle riprese e dunque installare nuovi macchinari con una definizione di immagine strepitosa, in grado di far capire senza alcun dubbio se un ginocchio, anche solo per un paio di centimetri, tocchi terra o meno, ma alcuni proprietari prima di partecipare alle spese (ingenti) vorrebbero avere la certezza che l’esperimento instant replay duri ancora per anni ed anni, e non rischi di terminare dopo il 2009, come in teoria può accadere.
3. Non fingiamo nemmeno di sapere queste cose a memoria, ma ci ispiriamo (in italiano onesto si dice “copiare”) a un libro del 2000, Football’s Most Wanted, per descrivere il tipo di scherzo che Lyle Blackwood, safety di molte squadre tra cui i Miami Dolphins (a nostra memoria, questo sì, giocò il Super Bowl 1983 contro i Redskins, forse anche quello 1985 contro i 49ers), faceva ogni estate alle matricole. Blackwood, durante un momento di sosta del gioco, indicava ad un rookie una bella signora seduta in tribuna, e gli diceva «ho saputo che quella è pazza di te, vuoi conoscerla? Però occhio, è sposata». Lo sventurato di turno di solito se ne fregava dello status matrimoniale della signora ed accettava, per non esporsi, che Blackwood facesse da intermediario per contattarla e fissare un appuntamento. Solo che al momento buono, dopo la partita, da dietro un cespuglio o un’auto parcheggiata saltava fuori un amico di Blackwood che fingeva di essere il marito della signora e con un fucile, ovviamente caricato a salve, apriva il fuoco verso l’aspirante dongiovanni. Pare che uno dei rookie creduloni, spaventato a morte, abbia cominciato a scappare e si sia fermato solo cinque ore dopo…
4. Una curiosità che a noi, non-cinefili ha colpito, ma che probabilmente tutto il resto del mondo è già nota: Carl Weathers, l’attore che interpretò Apollo Creed nella serie di film Rocky, giocò linebacker a San Diego State agli ordini di Don Coryell, e in seguito alcune partite con gli Oakland Raiders della NFL. La cosa assurda è che un altro ex-Aztec dello stesso periodo, il defensive end Fred Dryer, divenne poi attore (www.imdb.com/name/nm0004885), ma solo dopo avere giocato ben tredici stagioni NFL, compreso il Super Bowl XIV del gennaio 1980 perso con i Rams contro gli Steelers, ed avere stabilito un record con ben due safety nella stessa partita: safety che in questo caso non è il ruolo difensivo (ovvio…), ma il gesto di atterrare un giocatore avversario in possesso di palla (nella stragrande maggioranza dei casi il quarterback) nella sua end zone, il che assegna due punti alla squadra dell’autore del placcaggio.
5. In breve, quel che ci aspetta nei prossimi mesi della NFL, come appuntamenti. 25-28 marzo: meeting NFL a Phoenix. 28-29 aprile: draft a New York. 22-23 maggio: meeting NFL a Nashville. 4 agosto: cerimonia Hall of Fame a Canton, nell’Ohio. 5 agosto: Hall of Fame Game, a Canton, New Orleans Saints-Pittsburgh Steelers. 9 agosto: China Bowl a Pechino, New England Patriots-Seattle Seahawks. 28 agosto: riduzione dei roster a 75 giocatori. 1 settembre: riduzione dei roster a 53 giocatori. 6 settembre: inizio della regular season (finalmente!).
Roberto Gotta
chacmool@iol.it